L'ANALISI
CREMA. L'INTERVISTA
28 Giugno 2025 - 11:30
CREMA - La Fondazione San Domenico non è solo teatro: in particolare grazie alla Galleria ArTeatro la proposta culturale è estesa all’arte. Sono le consigliere Arwen Imperatori Antonucci, Lavinia Contini e Beatrice Terni De Gregory della Commissione Arte e cultura a tracciare un bilancio.
Quali sono stati, a vostro avviso, i punti di forza nella selezione degli artisti per il 2025 e quali elementi ancora da rinforzare oppure integrare in futuro?
«Il bilancio della stagione appena conclusa è senza dubbio positivo. La Galleria ArTeatro ha ospitato nove esposizioni, registrando oltre seimila visitatori. L’interesse del pubblico per questa proposta culturale, nata nel 2007 da un’intuizione di Umberto Cabini come complemento all’attività teatrale, si sta consolidando sempre più, fino a conquistare un’identità autonoma, capace di attrarre non solo gli spettatori del teatro, ma anche un pubblico nuovo e diversificato. Come Commissione Arte e cultura del nuovo CdA, ci siamo impegnati a garantire continuità alla programmazione avviata dalla precedente amministrazione, della quale due di noi facevano già parte, valorizzandone gli aspetti più significativi e raccogliendo spunti preziosi che ci hanno guidato nella definizione della proposta per la stagione 2025-2026. Tra i punti di forza della nostra selezione artistica si distinguono la ricchezza dei linguaggi espressivi, dalle arti figurative tradizionali alle forme più contemporanee e concettuali, la valorizzazione degli artisti del territorio con attenzione anche ai giovani emergenti, e un forte impegno verso i temi sociali. Un altro aspetto per noi fondamentale è il dialogo aperto con il mondo della scuola, che ci sta particolarmente a cuore anche perché tutte e tre abbiamo maturato, o stiamo tuttora vivendo, esperienze di insegnamento. Per il futuro continueremo a sperimentare nuove idee, con l’obiettivo di rendere la galleria uno spazio sempre più vivo, aperto e in ascolto: l’arte si nutre di connessioni e contaminazioni, e noi – un’astrofisica, un’antropologa e un’esperta in comunicazione – mettiamo in gioco tre sguardi diversi per dare forma a una visione unica e condivisa».
Questa stagione è stata caratterizzate anche da una serie di iniziative collaterali alle mostre. Quali esperienze, a vostro avviso, sono state più apprezzate?
«In questo senso, la mostra più emblematica è stata sicuramente quella di Alejandrina Solares, che con Oltre Mappe Celesti ci ha guidato in un viaggio multidimensionale tra arte, spazio ed emozione. Grazie al lavoro di questa meravigliosa artista, la Galleria ArTeatro si è trasformata nel palcoscenico di un’esperienza artistica immersiva, tutta giocata sul piano dell’interazione. I visitatori hanno potuto sperimentare un momento catartico attraverso l’installazione Pianeta Emotivo, concentrandosi su esercizi di respirazione in sincrono con un oggetto gonfiabile utilizzato come strumento di rilascio emotivo collettivo. O ancora, hanno partecipato a una performance sensoriale di mapping corporeo, una sorta di cartografia sensoriale del sé. Inoltre, sono stati particolarmente coinvolgenti anche i workshop rivolti alle scuole primarie e secondarie organizzati nel contesto della mostra Pinocchio vaga mondo di Lino Monopoli. Durante queste attività, bambini e ragazzi hanno avuto l’opportunità di dare libero sfogo alla loro creatività, imparando a realizzare burattini personalizzati utilizzando materiali di recupero. Un’esperienza educativa e divertente, capace di unire manualità, fantasia e sensibilità ambientale».
Per quanto riguarda i linguaggi espressivi, cosa ci aspetta per la prossima stagione?
«L’obiettivo che ci siamo date è quello di indagare il punto d’incontro tra arte e approfondimento culturale: vogliamo offrire mostre in grado di esplorare temi diversi, capaci di generare riflessioni profonde e di coinvolgere non solo gli appassionati d’arte, ma anche coloro che cercano stimoli per comprendere meglio sé stessi e la società che li circonda. E inauguriamo proprio così la prossima stagione artistica, con una suggestiva esposizione fotografica di Pietro Arrigoni intitolata Studi sulla Poltrona. A partire da questo oggetto quotidiano, ricco di significati simbolici, verranno proposti interventi a cura di esperti provenienti da diversi ambiti. La poltrona diventerà così una mater accogliente, una placenta che avvolge e protegge chi vi si siede, ma anche uno spazio liminale, dove il ‘trucco e parrucco’ preparano il corpo e l’identità alla scena o alla vita sociale, o, al contrario, un luogo di rifugio, un confine entro il quale ci si può isolare dal resto del mondo. Completano il programma di questa prima metà di stagione Abbracci di Serena Marangon, Fragile di Francesco Lodigiani e Presenti (assenti) di Peppo Bianchessi».
Per gli artisti che volessero proporre la propria mostra, quali sono i canali attraverso cui candidarsi?
«Sono ufficialmente aperte le candidature per la seconda parte della prossima stagione espositiva 2026. Gli artisti interessati a esporre presso la nostra galleria possono presentarci il loro progetto via e-mail all’indirizzo roberta.ruffoni@teatrosandomenico.com. Tutte le richieste pervenute saranno attentamente valutate, e le mostre selezionate verranno calendarizzate al rientro dalla pausa estiva. Per maggiori dettagli sull’utilizzo dei nostri spazi, è possibile consultare le linee guida pubblicate nella sezione Galleria ArTeatro del sito della Fondazione San Domenico. Siamo pronti ad accogliere le proposte e a fornire tutto il supporto necessario per realizzarle».
Chi espone ad ArTeatro dona una propria opera. A quante opere ammonta, oggi, il patrimonio della Galleria? Vedremo una mostra ad hoc di tutte queste opere?
«Esatto. Grazie alle numerose donazioni ricevute nel corso degli anni, il patrimonio della Fondazione conta oggi 120 opere sinora raccolte, tra dipinti, fotografie, sculture e installazioni. Per celebrare il nostro 25° anniversario, lo scorso anno abbiamo organizzato la mostra Le vite del San Domenico, che ne ha presentata una selezione al pubblico. È sicuramente possibile immaginare in futuro di valorizzare l’intera collezione con un nuovo evento. Non è al momento in programma, ma si tratta di un’idea assolutamente interessante. Molte di queste creazioni, comunque, sono ospitate in via permanente negli spazi della Fondazione e sono pertanto già fruibili; proprio in questi giorni sono in fase di allestimento due installazioni create dai giovani partecipanti all’ultima edizione del Concorso Fayer, una delle quali adornerà il foyer del teatro. Cogliamo anche l’occasione per ricordare che molte delle opere esposte in galleria vengono acquistate da privati. A tal proposito, un piccolo aneddoto: lo stesso presidente Guido Giordana, profondamente colpito dalla prima mostra inaugurata sotto la guida del nuovo Consiglio di Amministrazione (Genesis, di Salvatore Alessi), ha deciso di acquistare personalmente uno dei quadri in esposizione. A dimostrazione che siamo noi i primi a credere nel valore degli artisti che proponiamo e ad innamorarci del loro lavoro».
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