L'ANALISI
19 Gennaio 2025 - 09:28
Il pubblico che ha affollato la sala della consulta. Nel riquadro, don Primo Mazzolari (Cremona 1890 - Bozzolo 1959).
CREMONA - «Solo Cristo può pesare il male». Sono le parole di don Primo Mazzolari, così potenti e significative, oggi come ieri, racchiuse nel volume ‘Oltre le sbarre, il fratello’, curato da don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, rispettivamente postulatore e vicepostulatore della causa di beatificazione del sacerdote del Boschetto. «La pietà salva ciò che vuole» continua Mazzolari nel testo letto da Roberta Ronzoni ieri pomeriggio in sala della Consulta, in apertura dell’incontro di presentazione della raccolta di scritti del sacerdote, di cui ricorre questo gennaio il 135esimo anniversario della nascita.
A partire dall’esperienza di Mazzolari, due volte arrestato dai fascisti e sempre disposto al perdono, al confronto, alla consolazione, si è strutturato il dialogo, moderato da Nicoletta Tosato, tra i curatori del libro e Gherardo Colombo, ex magistrato, protagonista di indagini e processi storici nell’ambito di Mani Pulite, la P2 e il delitto Ambrosoli. «Mazzolari — afferma Colombo — ci invita a un grande impegno. Ci invita ad amare le persone che ci stanno ‘sullo stomaco’. Un milanista può amare uno juventino? Si può amare Trump? Significa scindere la persona dai suoi gesti, e al contempo riconoscere noi stessi attraverso i nostri gesti. Dare la colpa agli altri è facile e inutile».
Fa poi capolino il tema della giustizia riparativa: «Un sistema che ha lo scopo di ricomporre — spiega l’ex magistrato —. Si applica sia parallelamente che alternativamente alla giustizia tradizionale e consiste in un percorso attraverso il quale la vittima e il responsabile vengono accompagnati verso un incontro che consenta al responsabile di diventare consapevole del male che ha fatto e alla vittima di ripararsi di ciò che ha subito». E se oggi l’adesione a questo sistema, per Colombo, è assoluta, ammette che fino a venticinque anni fa non era così: «Credevo che il carcere fosse un male necessario. Fin quando sono stato in magistratura, ho esercitato — legittimamente — la cattiveria: non è da buone persone chiudere un uomo in una gabbia. La giustizia consente ai buoni di fare legittimamente ciò che fanno i cattivi».
Oggi l’occhio cade sui tanti problemi che investono le carceri e le condizioni di detenzione dei carcerati: «Se le carceri, oggi, — commenta sconsolato Colombo — sono quello che sono, è perché non ci importa. Un anno fa la corte costituzionale ha definito incostituzionale la norma che impedisce ai detenuti di avere rapporti intimi con il proprio partner. Vi sembra giusto? Ma scusatemi — scherza rivolgendosi al pubblico — il mio lavoro consisteva nell’interrogare le persone». E se la giustizia riparativa in Italia non funziona «è perché siamo rimasti ad Hammurabi: vendicativi, e non ci occupiamo di educazione né di giustizia sociale».
A ragionare sulle motivazioni che hanno dato vita al volume dedicato a Mazzolari è il curatore, don Umberto Zanaboni: «La comunità civile e le comunità cristiane hanno bisogno di riflessioni profonde, oggi. Questo libro nasce sulla spinta delle celebrazioni giubilari di quest’anno: il Papa ci invita ad essere pellegrini di speranza e ad avere più attenzione per i carcerati. Vengono in mente le parole di Mazzolari: ‘Chi non crede alla redimibilità di un essere umano, non è cristiano’». Anche don Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, ha partecipato alla realizzazione del libro e alla richiesta di beatificazione di don Primo Mazzolari: «Ci stiamo lavorando», rassicura.
E aggiunge: «Don Mazzolari ci insegna che è assurdo lasciare indietro chi ha più bisogno, come una famiglia che, vedendo uno dei figli in difficoltà, non gli offrisse tutto l’aiuto necessario. E ci insegna anche che perdonare significa dare futuro: Gesù, salvando l’adultera, le offre una vita nuova». A coronare l’incontro, i saluti del sindaco, Andrea Virgilio: «La giustizia è la virtù che vuole armonizzare la società ma che spesso ci rende crudeli. La politica allora ragioni sulle soluzioni alternative invece di rispondere solo agli stimoli dell’opinione pubblica aumentando le pene». Toccante il momento musicale che ha visto il cantautore Omar Pedrini interpretare il suo brano ‘Il sole spento’, dedicato ai carcerati che soffrono vedendo, fuori dalle sbarre, le belle giornate scivolare via.
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