L'ANALISI
19 Dicembre 2024 - 08:42
Bottega di Giovan Battista Trotti detto il Malosso, Circoncisione
CREMONA - Tre anni sono pochissimi, bastano appena per muovere i primi anni e affacciarsi al mondo. Eppure il Museo diocesano in questo breve lasso di tempo ha conquistato il pubblico cremonese, ha saputo catturare l’attenzione dei turisti e ha intrecciato relazioni importanti con diverse istituzioni e, soprattutto, ha arricchito la proposta culturale non solo cremonese. Lo ha fatto con coerenza - l’aspetto spirituale, talvolta devozionale non è mai venuto meno -, onestà intellettuale, e con quel dinamismo e quella vivacità che rendono un museo un luogo vivo e aperto, in cui andare e poi tornare più volte. Lo ha fatto affidandosi anche a una nuova, preparatissima generazione di storici dell’arte, valorizzandone il lavoro e la ricerca.
Lo ha fatto e lo farà: ieri in Curia don Gianluca Gaiardi, direttore del Diocesano, e il curatore Stefano Macconi hanno presentato insieme all’assessore alla Cultura Rodolfo Bona le tre mostre principali che scandiranno il 2025. Proprio Bona ha sottolineato come le proposte del museo «sin inseriscono bene nel tessuto culturale cittadino. In questi anni le presenze sono cresciute sotto il profilo di numeri, ma soprattutto nella loro dimensione qualitativa. Occorre poi pensare allo sguardo particolare di questo museo, sempre attento alla questione spirituale». A Macconi il compito di illustrare le tre esposizioni.
Tra fine gennaio e marzo, con la mostra fotografica Mapuche, il ritorno delle voci antiche di Pablo Piovano, recente vincitore del World Press Photo proprio con questo progetto, si rinnova la collaborazione con Laura Covelli e Alberto Prina del Festival della fotografia etica di Lodi. «I Mapuche sono un’etnia antichissima, che vive in territorio andino tra Argentina e Cile - spiega Macconi -, hanno subito attacchi e tentativi di conquista già dagli Inca». A seguire, tra la primavera e l’estate, ecco Il Cavalier Malosso: un artista cremonese alla corte dei Farnese.
La mostra, che avrà suggerimenti di percorso a Piacenza e forse a Parma, è curata dallo stesso Macconi, da Raffaella Poltronieri (che a Malosso ha dedicato una bella monografia) e da Antonio Iommelli, direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese. «Per l’occasione - dice ancora Macconi -, con lo Studio Manara Perni si farà un restauro aperto di un’opera del Malosso, con la possibilità di osservare da vicino l’intervento di conservazione e di capire le le tecniche pittoriche e il lavoro della bottega». Ancora più ambiziosa, tra l’autunno e l’inverno prossimi, la mostra dedicata a Boccaccio Boccaccino ‘eccellente pittore’ del Rinascimento, che sarà curata da Francesco Ceretti e Filippo Piazza.
«Cercheremo di raccogliere, a cinquecento anni dalla morte, le sue opere. Questa è la prima mostra monografica che gli viene dedicata», ricorda Macconi. Sarà, a suo modo, una mostra diffusa, visto che di Boccaccino - apprezzato già da Vasari - si possono ammirare in Cattedrale alcuni affreschi della navata centrale e la bellissima Annunciazione del soprarco absidale. Un’altra mostra diffusa è legata all’anno giubilare. «Cremona - spiega don Gaiardi - è tra le 76 diocesi italiane che hanno aderito al progetto. Il tema è il Dono e per quello che ci riguarda verterà su Sant’Omobono».
Tuttavia, se le mostre sono il fiore all’occhiello dell’attività di un museo, non va dimenticato l’impegno quotidiano, volto anche a consolidare il rapporto con il pubblici: lo studio, la didattica, la conservazione e il restauro delle opere. Un impegno faticoso, che tuttavia dà buoni frutti: procede bene, sottolinea con soddisfazione don Gaiardi, il tessermento La meraviglia quando vuoi, l’abbonamento annuale che al costo di soli 20 euro dà diritto all’accesso illimitato per un anno al Diocesano, al Torrazzo e al Battistero. Luoghi da ammirare e in cui tornare.
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