L'ANALISI
05 Marzo 2025 - 08:39
CREMONA - Cosa succede se l’Olimpo assomiglia al Cocoricò di Riccione? Se Achille richiama per molti aspetti Donald Trump e Ulisse Elon Musk? E se il pio Enea piace a Mark Zuckerberg perché come il fondatore di Facebook ha una mission e una vision ben precise? Beh succede che l’epica - la materia che si studiava alle medie - diventa non solo divertente, ma anche avvincente. Questo è accaduto ieri sera al Ponchielli con il recital di Paolo Cevoli — romagnolo doc — protagonista di ‘Figli di Troia’, spettacolo promosso e organizzato da Puzzle Concerti e PubliA.
Jeans, gilet e camicia bianca, andamento ondeggiante, i bauli da teatro tutti intorno a delimitare lo spazio, un cerchio luminoso di quelli per i video e i selfie e la voglia di raccontare i miti della Grecia e l’epopea di Enea, partendo dalla Romagna, piuttosto che da Ilio, il tutto con la colonna sonora dei Village People, proprio come nella campagna elettorale trumpiana. Paolo Cevoli dà il meglio di sé e non potrebbe fare diversamente. All’aprirsi del sipario lo travolge un lungo, lunghissimo applauso che è adrenalina pura, un Ponchielli tutto esaurito è già dalla sua parte non appena apre bocca.
Come non esserlo? L’accento romagnolo fa molto, ma fa ancora di più la voglia di raccontarsi di Cevoli: la noia della scuola, la compagna di banco con l’apparecchio, l’occhiale con la toppa, ma anche l’incontro col professor Signorotti che racconta la storia dell’Iliade e dell’Odissea, dell’inganno del cavallo, e del viaggio di Ulisse, rapito da Calliope, una ninfa ninfomane, che lo trasforma come certi vecchi che sul bagnasciuga raccolgono le cozze di prima mattina. Ma è la gita a Roma, la visita a Villa Borghese e la statua del Bernini che ritrae Enea con Anchise sulle spalle e per mano Ascanio ad avere la meglio su Cevoli studente. In quella statua intravede lui boomer portato dai millennials con la generazione alpha a illuminare il nostro futuro.
Così dalle storie di casa con le barzellette di papà Luciano, gli strozzapreti di mamma, le favole di zia Franca per una buona notte da incubo, il mito fondatore di Enea ha la meglio. Cevoli racconta dell’Eneide, di Augusto che chiede a Virgilio un preventivo per avere natali illustri. La grande epopea di Troia e i viaggi di Ulisse e ovviamente di Enea trovano una versione inedita e divertentissima nel racconto del comico che conquista il pubblico raccontando della capacità dei Greci di incarnare le passioni umane e di quello sfigato di Enea che poi tanto sfigato non era. «Gli dei si annoiavano - afferma Cevoli -, non sapevano che cosa fosse l’amore, per questo andavano con tutti. E poi mangiavano solo ambrosia e nettare, mentre giù gli uomini si facevano delle grigliatone, le salsicce, le costine. Mi immagino Zeus che dal balcone si sniffa un po’ di fumo di salsiccia alla griglia... Che vita poveretti».
Ma non si renderebbe giustizia al comico romagnolo se si riferisse della serata cercando di bloccare le battute fulminee col profumo di vernacolo: in Figli di Troia c’è lo scarto del comico consacrato da Zelig, c’è l’operazione, riuscita, di guardare alle grandi narrazioni con lo spirito dissacrante e pacioso della Romagna. Ed in un continuo andare e venir dal tempo del mito ai giorni nostri si compie l’ottovolante della comicità che Cevoli regala al suo pubblico. Di questo godibilissimo dono viene ampiamente ripagato dal diluvio di applausi, dalle risate del pubblico che se ne va a casa con qualche curiosità in più su Achille, Ulisse ed Enea che tanto sfigato non era. Niente male per una serata di cabaret..., no di teatro.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris