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IL CIELO SOPRA DI NOI

«Guardando le stelle ho imparato a sognare»

Amalia Ercoli Finzi protagonista dell’incontro dedicato a Carla Almansi e voluto dal Soroptimist

Barbara Caffi

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bcaffi@laprovinciacr.it

14 Febbraio 2025 - 11:51

«Guardando le stelle ho imparato a sognare»

Adriana Macchi, Marida Brignani, Amalia Ercoli Finzi e Rosy Capeletti (FOTOLIVE/Paolo Cisi)

CREMONA - «Il 4 ottobre del 1957, quando il primo satellite sovietico è stato lanciato nello spazio e ha fatto bip bip, io c’ero. Era molto semplice, rudimentale. In pratica solo una pallina con a bordo una batteria, ma ha rivoluzionato tutto»: Amalia Ercoli Finzi, classe 1937 e doppio filo di perle al collo, è la prima ingegnera aeronautica italiana («quando mi sono laureata l’ingegneria aerospaziale non esisteva ancora»), ha un curriculum infinito — tra i suoi fiori all’occhiello la missione Rosetta —, cinque figli e per non farsi mancare nulla è da oltre un anno ospite fissa della trasmissione tv Splendida cornice di Geppy Cucciari.

Proprio Ercoli Finzi ieri ha tenuto una lectio magistralis nella sala Maffei della Camera di commercio, invitata dal Soroptimist a ridosso della Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza, che si celebra l’11 febbraio. L’incontro è stato dedicato a Carla Almansi Sabbioneta: anche lei, prima donna segretario generale di Camera di commercio, ha contribuito a rompere almeno in parte quel muro di ostacoli contro cui combatte ogni donna quando si affaccia a una carriera reputata ‘maschile’.

Un’emozionatissima Marida Brignani, presidente del Soroptimist, ha fatto gli onori di casa, presentando tra gli altri le ‘maestre a cubetti’ Monica Boccoli e Simonetta Anelli, la vicesindaca Francesca Romagnoli («Ho fatto il classico e sono laureata in filosofia, il contrario di quello che si suggerisce oggi»), il prefetto Antonio Giannelli («La prima collega che ha cercato di fare questa carriera ha dovuto fare ricorso perché il bando ministeriale non prevedeva l’accesso femminile, adesso la presenza delle donne è oltre il 35 per cento»), Riccardo Trioni dell’Ufficio Scolastico Territoriale, Luciano Baresi del Politecnico di Milano-Cremona («Le ragazze che ho in aula sono sempre troppo poche»), Rosy Capeletti, vice presidente nazionale del Soroptimist, che ha tracciato un bel ritratto di Almansi Sabbioneta, e la presidente nazionale Adriana Macchi, cui è spettato il compito di chiudere la giornata. Presenti anche alcune classi delle medie Campi e Vida e degli istituti Ghisleri e Torriani.

ercoli finzi

Poi è toccato finalmente ad Amalia Ercoli Finzi, la ‘signora delle comete’, prendere per mano il pubblico e condurlo per mano in un viaggio cominciato in piena guerra fredda e arrivato a un futuro prossimo che neppure gli autori di fantascienza avrebbero forse mai osato immaginare.

«Il 1957 è stato un anno cruciale — ha ricordato l’ingegnera —. Era stato proclamato come Anno geofisico e per la prima volta dopo la fine della guerra scienziati di Paesi che erano stati nemici si sono messi intorno a un tavolo per mettere a confronto le loro conoscenze. In quell’occasione, James Van Halen, responsabile della ricerca americana, ha annunciato il lancio di un satellite. È stato preceduto dai russi e dal loro Sputnik. Per gli americani fu uno shock: un oggetto aveva sorvolato il loro territorio. Avrebbe potuto rifarlo in qualsiasi momento, avrebbe potuto sganciare armi. La cosiddetta ‘sindrome dello Sputnik’ è tornata anche ai tempi della pandemia da Covid».

Un ricordo di Laika («il suo vero nome era Ricciolina, Laika è il nome della razza siberiana»), cagnolina randagia catturata nelle strade di Mosca, primo essere vivente ad andare nello spazio, destinata a crudele morte certa. Navicelle, piattaforme spaziali, satelliti, missioni, macchine per creare l’acqua («Volevo berla, ma mi hanno detto che era troppo cara»), il Lunar Gateway, ovvero la stazione spaziale che appoggerà la missione Artemis («Guardate l’orbita lunare intorno alla terra, guardate l’orbita del Gateway: non trovate che sono bellissime»?): Ercoli Finzi ha raccontato con passione, intelligenza e autoironia («Questo non l’ho capito neanch’io», ha ammesso e la platea si è sentita assolta), consigliando a tutti, ma in particolare alle ragazze di «fare quello che volete fare e fatelo con convinzione, sia che decidiate di fare la casalinga sia che facciate altro. Sconsiglio di lasciare perdere la carriera per curare la famiglia perché poi ognuno in famiglia prende la sua strada. L’importante è che siate determinate».

Ha ricordato che «lo spazio è aperto a tutti. Sulla terra si è sempre in guerra, ma la scienza ha bisogno di scambi e confronti. In questo campo, l’Italia è presa in grandissima considerazione. Siamo considerati più che affidabili anche con gli incartamenti. Sono molto orgogliosa di essere italiana».

Il futuro è ancora tutto da scrivere, la Luna e Marte hanno ancora tanto da dirci e da darci. Anche insalata e spinaci: «Sulla terra lunare è stata coltivata un tipo di lattuga cinese che dicono essere molto buona e croccante», ha detto Ercoli Finzi. Che da bambina guardava le stelle «perché ci insegnano a sognare» e che ha sempre avuto una predilezione per Marte, dove «dovrebbe esserci presenza d’acqua e questo apre grandi scenari», che sostiene di essere stata «fin da piccola curiosa, continuavo a chiedere: perché? perché? perché? È importante essere curiosi nella vita».

L’incontro si chiude con l’immagine di due rover gemelli, destinati a studiare Marte: uno è dedicato a Rosalind Franklin, i cui studi sono stati fondamentali per la comprensione di Dna e Rna, ma a lungo messa in secondo piano (anche il Nobel le fu negato); l’altro si chiama Amalia, come la bambina che guardando le stelle non ha mai smesso di sognare.

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