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#DIRITTODICRITICA: le recensioni di 'Re Chicchinella'

Nuovo appuntamento con l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli

La Provincia Redazione

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11 Aprile 2025 - 14:49

#DIRITTODICRITICA: le recensione di 'Re Chicchinella'

CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è 'Re Chicchinella'.

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Nella novella tratta dalla raccolta de Lo cunto de li cunti, una papera, dalla straordinaria abilità di espellere denari, entra nelle viscere di un re, il quale, scosso da grandi sofferenze, promette una ricompensa a chiunque sia in grado di liberarlo da questo male, ed è alla fine una fanciulla povera ma buona a salvare il re, il quale, per riconoscenza, la renderà regina. Emma Dante, alla regia di “Re Chicchinella”, trasforma la papera in gallina, e rende il palcoscenico un pollaio, che priva della magia fiabesca della storia originale, per andare a esplorare temi duri e profondi, come la corruzione e la meschinità dell’animo umano. Non è la prima volta che la regista si cimenta con questo capolavoro del ‘600, nato come “trattenimento de lo peccerille”, raccolta di pittoresche fiabe trascritte da Giambattista Basile, che Calvino definì “il sogno d’un deforme Shakespeare partenopeo”. Dall’oscurità del palco del Teatro Ponchielli emergono prepotenti delle figure umane dal volto di gallina, la cui attenzione è dapprima focalizzata sul pubblico, e che si allontanano poi per lasciare spazio alla figura del re, che pare nascere dall’intelaiatura della propria gonna, strumento per limitare il dolore causatogli dalla presenza della gallina. Circondato da questa corte di dignitari opportunisti, il sovrano si trova solo nella sua sofferenza, e negli affetti dei suoi cari è tenuto in pari considerazione, se non più in basso, del pennuto che da dentro il suo corpo produce uova d’oro. Quando il dolore e l’umiliazione divengono intollerabili, il re decide di lasciare che la propria vita, e quindi anche quella della gallina, si concluda per mancanza di cibo; ma a questa scelta si oppone l’intera corte, che, più per amore delle uova miracolose, allestisce un banchetto per spingere il proprio sovrano a mangiare. Deposto un ultimo uovo d’oro, il re pone fine alle proprie sofferenze; il corpo senza vita del sovrano, liberato dal suo flagello, è per un’ultima volta il fulcro e quasi la fonte di luce del palcoscenico, per essere poi coperto da una sorta di drappo funebre, e dal mezzo di una scena luttuosa ove si piange la sua scomparsa, appare infine la gallina (vera!) sopravvissuta, che diviene il nuovo centro della scena, e, acclamata dall’intera corte, viene festeggiata come re. Tra il comico e il grottesco, le luci si spengono su questo affresco della aberrazione umana.

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Ripresa dalla raccolta delle novelle napoletane di Giambattista Basile de Lo cunto de li cunti, Re Chicchinella è il nuovo spettacolo di Emma Dante, attraverso cui ci racconta la profondità dell’animo umano tramite il teatro dell’assurdo e l’uso della metafora. L’autrice dell’opera teatrale, ma anche sua regista, trasmette ancora una volta, questa volta al teatro Ponchielli sabato 5 aprile, uno spettacolo che mischia il rito al sogno e all’incubo. Con il suo ricco percorso ha costruito un universo poetico potente, dove il linguaggio dialettale e il corpo diventano strumenti di verità. 

La scena è essenziale, immersa nel buio di una corte napoletana in rovina, dove ogni gesto è amplificato. La parola è ridotta all’essenziale, è il corpo a dominare: parla, grida, cade, si dimena e muore. Il linguaggio, totalmente in napoletano mischiato a frasi in francese,  diventa solo uno strumento di riflessione sociale e psicologica, così non è fondamentale che il pubblico lo comprenda in pieno.

Come protagonista troviamo re Carlo III d’Angiò, interpretato da Carmine Maringola. Truccato e vestito in un costume regale che ricorda le piume di un pavone, incarna un Re Chicchinella che non ha il comando su nessuno, solamente sulla propria follia. La corte che lo circonda è la metafora di un sistema che vive di apparenze e si nasconde nell’ombra di una maschera, senza dimostrare fedeltà nei confronti del sovrano. Persino la moglie, Annamaria Palomba, e la figlia, Angelica Bifano, sembrano abbandonare il re nel momento del bisogno, sperperando i suoi beni con banchetti e feste.

Attraverso la confusione dei ruoli, l’alternanza di buio e luce, di silenzio e chiasso, di staticità e ballo, di vestiti colorati e nudità, lo spettatore assiste ad una rappresentazione di forte impatto non solo visivo, ma anche emotivo. 

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