Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

LA MOSTRA FUORI TUTTI

Un mondo nel cuore, l’arte va oltre il dolore

Da Antichità Mascarini l’allestimento organizzato con il Dipartimento di Salute mentale

Barbara Caffi

Email:

bcaffi@laprovinciacr.it

21 Maggio 2025 - 05:15

Un mondo nel cuore, l’arte va oltre il dolore

CREMONA - Una cinquantina di opere e oltre duecento disegni, colori sfrontati e tratti decisi di matita, varie dimensioni, tecniche diverse: si intitola Fuori tutti - e non a caso - la mostra che sarà inaugurata domani pomeriggio alle 17.30 alla galleria Antichità Mascarini (via Torriani). L’allestimento, aperto fino al 15 giugno, è organizzato in collaborazione con il Dipartimento di salute mentale - Asst Cremona e il vernissage si concluderà con un dj set curato da Silvia Noise.

C’è anche un catalogo, geniale, pensato come un album di figurine che vanno incollate negli appositi spazi, facendo tornare tutti bambini. Sono anonimi gli artisti, uomini e donne che a partire dagli anni Settanta - Ottanta del secolo scorso hanno frequentato il Centro diurno dell’Unità operativa di psichiatria e che in un’arte senza infingimenti hanno trovato il modo di esprimersi e di far conoscere il loro modo interiore, il loro vissuto. C’erano, in quell’atelier all’avanguardia, Antonino Lipara e Giovanni Solci (Sorci il poeta, come è stato definito con ironia in un disegno-ritratto) a fare da maestri. E i colori, le tele, l’odore acre dei diluenti, la vita quella vera. Che forse non è sempre facile da vivere e neppure da raccontare: «Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole...», cantava Fabrizio De André.


«Forse non ce ne rendiamo in conto fino in fondo, ma questo è parte della storia di Cremona», dice Paolo Mascarini che con Michele, Anna e Sebastiano ha curato l’allestimento. Una storia spesso dolorosa e nascosta, colpita da quello stigma che ancora non consente di guardare con serenità ciò che riguarda il disagio mentale. L’esposizione è allora un modo per «dare dignità e valore vitale alle opere, aprire un varco verso la cittadinanza salvaguardandone la memoria storica e culturale, consentendo a tutti coloro che possono averne interesse di guardare la realtà da prospettive non ordinarie - sottolineano nel catalogo Federica Cervini (educatrice professionale) e Vanna Poli (responsabile area Dsmd) -; un incontro diretto, senza la mediazione della malattia e della sua interpretazione, in cui può emergere la soggettività di ogni artista, soggettività che può affiorare solo attraverso uno sguardo libero da condizionamenti».

E allora Fuori tutti, davvero: fuori dai preconcetti, dalle gabbie, da chi detta i codici della normalità, qualsiasi cosa voglia dire. L’Atelier viene aperto nel 1978, quando era primario Giuseppe Taraschi, psichiatra colto e all’avanguardia. Sono gli anni della legge Basaglia - approvata quell’anno, mai del tutto attuata -, sono anni in cui la conquista e la tutela dei diritti civili sono all’ordine del giorno. Sono gli anni, a Cremona, in cui approda l’Accademia della Follia, perché anche il teatro permette di sviscerare il proprio vissuto, trasformarlo in emozione e urlarlo al mondo. «Noi siamo gli errori che permettono la vostra intelligenza», diceva Claudio Misculin, che dell’Accademia era l’anima.

E proprio in quegli anni, gli ‘errori’ escono finalmente dai manicomi e si riappropriano di una dignità da sempre negata. In questo processo, l’arte ha un ruolo fondamentale: «L’approccio terapeutico - spiega in catalogo Roberto Poli, direttore del Dipartimento di salute mentale - utilizza il processo creativo come mezzo per esplorare il proprio mondo interiore, elaborare emozioni complesse e favorire il benessere psicologico. Dove l’arte non è solo un atto estetico, ma un linguaggio primario, capace di trasformare il dolore in immagine e la sofferenza in segno». Sono stati Jean Dubuffet prima e Roger Cardinal poi a teorizzare l’Art Brut e l’Outsider art.

«Quest’arte - scrive sempre nel catalogo l’assessore alla Cultura Rodolfo Bona - spesso rivela artisti straordinari, nel senso letterale del termine; persone, cioè, che escono dalla comune idea dell’artista e che si manifestano ai nostri occhi con un’eccezionalità disorientante». Le opere danno vita a «un coro dissonante di voci che vengono dal passato - prosegue Bona - ed escono dal silenzio e che ci parlano dei nostri tormenti, delle nostre paure e della nostra ansia di libertà e di pace».

La stessa ansia di libertà che spingeva Nina (nome di fantasia) a raffigurarsi come un uccello - a volte trattenuto in gabbia, altre pronto a spiccare il volo - o che ha portato Piero (anche in questo caso il nome è fittizio) a inventarsi una figlia e una moglie e a disegnarle sulla spiaggia. La mostra «è prima di tutto un gesto di libertà dedicato alla salute mentale e alle persone; al loro diritto di esprimersi al di là della malattia e nonostante la sofferenza», di Ezio Belleri, direttore generale Asst, introducendo il catalogo. Fuori tutti, quindi. Anche dalle cornici, leggerissime e quasi trasparenti in cui si finisce per guardare il proprio riflesso. Perché è così che deve essere: guardare sé stessi nell’opera dell’Altro, riflettere su quanto siano sottili e impalpabili i confini che ci separano dalla fragilità.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400