L'ANALISI
19 Febbraio 2025 - 10:06
CREMONA - Ventitré anni fa ‘Grease’ della Compagnia della Rancia apriva la stagione di prosa 2002/2003 del Ponchielli con tre repliche tutte sold out. Si è voluto andare a recuperare quanto si era scritto in quell’occasione e, dopo aver visto la messinscena al Ponchielli lunedì sera, le emozioni di allora corrispondono e su tutto ha la meglio la festa, se non il villaggio turistico con tanto di animazione e richiesta di partecipazione da parte di un pubblico strabocchevole e che si fa conquistare solo alla fine.
Ma Grease 2025 ha qualcosa di diverso, rispetto a vent’anni fa, e non solo per l’età di chi scrive e per il cast completamente cambiato. È come se la storia dei collegiali della Rydell High School, correva l’anno 1957/1958, faccia il verso non tanto a Happy Days, piuttosto alle sit com dei primi anni dieci, dedicate ad adolescenti supercolorati, sempre allegri, come ‘Zoey 101’, ‘Ned – scuola di sopravvivenza’, non tanto per argomento, quanto per caratterizzazione fumettistica dei personaggi. Questo accade in Grease, nella versione registica curata dall’aiuto di Saverio Marconi, Mauro Simone che ha voluto dare una spolverata pop alla vicenda di Sandy (Eleonora Buccarini) e Danny (Tommaso Pieropan), lei tutta boccoli e gonne ampie e svolazzanti, lui finto duro, giubbotto di pelle nera, vero rockabilly.
Ovviamente il pensiero va a Olivia Newton John e a John Travolta nel film 1978. Da lì bisogna partire e dai sogni lisergici di Frenchy (Iris Trivisano) che da aspirante estetista si immagina un salone di bellezza tutto rosa shocking, o, per decidere se tornare a scuola, s’immagina un nerboruto angelo che la fa andare in paradiso. Ecco la versione di Grease 2025 trasforma tutto in un acceso e abbagliante mondo multicolore che deforma, accentua ogni dettaglio.
Le scene di Gabriele Moreschi, i costumi di Chiara Donato, le coreografie di Gillian Bruce, il disegno luci di Valerio Tiberi, il disegno fonico di Enrico Porcelli e la direzione musicale e vocale di Gianluca Sticotti, gli arrangiamenti e le orchestrazioni di Riccardo Di Paola vanno nella direzione di una vicenda di suo già supercolorata, ben ritmata, con scene che cambiano a vista e l’ensemble di danzatori/attori/cantanti che, a loro modo, costruiscono quadri scenici pausati al punto giusto per l’applauso del pubblico.
Tutto è esageratamente comico, tutto è naturalmente sopra le righe perché ad andare in scena è la sfrontatezza di una gioventù alle prese con le gioie del sesso e i tabù dell’epoca e così anche la rivelazione di Rizzo di essere incinta fa scorrere un brivido lungo la schiena, ma poi si risolve con un nulla di fatto. Il pubblico del Ponchielli sta al gioco, non bisogna chiedere credibilità, né sfumature interpretative, l’epoca non lo permette, tutto deve essere al massimo, spinto, pompato al limite, altrimenti che gusto c’è?
E allora il cast iperenergetico si porta via l’applauso di un pubblico che al chiudersi della storia col ballo finale sfodera gli smartphone e immortala la festa, ballando. Ed è un diluvio di coloratissimi applausi per tutti: Eleonora Buccarini, Tommaso Pieropan, Arianna Bertelli, Valerio Angeli, Federica Laganà, Khomolchanok De Pace, Iris Trivisano, Giuseppe Brancato, Dario Napolitano, Riccardo Rossini, Amerigo Vitiello, Giovanni Ernani Di Tizo, Elena Barani, Chiara Bonfrisco, Valentina Pini, Lodovico Gaffuri, Monica Ruggeri, Michael Pagliaro, Angela Ranica.
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