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‘Dare un’anima alla politica’: «Un cammino verso il bene comune»

A Casalmaggiore grande presenza di pubblico all’incontro con don Bignami, Ceruti, Gualandris e Demicheli

Jacopo Orlo

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redazione@laprovinciacr.it

07 Dicembre 2024 - 21:10

‘Dare un’anima alla politica’: «Un cammino verso il bene comune»

Mauro Ceruti, Paolo Gualandris, don Bruno Bignami e Paola Demicheli

CASALMAGGIORE - «Giorgio La Pira, più volte sindaco di Firenze, sosteneva che la storia è come il mare. In superficie ci sono i movimenti ondulatori delle maree, ma nella profondità tutto tende all’unità, perché le correnti si acquietano dentro un qualcosa di più grande. Noi oggi abbiamo bisogno di cittadini e politici in grado di andare a cogliere le linee sotterranee della storia e ragionare in modo convergente, invece di avere surfisti che cavalcano le onde». «Dare un’anima alla politica», dunque, per don Bruno Bignami significa riappropriarsi di quella capacità di costruire «relazioni di qualità» profonde nella propria quotidianità per «un cammino verso il bene comune».

Ed è anche il titolo dell’ultimo libro (Edizioni San Paolo, 256 pp, 24 euro) scritto dal direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI e presentato l’altra sera alla Fondazione Santa Chiara. Un titolo accattivante e vicino alla sensibilità dei cittadini tale da aver richiamato all’appuntamento organizzato dalla libreria Il Seme di Liliana Cavalli un pubblico numeroso tra amministratori pubblici, sacerdoti, giovani studenti e animatori culturali. A dialogare assieme a don Bignami il direttore del quotidiano La Provincia Paolo Gualandris, il filosofo Mauro Ceruti e la dottoressa di medicina generale Paola Demicheli.


A partire dalle riflessioni che la Chiesa ha fatto in questi anni sulle sfide dell’attualità e dalle biografie di alcune vite nel corso del Novecento, il saggio è uno spazio di indagine sul valore della politica nel senso più alto del termine. Sia esso spirituale o più laico. «Spesso quando se ne parla c’è chi dice che la politica debba essere fatta dai competenti perché tratta di questioni particolari. E ciò è vero fino ad un certo punto – afferma don Bignami –. Essa riguarda tutti noi perché ha a che fare con le relazioni. Ognuno è esperto di politica. Potrebbe essere un criterio innovativo in cabina elettorale: chi sa tenerci assieme? Chi sa scrivere legami importanti nella vita sociale?».

Per l’autore, dunque, dare un’anima alla politica significa «trovare una visione della vita e delle relazioni» tale per cui «le scelte che facciamo non sono indifferenti». In una realtà politica e sociale fatta di mediocrità, sostiene il sacerdote, «la gente è convinta che essa è mediocre. E siccome sono in tanti ad essere innamorati e delusi dalla politica, creare rapporti profondi è un modo di valorizzarla. Anche per la nostra umanità». Le numerose sfide e crisi della contemporaneità possono essere risolte, secondo l’autore, a partire dal concetto di fraternità e amicizia sociale. «Ci stiamo rendendo conto che la logica individualistica è un grande bluff. Possiamo essere anche vicini ma non essere fratelli». La fraternità, citando papa Francesco, è una cosa ben diversa.

«È una stagione affascinante in quanto dobbiamo ricostruire una nuova grammatica del bene comune» afferma il sacerdote. E i punti di partenza per farlo sono «il riconoscimento dell’altro, il valore della diversità, una cultura dell’incontro e dell’impegno» e «persone che sappiano costruire anziché demolire». E dal momento che «viviamo in un villaggio globale dove tutto è interconnesso», per Ceruti «è necessario un impegno collettivo per cambiare il paradigma dominante e promuovere una politica che riconosca l’interdipendenza tra le persone». Una presa di consapevolezza ed un richiamo alle responsabilità di ognuno, «ad essere tessitori di nuovi fili della comunità a cui appartenere e non più scontati».

Ma come concretizzare tutte queste belle e solenni parole? «Dalla mia realtà di medico, di donna e di mamma, avverto nelle persone molta ansia, instabilità, disorientamento» ha aggiunto Demicheli. A partire dalla sua esperienza professionale, la dottoressa ha spiegato come la fraternità è una missione. «Nella mia giornata e nel mio lavoro – ed è così per ciascuno di noi – cerco di avere cura di chi ho davanti a me, farmi carico della patologia della sua anima». E per tessere queste relazioni, sostiene Demicheli, «servono onestà, creatività e un po’ di passione», sia da parte dei cittadini sia da parte dei loro rappresentanti. «Se potessimo ciascuno fare questo pezzetto, forse allora la politica avrà un’anima. Altrimenti sarà solo un fantoccio vuoto».

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