L'ANALISI
RIFLESSIONE SULL'ATTUALITA'
18 Aprile 2025 - 08:42
CREMONA - Come state in questo mondo? Io male. Paolo Crepet a ruota libera ieri sera al teatro Ponchielli per un incontro sull’apocalisse a bassa intensità dei nostri giorni, intitolato Mordere il cielo. Il primo scenario evocato è quello dell’Intelligenza artificiale che, notizia di questa settimana, nel 2027 dovrebbe superare quella umana. «Il secondo scenario possibile è però una rivoluzione che qualcuno potrebbe chiamare ‘involuzione’. Qualcosa dal sapore di vecchio, di antico. Se volete che il futuro sia di solitudine, l’Intelligenza artificiale è la soluzione. Niente più trattorie, per esempio, cibo consegnato a casa, e poi divano, e poi col cane al parco».
L’Intelligenza artificiale minaccia anche la letteratura, la poesia, mentre la perfezione è il canone da rispettare su Instagram: «Ma io amo Marlon Brando, uno fuori dai canoni», valuta lo psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista che già due anni fa fu protagonista di un analogo appuntamento sullo stesso palco. «L’erotismo - dice parlando di Ultimo tango a Parigi - confina con la morte. Oggi non ci piace più, non si muore più, e i bambini non si portano più ai funerali del nonno». Censore delle abitudini moderne, Crepet punta il dito verso chi (soprattutto genitori) illudono i più giovani con il simulacro di vite senza fatica: «Perché uno a 20 anni non deve essere già partito? Perché io a 20 anni sapevo l’inglese e oggi alla stessa età uno non sa nemmeno l’italiano?».
I ricordi di Crepet da sedicenne a Londra passano in rassegna il rock, le minigonne, e poi più tardi le esperienze da studente di medicina. Proprio adesso che una parte del pianeta pensava di aver conosciuto benessere e allungamento della vita, Crepet si chiede dove siano andate a finire le nostre emozioni. Occorre parlare di questa potenziale eclissi di una parte della nostra sfera emotiva - spiega -, le complicità e le omissioni che tendono a tradire l’identità più profonda di ogni essere umano. «Ho imparato a non sciupare la vita… certo devi imparare a parlare fino a tardi con gli amici, con chi c’è. E poi svegliarsi presto». Nel flusso di coscienza ricorda l’amico Oliviero Toscani: «È stato bellissimo, una grande cavalcata, oggi mi mancano le sue telefonate: ‘Ehilà, come va?’. Alle undici di sera. Sfidare il mondo, raccontarsi. Uno che ha fotografato Lou Reed, a me va bene già così. Maneskin? Per carità, i gusti sono gusti. Io preferisco qualcosa che dura nel tempo». Da Toscani ad Arturo Benedetti Michelangeli: Sala Nervi, inizio anni Ottanta. Il grande pianista abbandona improvvisamente il pianoforte posizionato al centro di una scena inondata di piante e fiori, e non torna fino a quando le piante non vengono rimosse. Colpa di un grillo nascosto nel verde. «Pretendeva il massimo da sé», spiega Crepet. «Strano che una persone sia disturbata da un grillo? Una volta eravamo così: tremendi con noi stessi. Lo dovrebbe insegnare una buona scuola, e invece siamo al 99,9% di promossi».
Sui giovani si addensano molte delle osservazioni dell’opinionista, che non rinuncia a commentare anche la serie-caso di Netflix Adolescence. «Adolescenti a 13 anni?», si chiede. «Penso che a quell’età si è bambini. Nel frattempo, negli ultimi sessant’anni il cervello è rimasto sempre quello. Non è diventato più efficiente, caso mai più deficiente». Anche il quoziente intellettivo è in picchiata (altro punto a favore della dittatura dell’Intelligenza artificiale, secondo Crepet), ma c’è speranza perché «la vita è divertente e anche molto drammatica. Quindi siamo in tempo per chiederci cosa è per noi l’essenziale». I ricordi tornano a Milano, ad Alda Merini che tira boccate di fumo dalla sigaretta, nella sua casa ai Navigli, dove «l’angoscia può essere artistica». Niente di buono nell’umanità, se non c’è empatia, ricordandosi che «visto da vicino nessuno è normale». A Mosca non si può più parlare di Nureyev «perché era omosessuale».
Accolto anche stavolta da un pubblico fedelissimo e adorante, Crepet ha snocciolato una aneddotica personale infinita per ancorare alla realtà le tante considerazioni a cavallo fra filosofia, psicologia e sociologia elargite durante la serata. Lo scrittore ha firmato poi i sui libri nel foyer del teatro concedendosi volentieri ai tanti lettori che con lui hanno voluto scambiare qualche battuta non solo dopo lo spettacolo ma anche prima, fino a pochi minuti dall’inizio del suo lungo e applaudito monologo.
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