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LA STAGIONE D'OPERA

Al Ponchielli Mozart ritrova il Settecento

Teatro gremito per ‘Così fan tutte’, il gesto matematico di Sardelli restituisce il compositore alla sua epoca

Giulio Solzi Gaboardi

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01 Novembre 2024 - 09:12

Al Ponchielli Mozart ritrova il Settecento

CREMONA - Al Ponchielli torna un grande classico del repertorio: ‘Così fan tutte’ di Wolfgang Amadeus Mozart, ultima delle tre opere realizzate dal salisburghese in collaborazione con Lorenzo Da Ponte. L’opera viene presentata nello storico allestimento firmato da Mario Martone e ripreso per i teatri lombardi da Raffaele di Florio. La produzione — che vantava originariamente la direzione di Claudio Abbado – ha una ventina d’anni, come le altre due regie mozart/dapontiane firmate da Martone e già viste a Cremona negli scorsi anni (Nozze di Figaro e Don Giovanni).

L’impianto scenografico di Sergio Tramonti è del tutto simile alle altre due già viste, costituito da una scena fissa con i due letti delle pulzelle e due bracci lignei che, sovrastando gli estremi del golfo mistico, connettono palco e platea, favorendo i vari passaggi di cantanti e figuranti, che spesso percorrono i corridoi della platea. Soluzioni teatrali un po’ vecchiotte, che hanno però il merito di tenere viva l’attenzione nel pubblico, che segue divertito l’azione. La scena è piuttosto essenziale e didascalica, ossequiosa delle indicazioni (anche temporali) di Da Ponte, avvalorata dai giochi di luce di Pasquale Mari (riprese da Gianni Bertoli) e dai bei costumi di Vera Marzot (ripresi da Rossana Gea Cavallo).

Regia all’insegna della tradizione, con qualche soluzione un filo manieristica, ma che diverte lo spettatore e riempie con intelligenza gli spazi scenici. E insomma, direbbe Don Alfonso: «Cara semplicità, quanto mi piaci». Evidente la chimica tra buca e palco, merito anche di una direzione che ha molto a cuore il rapporto con la scena. Federico Maria Sardelli segue scrupolosamente l’azione, concerta con attenzione, cura intonazione, fraseggio e volume dei cantanti, che seguono fedelmente il suo gesto. La direzione di Sardelli – che Mozart lo conosce come le sue tasche – è estremamente analitica.

Lo dimostra il gesto, quasi matematico: ogni suono ha la giusta intensità e il corretto colore. Sceglie tempi serrati che favoriscono il dolce scorrimento dell’azione e soppesa le appoggiature. L’agogica è sempre frizzante. Un Mozart restituito alla sua dimensione storica, con un sapore specificamente più antico, potentemente settecentesco e meno romanticizzato. Pulitissimo e colorato il suono dei Pomeriggi. Il cast è assai ben assortito e molto giovane. Tra tutti spicca la Dorabella di Mara Gaudenzi per lo splendido timbro e la facilità in ogni registro. Espressiva e affascinante la Fiordiligi di Katarima Radovanovic, pur non sempre a fuoco nei registri bassi. Diverte la Despina di Cristin Arsenova, soprattutto nei momenti en travesti, ove ben camuffa la voce per impersonare prima il medico (bolognese) e poi il notaro.

Davide Peroni mostra una voce non grandissima ma teatralmente molto efficace nel dipingere Guglielmo. Pietro Adaíni è un Ferrando non sempre centratissimo nei piani ma dallo squillo facile, rotondo e potente. Matteo Torcaso è un Don Alfonso dall’ottima intonazione e dall’efficace presenza scenica. Puntale il Coro di OperaLombardia preparato da Diego Maccagnola. Teatro tutto esaurito e pubblico divertito che avrebbe voluto applaudire più spesso, ma – sia lodato Sardelli e le sue calze rosse – ha avuto poche occasioni grazie alle veloci riprese e il ritmo serrato. Si replica domenica alle 15,30.

FOTO: FOTOLIVE/PAOLO CISI

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