L'ANALISI
10 Gennaio 2025 - 05:20
CREMONA - «Nun te preoccupa’ guaglio, c sta o mar for/ c sta o mar for»: e alla fine il ritornello della canzone ‘O mar for di Stefano Lentini e Matteo Paolillo sigla di Mare fuori, ha qualcosa di catartico e fa cantare l’intero teatro. Il Ponchielli come il San Carlo di Napoli? Forse per il calore che i ragazzi della versione musical della serie tv sono riusciti a trasmettere a un pubblico quanto mai eterogeneo. Non era così scontato che ciò accadesse, se all’inizio spettacolo in molti hanno chiesto se c’erano i sovratitoli. Le barriere linguistiche fanno paura, ma su un canovaccio conosciuto, con l’ipoteca di una serie cult è bastato poco perché l’eco della vicenda dei ragazzi del carcere minorile di Napoli, le loro vite spezzate, la violenza e la vendetta che irrompono con inaudita potenza si facessero subito emotivamente comprensibili.
Tre ore di canzoni, scontri danzati e rappati, morti improvvise e voglia di riscatto passano veloci, grazie a un cast di giovanissimi energico, colorato, generoso nel darsi. La vicenda di Carmine Di Salvo, Filippo Ferrari e Ciro Ricci, quest’ultimo figlio di un potente boss capo di una famiglia camorrista rivale dei Di Salvo c’è, ma è suggerita per momenti esemplari che sono chiari soprattutto a chi ha amato la serie e ne conosce gli intricati passaggi. Ma alla fine all’occhio esterno e non istruito passa la storia di vendetta e passioni intenibili in cui il plot è quello di due famiglie rivali che si fronteggiano, sacrificando i loro rampolli.
A questo filone si affianca quello più propriamente legato al riscatto e ai sogni di normalità di questi ragazzi vittime del contesto e di loro stessi. A guidare l’utopia della liberazione l’educatore Beppe (il cantante Andrea Sannino) che fa cantare e recitare i giovani detenuti. L’educatore cerca di mettere in scena I promessi sposi, nella convinzione che mettersi nei panni di un personaggio voglia dire imparare a conoscere gli altri, come diceva Eduardo De Filippo. E allora canzoni, poesia, danza sono la via di uscita dalla violenza e lo strumento per la riscoperta dei sentimenti. Questo in estrema sintesi il senso di Mare fuori che nella versione musical diretta da Alessandro Siani sa con coraggio fare tesoro del testo filmico e trovare una strada per evocarlo, ma anche mantenere una propria autonomia espressiva, assegnata ai linguaggi performativi del genere.
Una serie di proiezioni – accurate e ben ritmate – recupera gli ambienti carcerari, facendo eco a quelli della fiction, segni spaziali e iconici che rendono subito familiare il racconto. Le proiezioni giocano non solo nel connotare gli ambienti, ma offrono fantasiose esplosioni cromatiche per le parti legate ai desideri di vivere al di fuori dal carcere, di trovare la libertà delle emozioni e delle relazioni. Si balla, si canta, si recita con quella patina di finzione e di artificio che fa di ogni musical un di più di realtà, sempre caricato e sempre festoso, anche quando dice di morti ammazzati, di giovani corpi e anime in preda alle vendette dei grandi.
Gli attori della fiction Antonio Orefice (Totò), Maria Esposito (Rosa Ricci), Antonio D’Aquino (Milos), Carmen Pommella (Nunzia), Enrico Tijani (Dobermann), Giuseppe Pirozzi (Micciarella) sono le star, ma rispettosi del lavoro di gruppo che li vede agire alla pari insieme a Mattia Zenzola, Giulia Luzi, Emanuele Palumbo, Leandro Amato, Antonio Rocco, Christian Roberto, Giulia Molino, Bianca Moccia, Angelo Caianiello, Pasquale Brunetti, Yuri Pascale Langer, Sveva Petruzzellis, Anna Capasso, Fabio Alterio, Benedetta Vari. Non fosse altro per il gran numero di interpreti, per la colonna sonora che pompa ritmi coloratissimi, Mare fuori – Il musical finisce con l’essere una festa, un segnale per credere che la bellezza, l’arte e la musica possono salvare. Questo dice alla fine Sannino ringraziando il Ponchielli: «Qui abbiamo trovato la bellezza!».
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