L'ANALISI
04 Aprile 2025 - 11:20
CREMONA - Giovanni Battista Trotti, il cavalier Malosso, è stato un artista che ha saputo intercettare i gusti e le richieste della nobiltà del suo tempo coniugando la formazione avvenuta in ambito locale con le influenze di artisti come Sojaro, Sammacchini, i fratelli Carracci e i Campi. Vuole esplorare il contesto in cui Malosso si formò e si affermò come pittore indipendente, approfondendo il funzionamento della sua bottega la mostra curata dal conservatore del Museo Diocesano di Cremona Stefano Macconi e da Raffaella Poltronieri, storica dell’arte dal titolo ‘Il Cavalier Malosso’.
Un artista cremonese alla corte dei Farnese presentata ieri al Museo Diocesano che la ospita e da oggi aperta al pubblico. Una mostra diffusa su due sedi tra Cremona e Piacenza (dal 10 aprile a palazzo Farnese con l’esposizione del trittico Salazar) le due città in cui l’artista operò maggiormente, e insieme itinerante sul territorio a ‘caccia’ dei tanti capolavori di cui chiese e palazzi sono ricchissimi. Ha fatto gli onori di casa il direttore del Museo Diocesano don Gianluca Gaiardi che ha portato anche il saluto del vescovo.
«Una mostra itinerante – ha spiegato – non solo per la collaborazione con i Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza, ma anche per la presenza e il rimando ad altre opere del Malosso che ha lasciato tracce della sua arte in diverse aree del territorio. Basta attraversare la piazza - ha aggiunto - per ammirare il grande affresco dell’Annunciazione in Cattedrale, oppure arrivare fino alla chiesa di San Luca, accanto alla quale sorge il tempietto con la cupola affrescata proprio da Trotti e dalla sua bottega».
A seguire gli interventi degli ‘attori’ che hanno permesso, a vario titolo, la realizzazione della mostra, un lavoro di squadra frutto di lunghi mesi di lavoro. Giandomenico Auricchio, presidente della Camera di Commercio di Cremona-Mantova e Pavia ha sottolineato la felice collaborazione tra l’ente che presiede e il Diocesano importante «per almeno tre motivi: perché vedere Piacenza e Cremona unite nel valorizzare la figura dell’artista ci dice che già nel Cinquecento l’arte non era ristretta dentro confini; perché dimostra come questo Museo nato da pochi anni si sia già affermato nel panorama culturale della città e non solo; perché ci sono due giovani studiosi che si impegnano con passione e competenza per promuovere la cultura del nostro territorio. E fare cultura - ha aggiunto - significa sviluppare economia».
Che la crescita di un territorio avvenga anche attraverso le intese e le sinergie è stato ribadito dall’assessore alla Cultura Rodolfo Bona: «Investire nella cultura è fondamentale, anche se a volte difficile da far comprendere. Ma è da questo tipo di collaborazioni che cresce un territorio come il nostro. Lo vediamo nella collaborazione tra il Museo Diocesano e il Sistema Museale di Cremona, tanto sul piano della didattica quanto su quello dell’offerta culturale, come ben rappresenta questa mostra, in cui i Musei Civici hanno partecipato con due prestiti: ‘Cremona guerriera’ al Diocesano, l’allegoria della città in forme femminili e i due sta allegoria del Malosso mentre escono dai depositi della Pinacoteca per la prima volta dopo decenni, i due pennacchi strappati dalla cappella nella chiesta dei Cappuccini di Regona di Pizzighettone destinazione Piacenza».
In chiusura l’intervento di Cesare Macconi, presidente di Fondazione Comunitaria: «Non a caso oggi ci troviamo in un luogo di arte che Fondazione ha particolarmente a cuore. Verranno altri momenti di collaborazione e ci saremo allargando orizzonti e obiettivi».
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