L'ANALISI
27 Aprile 2025 - 05:05
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
(Gv 20,19-31)
Forse qualcuno si sarà imbattuto nella serie televisiva Il problema dei tre corpi, tratto dall’omonimo romanzo del cinese Liu Cixin. Si tratta di una fantascienza mista a thriller psicologico che nulla ha a che fare con il Vangelo e con il tempo pasquale. Nulla o quasi. Perché anche nel tempo pasquale, inaugurato ritualmente nella grande veglia del Sabato Santo, protagonisti assoluti sono proprio tre corpi che da problema diventano sorpresa affascinante, risorsa inaspettata, mistero in cui specchiarsi. Sì, i tre corpi di Cristo o, se si preferisce, la triplice corporeità del Signore: quella storica dell’uomo Gesù che sappiamo morto in croce e che nella fede le Chiese proclamano risorto; quella dell’Eucaristia, il sacramento del corpo del Signore che viene celebrato ogni domenica dalle comunità cristiane; quella dei discepoli cristiani, in cui dimora lo Spirito del Signore e a cui è affidato il compito di ospitare, far trasparire, far evolvere il corpo del Cristo.
Il corpo di Gesù, il suo destino, la sua consistenza oltre le favole consolanti ha interrogato l’incredulità di tantissimi Tommaso: da quello del brano giovanneo agli innumerevoli dubbiosi della storia. Anzi, ciascuno di noi, credente o meno, almeno qualche volta è stato un po’ Tommaso… ogni volta che razionalmente ha lasciato parlare il dubbio, ha cercato di parametrare le cose della fede con le misure terrene e si è lasciato comprensibilmente guidare dalla concretezza di quanto è prova visibile e provata.
Qualunque cosa significhi risorgere dai morti, questo risorgere è divenuto il cardine della fede cristiana. ‘Solo’ alcune donne, ‘solo’ il sonno di un drappello di militari, ‘solo’ una tomba vuota sono stati i segni paradossali e negativi di un evento che ha come completato, rilanciato ed esaltato la Pasqua dell’ebreo Gesù, messo a morte perché fossero fatte tacere certe sue insistenze destabilizzanti in ordine alla Legge e all’amore di Dio. Ora il corpo storico di Gesù non lo si ritrova più… è sottratto allo sguardo, alla mummificazione, alla trasformazione in reliquia: non se ne può fare un pezzo da museo o, peggio, un oggetto da mercanteggiare. Lui, il vivente, è altrove, delocalizzato, liberato dalla prigionia del ‘qui ed ora’, eppure così concreto e vicino da essere esplorato nella carne di tante donne e uomini alle prese con la serietà della vita. Possiamo toccare il corpo sacramentale, quello eucaristico, poco più che un frammento di pane insipido agli occhi dell’esperienza terrena; potentissimo segno di comunione capace di contenere (qui sta il sacramento) il dono totale di Gesù e collegare indissolubilmente cena, lavanda, croce, vita, profezia di Gesù e dei suoi nella storia. Ma possiamo toccare anche l’altro corpo, il terzo, quello della comunità dei credenti che si riunisce ogni otto giorni, sperimenta la connessione con il mistero di Gesù, ne interpreta forza e mitezza nell’oggi della storia.
È nel secondo e nel terzo dei corpi che Gesù si nasconde e si manifesta al tempo stesso, perché non lo si possa mai confondere con un plenipotenziario capriccioso e le sue due ‘impronte’ siano inequivocabili: quella del pane spezzato, dato come cibo che alimenta anche il traditore; quella dell’umanità che vive dentro la storia, immersa in tanti drammi e speranze. La forza di queste due presenze sta nel fatto che ora possono diventare vere le promesse di Gesù: all’umanità è dato il potere di sciogliere, liberare, slegare, rimuovere gli ostacoli che schiacciano la dignità degli ultimi; all’umanità è dato di poter perdonare, ovvero rimettere in circolazione il bene e la speranza; all’umanità è affidato il dono inestimabile della pace. Tommaso può toccare il corpo del risorto perché non è più isolato, solo, estraneo, ma è immerso nell’altro corpo, quello ecclesiale; perché siede nel ritmo degli otto giorni con gli altri alla mensa del Signore, rivivendo il cenacolo dei segreti condivisi e della forza sprigionata; perché riceve lo Spirito, ovvero è coinvolto nel destino di Gesù, anzi il destino del maestro si confonde e si sovrappone con il suo.
Ora Tommaso appartiene al Signore. Potrà non cercarne più il contatto fisico secondo la legge terrena del tatto, perché quel corpo ora è Tommaso con i suoi fratelli. Potenza della Pasqua.
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