L'ANALISI
A TEATRO
23 Dicembre 2024 - 10:44
CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è 'Arlecchino muto per spavento', diretto da Marco Zoppello di Stivalaccio Teatro.
DIEGO BOSSONI – 3ª LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Intricate storie d’amore alla plautina, dialoghi frequenti e Arlecchino, per l’appunto, muto per spavento. Martedì sera è andato in scena presso il Teatro Ponchielli “Arlecchino muto per spavento”, un classico che riporta a Cremona la “commedia dell’arte”, si potrebbe definirlo uno spettacolo dinamico, energico, spinto e coinvolgente: si assiste infatti a una “rottura della quarta parete” con personaggi che chiedono consigli direttamente al pubblico. Per quanto riguarda la trama si può notare come le tre storie d’amore (tra Arlecchino e Violetta, Mario e Silvia, Lelio e Flaminia) si intreccino a formare un esilarante gioco di equivoci, scambi e ribaltamenti della situazione iniziale. È inoltre degno di nota il personaggio di Arlecchino, servo furbo, ma al contempo sciocco e loquace, il quale non tarda a mettere nei guai il suo padrone, proprio per questo deve fingersi muto. In seguito, analizzando la scena, notiamo come essa sia unica, variata parzialmente da giochi di luce e parti girevoli, questa dunque possiede un ruolo importante: specificare le varie ambientazioni (Venezia, Milano e la Casa della Contessa Lanternani). Oltre a ciò, come d’altronde è tipico nella commedia dell’arte, vediamo come i personaggi recitino frequentemente cantando, facendo battute e indossando maschere tipiche.
In aggiunta essi sono soliti utilizzare un linguaggio popolare e dialettale, aggiungendo di tanto in tanto battute e doppi sensi, questa particolarità viene ripresa dalle commedie latine scritte da Tito Maccio Plauto. Nonostante gli intrighi che caratterizzano questa rappresentazione teatrale è noto il lieto fine, in cui tutti si riconciliano e gli spasimanti hanno modo di chiarirsi, questa situazione culmina con il matrimonio delle tre coppie e la scoperta che, in verità, Arlecchino non è muto, ma lo è semplicemente stato per spavento. Insomma, una commedia brillante e leggera per lasciarsi trasportare dal teatro del diciottesimo secolo e vedere, più da vicino, gli spettacoli tipici dello stesso.
CAMILLA CARINI – 3ª LICEO SCIENTIFICO ASELLI
“Viva il teatro, viva la commedia!”
La regia di Marco Zoppello riporta sul palco i Comici Italiani, che martedì 17 dicembre hanno ravvivato e scaldato i cuori degli spettatori al Teatro Ponchielli di Cremona. Tratto da un originale canovaccio della Commedia dell’Arte di Luigi Riccoboni, famoso nel teatro comico francese dell’inizio ‘700, Marco Zoppello, nelle vesti di Arlecchino, ha riscoperto tale commedia, riproponendola con tutti i tratti caratteristici di questo genere teatrale. Un totale di nove attori ha coinvolto il pubblico rimasto entusiasta fino al finale animato da un tripudio di applausi. I personaggi interagiscono tra lazzi, canti, improvvisazioni, scherzi e intrighi, conferendo alla rappresentazione un’andatura veloce e sorprendente: gli innamorati Lelio e Flaminia, Mario e Silvia devono combattere contro la volontà dei rispettivi genitori per far trionfare il loro amore, mentre Arlecchino si fa muto per spavento, impaurito dalle minacce del padrone Lelio, affinché non rivelasse la vera motivazione del suo piano. L’eloquio di quest’ultimo diventa così una rimescolanza di suoni e mimica che costituiscono un valore aggiunto al linguaggio ricco di battute e di dialetti locali, quali il bergamasco di Arlecchino, il napoletano, il romanesco, il Veneto e perfino frasi in francese pronunciate dalla bellissima Flaminia, quasi per omaggiare la nazione che per prima ospitò questa opera. Come predisposto dalla Commedia dell’Arte, i personaggi indossano maschere realizzate da Perocco Medusa, completate da costumi molto accurati; seppur entrambi sembrino essere rappresentativi di ruoli stereotipati, la recitazione non ne lascia nascondere le personalità e le varie sfaccettature psicologiche, accomunando i principi tradizionali della Commedia al teatro moderno. La scenografia si sviluppa in una struttura semovente sullo sfondo con due panche laterali, che ospitano gli attori impegnati a cantare e suonare strumenti musicali. Un ruolo cruciale è, infatti, occupato dalla musica volta a sottolineare o enfatizzare particolari azioni, costituendosi un’ulteriore forma di dialogo a cui si affianca anche il linguaggio del corpo. Un modo estremamente efficace per comunicare in stretto contatto con il pubblico e coinvolgerlo come da tanto tempo era venuto a mancare.
CARLO ALBERTO CHIAVEGATO – 3ª LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Si potrebbe definire un “inno ai dialetti” lo spettacolo di mercoledì sera andato in scena al Teatro Ponchielli, regia di Marco Zoppello: si tratta proprio di “Arlecchino muto per spavento”, anche se forse non proprio muto, come molti si aspettavano. Infatti, il tutto si apre con le sue parole e un ingresso dalla platea, espediente, generatore di caos e risate, usato diverse volte per catturare l’attenzione del pubblico durante lo spettacolo. Successivamente l’opera si dilunga in intrecci d’amore complicati ma intriganti, tra Flamminia e Lelio, Arlecchino e Violetta, Mario e Silvia, tenendo lo spettatore in suspense per vedere il buon o cattivo esito della vicenda. Non si tratta però di un’attesa spinosa, ma di una divertente, accompagnata da forte gestualità degli attori e da musica, realizzata dai personaggi, in quel momento, non recitanti, attraverso canti o balli. Oltre a ciò, anche l’ambientazione è piuttosto fedele: i vestiti, tra l’altro tutti a basso impatto ambientale come specificato dal Teatro, rispecchiano quantomeno l’immagine dei personaggi dell’epoca, dal ricco al povero, e le scene sviluppate su balconi e taverne forniscono dettagli del periodo storico… per non parlare del fumo immesso sulla scena, come nebbia, quando Arlecchino e la sua amata simulano di essere a Milano, una pensata originale e simpatica. Non stiamo però parlando di un’opera ordinaria e banale e ce lo mostrano gli attori quando rompono la quarta parete per ben due volte: una quando Violetta chiede un parere alle donne su quanto sia bello un marito che non parla e ascolta solo, e una seconda quando Arlecchino non sa se dire o meno la verità al suo padrone. Oltre a ciò, però non mancano momenti, oltre al primo, in cui gli attori si trovano in platea e coinvolgono il pubblico: nel momento culmine del caos, infatti, troviamo quasi tutti i personaggi che girano tra le file e interpellano gli spettatori. La commedia infine termina con esito positivo: ad aspettare gli attori, infatti, l’ovazione del pubblico.
ELISA ETTARI - 3ª LICEO CLASSICO MANIN
“Arlecchino muto per spavento" è una commedia che si distingue per la sua fusione di elementi tradizionali della Commedia dell'Arte con un approccio innovativo e moderno. La trama ruota attorno al famoso personaggio di Arlecchino, noto per il suo spirito vivace e le sue disavventure.
La commedia è una produzione della compagnia Stivalaccio Teatro, diretta da Marco Zoppello, che rende omaggio alla tradizione della Commedia dell'Arte, infondendole una freschezza contemporanea. Ispirato a un canovaccio di Luigi Riccoboni, lo spettacolo intreccia amore, paura e dramma, con una trama basata su equivoci e intrecci amorosi. La storia segue le vicende di Arlecchino, interpretato da Marco Zoppello, che, per timore di rivelare un segreto, diventa muto per lo spavento, generando una serie di situazioni comiche e intricate.
"Arlecchino muto per spavento" è una commedia che intreccia amore, equivoci e comicità, tipici della Commedia dell'Arte. La trama ruota attorno a Lelio, innamorato di Flamminia, la cui mano è però promessa a Mario. Arlecchino, servitore di Lelio, diffonde involontariamente la notizia del duello imminente tra Lelio e Mario. Per impedirgli di parlare, Lelio lo convince che un demone nell'anello lo punirà se parlerà, rendendo così Arlecchino muto per la paura. Nonostante il silenzio forzato, Arlecchino si innamora della servetta Violetta, creando ulteriori situazioni comiche e intricate.
La messa in scena si distingue per l'energia e la versatilità del cast, composto da nove attori che, oltre alla recitazione, si cimentano in canto, danza, improvvisazione e suonano strumenti musicali dal vivo. I costumi e le maschere raffinate contribuiscono a creare un'atmosfera autentica e coinvolgente.
Gli attori utilizzano una combinazione di dialetti e italiano, arricchendo la rappresentazione con canti, danze e combattimenti scenici.
Un elemento distintivo dello spettacolo è l'interazione con il pubblico. Gli attori coinvolgono gli spettatori attraverso sguardi, gesti e battute dirette. Questa partecipazione attiva crea un'atmosfera di complicità e rende ogni rappresentazione unica, poiché gli attori adattano le loro performance in base alle reazioni del pubblico, mantenendo viva la tradizione dell'improvvisazione tipica della Commedia dell'Arte.
GIOVANNI LANFRANCHI – 2ª LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Martedì 17 dicembre la Compagnia Stivalaccio Teatro ha messo in scena “Arlecchino muto per spavento”. Lo spettacolo è prodotto dalla Compagnia stessa e tratto da un canovaccio della commedia dell’arte di Luigi Riccoboni, molto famoso nel teatro comico francese dell’inizio del Settecento. La storia si svolge in gran parte a Milano dove arriva sotto mentite spoglie il giovane Lelio per incontrare Flamminia di cui è follemente innamorato e ricambiato. Ma la fanciulla è stata promessa da suo padre Pantalone De’ Bisognosi a Mario, il figlio della ricca commerciante Stramonia, che è a sua volta innamorato di Silvia. Ai quattro infelici innamorati che vedono difficile il coronamento del loro sogno d’amore si uniscono Arlecchino, servitore di Lelio, e Violetta, la serva di Stramonia. Tutta la commedia si svolge nell’accumularsi di manovre segrete da parte degli innamorati che devono combattere contro la volontà di Pantalone e di Stramonia. E intanto Arlecchino, impaurito dal maleficio lanciatogli dal suo padrone perché non rivelasse il segreto della sua presenza a Milano, rimane muto per lo spavento. Alla fine, ogni cosa sarà risolta con piena soddisfazione di tutti e la celebrazione di tre matrimoni metterà fine alla vicenda. Una trama semplice, dal taglio tradizionale, che però si rivela ricca di sorprese e di colpi di scena inaspettati, battute esilaranti, tripudio di dialetti che aggiungono colore: il bergamasco di Alecchino, il napoletano dell’oste Trappola, il romanesco di Valentina, il veneto di Pantalone e di Stramonia. Il regista, nonché protagonista della maschera di Arlecchino, Marco Zoppello, ha riscoperto quella commedia molto apprezzata dai francesi e l’ha riproposta per come era rappresentata allora adottando tutti i meccanismi e la recitazione della commedia dell’arte. Nove attori in scena a interpretare i personaggi tipici di quel genere teatrale: donne e uomini in borghese e naturalmente le maschere che interagiscono tra loro fra equivoci e paradossi, truffe e baruffe. I costumi ripresentano le maschere come nella tradizione e nell’opera originale, astuta la scelta di riprodurre i suoni inudibili, come il battito del cuore, con gli strumenti musicali; inoltre, ciò fa sì che in scena resti sempre almeno un attore. Bello il contatto col pubblico che il regista ha intelligentemente messo in scena con una semplice pedana, da cui chi scende è in contatto con i suoi ascoltatori, quel salto con cui gli attori scendono dalla pedana, dal gradino può essere visto anche come il superamento di una barriera, lo sfondamento di un muro che normalmente impedisce all’attore scambi di opinioni col pubblico.
CATERINA PREMI - 1ª LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Martedì 17 dicembre il Teatro Ponchielli ha ospitato la compagnia Stivalaccio Teatro, che si è esibita in uno spettacolo intriso di poesia e potenza pura: "Arlecchino muto per spavento", una rielaborazione in epoca moderna del canovaccio settecentesco della commedia di Luigi Riccoboni "Arlequin muet par crainte", riproposta con la regia di Marco Zoppello (Arlecchino). L'opera originale è la manifestazione del talento di Riccoboni che, tornato in Francia con i Comici Italiani nel 1716 dopo quindici anni di esilio, offrì al pubblico parigino l'Arlecchino di Tommaso Visentini. Egli però non parlava la lingua francese e, per porre rimedio alla questione, per lui era stato scritto un monologo da imparare, recitato il quale l’attore sarebbe divenuto "muto per lo spavento”.
Lo spettacolo ha inizio con l'apertura del sipario, che rivela una scenografia costituita da una struttura di legno, che si caratterizzerà ora come locanda del burrascoso Trappola (Pierdomenico Simone), ora come dimora della mercantessa di stoffe Stramonia Lanternani (Anna De Franceschi). Un canto a cappella crea un legame tra la musica e la trama dell'opera, annunciando i temi trattati in quest'ultima: amore contrastato, intrighi, raggiri, impicci, truffe e baruffe… Attraversando la platea, entrano in scena gli attori, alcuni hanno il viso coperto dalle maschere e vestono abiti tradizionali settecenteschi. Tra coloriture dialettali e infinita espressività, prendono vita l’energica Violetta (Sara Allevi), l’elegante Flamminia (Marie Coutance), la decisa Silvia (Maria Luisa Zaltron), il timido Mario (Michele Mori), lo spavaldo Lelio (Matteo Cremon) che costituiscono parte fondamentale della vicenda la quale, dopo tanto anelito, giunge a un lieto fine.
L'intento riuscitissimo della compagnia è creare un dialogo inatteso con il pubblico, facendogli incontrare la Commedia dell'Arte, riportandola dal passato nella sala grazie alla maestria degli attori e riuscendo a rendere ogni spettatore parte integrante dello spettacolo, servendosi anche della platea del Ponchielli come fosse un grande palco. Infatti gli interpreti hanno eliminato la distanza tra loro e i presenti, riempiendo alla conclusione dello spettacolo la sala di applausi e apprezzamenti che sembravano non terminare. Gli attori hanno salutato con l’inchino che riporta alla tradizione della Commedia dell'Arte e all’amore per teatro e commedia.
MATTIA RAZETTI - 4ª LICEO SCIENTIFICO ASELLI
"Arlecchino muto per spavento" è uno spettacolo che cattura l'essenza della tradizione teatrale italiana, mescolando elementi del teatro di figura e della commedia dell'arte con una narrazione originale e coinvolgente. Andato in scena al Teatro Ponchielli di Cremona il 17 dicembre, lo spettacolo, scritto e diretto da Marco Zoppello, offre una rivisitazione in chiave moderna di un personaggio iconico come Arlecchino.
La storia si sviluppa attorno alle avventure di Arlecchino, il quale si imbatte in una serie di situazioni bizzarre e divertenti, accompagnate anche da attimi di riflessione e fragilità. Le vicende si intrecciano con quelle di Lelio, un giovane che ha lasciato Venezia per cercare giustizia a Milano. Lelio è innamorato perdutamente di Flamminia, la quale è promessa sposa a Mario, figlio di Stramonia, sebbene il timido Mario nutra sentimenti per Silvia, una ragazza molto intraprendente. Lelio desidera convincere Mario e sua madre a comportarsi con ragionevolezza oppure, in alternativa, sfidare il giovane a un duello. Per mettere a tacere Arlecchino, il suo padrone inganna il servitore facendogli credere che un demone onnipotente sia intrappolato nel suo anello; se Arlecchino avesse osato parlare, Lelio ne sarebbe venuto a conoscenza e avrebbe subìto una terribile sorte. Così, per timore, Arlecchino si ritira in un silenzio profondo, diventando muto.
La scelta del "muto" nel titolo è particolarmente significativa: Arlecchino, pur se muto, comunica attraverso un linguaggio universale di gesti, mimica e colori, rendendo l'esperienza visiva ed emotiva per tutti gli spettatori. La bravura dell’attore nel dare vita a questo personaggio attraverso la fisicità e l'espressività è notevole, coinvolgendo il pubblico in un crescendo di intensità comica e drammatica.
Le musiche originali accompagnano sapientemente le scene, contribuendo a creare un'atmosfera incantevole e a sottolineare i momenti di tensione e leggerezza.
In conclusione, "Arlecchino muto per spavento" è uno spettacolo che celebra il teatro, unendo tradizione e modernità. La direzione di Marco Zoppello offre un'interpretazione originale che coinvolge e diverte il pubblico, lasciando un forte ricordo in chi assiste.
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