L'ANALISI
01 Dicembre 2024 - 12:12
Alquati, Garlando e Bona
CREMONA - «La storia del mio libro è ambientata negli anni Settanta. Un periodo poco conosciuto dai più giovani, ma importantissimo per il nostro Paese». Luigi Garlando, scrittore per ragazzi e giornalista per la Gazzetta dello Sport, è tornato venerdì scorso a Cremona, per presentare il suo nuovo libro Luce e Mario. Storia di un amore rivoluzionario, edito da Rizzoli. L’incontro, curato da Mariasole Pozzi e Francesca Alquati della libreria Timpetill, in collaborazione con la conservatrice del Museo di Storia naturale, Anna Mosconi, e la bibliotecaria Silvia Camisaschi, si è tenuto nella Piccola Biblioteca del museo.
Presente all’appuntamento anche Rodolfo Bona, assessore alla Cultura: «È un’iniziativa meravigliosa, in una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato. Questo è un luogo molto importante per la nostra città, dove adulti e bambini hanno la possibilità di leggere insieme. Oggi, più che mai, i ragazzi hanno infatti bisogno di sfogliare libri, con la giusta calma e attenzione».
«Vengo sempre a Cremona molto volentieri – ha detto Garlando -. Non vedo l’ora di confrontarmi coi ragazzi nelle scuole per capire cosa è rimasto loro di questo libro».
L’autore spiega poi brevemente la trama: «Luce è il nome della nonna di Rosalba, ballerina di danza classica. Un giorno la nonna la invita nella sua bellissima villa a ballare. Le dice che le dovrà dire una cosa, ma lei non dovrà mai fermarsi, dovrà continuare a danzare. A un certo punto Luce confida a Rosalba di avere ancora pochi giorni di vita. La ragazza barcolla, ma la nonna la invita a proseguire il suo ballo. In seguito, le regala anche una cappelliera, con l’ordine di aprirla solo successivamente alla sua morte. Rosalba non resiste e ciò che appare ai suoi occhi una volta aperta sono delle lettere d’amore rivolte a un certo Mario. Da lì parte la ricerca di Rosalba verso quest’uomo, in una storia che ripercorrerà il particolare periodo degli anni ’70».
Luce, nel romanzo, è una figura chiave: «Sì, è proprio un nome didascalico. Io, nelle mie storie, cerco sempre di mettere i nonni. Mi piace quest’idea di trasmissione orale delle conoscenze verso i nipoti. Nel mondo di oggi, purtroppo, rispetto magari al passato, è più difficile che i ragazzi si ritrovino nelle case dei nonni per parlare tanto tempo con loro».
Il libro tocca con mano gli anni Settanta: «L’obiettivo è proprio quello di far riscoprire ai ragazzi quel determinato periodo storico. Un mondo per loro lontano, per certi anche versi confuso. Ma importantissimo. Sono anni di violenza, ma anche di passione e di impegno. È infatti anche il periodo della legge sull’aborto, dello Statuto dei lavoratori, della partita del secolo Italia-Germania 4-3…».
La storia racconta anche della Milano dell’epoca, molto diversa da quella di oggi, nella quale attentati o agguati erano all’ordine del giorno: «Sì, e in modo particolare il quartiere Casoretto, vicino a Lambrate. È giusto che i ragazzi, soprattutto quelli milanesi, sappiano come era la loro città solamente pochi anni prima della loro nascita». Un’idea per il prossimo libro? «Ne ho in mente uno su Sandro Pertini, storico Presidente della Repubblica».
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