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Omaggio a Mori e al colore dell’anima

Sabato si inaugura all’Adafa una retrospettiva divisa in quattro sezioni dedicata all’artista

La Provincia Redazione

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30 Ottobre 2025 - 10:30

Omaggio a Mori e al colore dell’anima

CREMONA - È morto quasi due anni fa, il 20 gennaio del 2024, e ora l’Adafa gli rende un doveroso omaggio.

Sabato alle 17.30 nella sede di Casa Sperlari sarà inaugurata la mostra Il colore dell’anima, curata da Simone Fappanni e realizzata in collaborazione con la famiglia Mori. All’inaugurazione interverranno, con il curatore, anche il presidente del sodalizio Fulvio Stumpo e Giusy Asnicar, che ha la delega alla Commissione cultura.

«Mori - sottolinea Fappanni - emerge come una voce originale e autorevole nel panorama artistico della città, capace di mantenere una propria cifra espressiva immediatamente riconoscibile e caratterizzata da un’impegnata ricerca formale e contenutistica».

«La retrospettiva, intitolata Il colore dell’anima, si articola in quattro sezioni, ognuna dedicata a un ambito tematico che illustra le principali sfaccettature della sua produzione, riflettendo la profondità e la coerenza del suo percorso artistico».

«La prima - prosegue Fappanni - ospita i paesaggi, che costituiscono da sempre un terreno privilegiato per l’esplorazione della luce, della materia e dell’atmosfera da parte di Mori. In queste opere, il paesaggio non è una semplice rappresentazione geografica ma diventa un luogo di tensione emotiva, in cui la natura si traduce in un mondo interiore.

La seconda, dedicata alle figure, raccoglie ritratti e studi di persone che sottolineano la capacità dell’artista di coniugare forma e psicologia. Le figure di Mori sono fortemente caratterizzate da un segno nitido e da una plasticità solida, quasi monumentale, che non rinuncia però a comunicare una tensione vibrante tra la corporeità e l’interiorità.

A seguire non potevano mancare lavori dedicati alle ballerine, un tema che Mori affronta con particolare attenzione e sensibilità alla grazia del movimento e alla sintesi del gesto. Ricordiamo che per lui ha posato anche una giovanissima Roberta Lanfranchi, che Mori chiamava affettuosamente ‘Robertina’. Le figure danzanti, spesso ritratte in pose aggraziate e raccolte, riflettono l’interesse per la figura umana in rapporto allo spazio e al ritmo.

Chiudono l’allestimento i soggetti sacri, temi iconografici che l’artista riprende e interpreta riponendo grande cura e spiritualità nella resa formale. In queste opere si avverte una tensione tra tradizione e personale rielaborazione espressiva: le immagini sacre sono raffigurate senza retorica, in una sobrietà che privilegia la composizione e il rigore formale. La sacralità non si manifesta in sontuose decorazioni ma nella forza espressiva del segno e nella scelta di composizioni essenziali, che invitano alla contemplazione e a una meditazione profonda.

«La pittura di Mori – spiega Fappanni - si distingue per una coerenza interna e una densità espressiva che rendono ogni opera una testimonianza autentica del suo impegno creativo, senza scivolare in ripetizioni o banalizzazioni.»

Dunque, questa mostra offre uno sguardo composito e articolato su una ricerca che ha fortemente segnato la scena artistica del nostro territorio.

La mostra si può visitare gratuitamente fino al 13 novembre da martedì a domenica (ore 17-19) e, su appuntamento, per gruppi e scolaresche, anche in altri orari.

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