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IN SCENA AL PONCHIELLI

Chicchinella dalle uova d’oro

Stasera lo spettacolo tratto da Basile e diretto da Emma Dante sulla ricchezza e il potere che tutto divorano

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

05 Aprile 2025 - 05:15

Chicchinella dalle uova d’oro

Una scena dello spettacolo ‘Re Chicchinella’

CREMONA - Preparatevi, l’avvio è potente: dal fondo del palcoscenico emerge un gruppo di galline che scruta l’oscurità della platea, si muove a scatti, ci osserva. E viene in mente il film di animazione Galline in fuga!. Parte così ‘Re Chicchinella’ di Emma Dante, una festa del teatro e un leggerissimo divertissement con stilettata finale. Lo spettacolo, visto all’indomani del debutto milanese al Comunale di Casamaggiore, sarà in scena stasera (ore 20.30) al Ponchielli, uno dei due imperdibili spettacoli del cartellone che si chiuderà con ‘La ferocia’ con la cremonese e vincitrice dell’Ubu come migliore attrice, Francesca Mazza che chiuderà la prosa del Ponchielli a metà mese.

Liberamente ispirato a una novella di Giambattista Basile, ‘Re Chicchinella’ sa essere leggero e feroce al tempo stesso, in pieno stile di Emma Dante che frequenta il grottesco e il comico per poi, a tradimento, colpirti, svelarti come stanno le cose, insinuarti una sorta di amarezza di fondo che sollecita il pensiero. Piace allora recuperare alcune delle impressioni registrate nella replica di Casalmaggiore. La storia è in parte rispettata, ma resa magica, crudele e a tratti inquietanti dallo stile della regista.

Carmine Maringola (© MasiarPasquali)

Da una gonna/tana emergere re Carlo III d’Angiò (Carmine Maringola) che racconta come durante una battuta di caccia abbia avuto un bisogno impellente, si sia appartato, abbia defecato e, non essendoci altro per pulirsi, abbia afferrato una gallina - apparentemente morta, ma in realtà viva, vivissima - che gli è entrata nel sedere risalendo fino alle viscere. Il re deve convivere con questo corpo estraneo (la malattia!) che gli procura un effetto strano: subito dopo aver mangiato, il sovrano sente il bisogno di espellere da sé non feci, ma nientemeno che uova d’oro, seppure fra mille sofferenze. La decisione del re di lasciarsi morire di fame mette in subbuglio la corte, non tanto preoccupata per la salute di Chicchinella, quanto per il venir meno della possibilità di arricchirsi.


Intorno a questo canovaccio Emma Dante costruisce un lavoro di danza e teatro che si offre agli spettatori come una festa barocca, un rito funebre spietato con l’inconsapevolezza di quelle galline/cortigiane che scorrazzano, si guardano, scrutano intorno apparentemente senza alcuno scopo. La corte è rappresentata da un gruppo nutrito di attori e attrici dalle cosce e dai sederi strabordanti che seguono passo passo il re, mettono in scena un sontuoso banchetto per indurlo a mangiare. La richiesta finale del re sarà un’olivella e una fetta biscottata.

Emma Dante

Angelica Bifano, Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo, Enrico Lodovisi, Yannick Lomboto, Davide Mazzella, Simone Mazzella, Annamaria Palomba, Samuel Salamone, Stephanie Taillandier e Marta Zollet sono un tutt’uno, sono cortigiani/galline che non si fermano davanti a nulla, solleticano, controllano il loro sovrano, parlano di niente e aspirano a un’unica cosa: trarre ricchezza da chi è sul trono, da chi è al potere, chiunque esso sia. Il tutto sulle note della Passacaglia della vita di Stefano Landi. Carmine Maringola è corpo e voce di questo re malato, che vorrebbe sfuggire alla sua condanna, una condanna per contrappasso: scialacquatore da sano e condannato a dispensare fecali ricchezze da malato.

Quell’olivella e quella fetta biscottata gli sono fatali e, mentre chiede ai medici di estrarre la gallina dal suo sedere, parte l’aria Lascia che io pianga dal Rinaldo di Handel. La melodia accompagna il funerale del sovrano e la preparazione di una sorta di sacello con inginocchiatoi dove la corte s’alterna, fino a quando le nere figure delle cortigiane svelano una gallina vera e parte un lancio gioioso di uova d’oro fra le damigelle.

È morto il re, viva il re! Il tutto sulle note – questa volta – della Passacaglia della Vita di Franco Battiato. Dante e il suo teatro della visione e della fisicità urticante mettono in scena la leggerezza di una festa che confina con il baratro del tragico e condannano la nostra misera natura umana. Non è cosa da poco. Il pubblico lo sa, accorre e festeggia la potenza del pensiero che solo il teatro – quello vero e non di intrattenimento – sa frequentare.

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