L'ANALISI
23 Settembre 2024 - 09:03
CREMONA - «Un’occasione unica: far conoscere Ponchielli attraverso opere inedite o semi-sconosciute del compositore cremonese per consegnare un’immagine del compositore più ampia rispetto a ciò che già conosciamo». Si apre con le parole di Pietro Zappalà, presidente del Centro studi Ponchielli, la serata conclusiva di questa edizione di Casa Ponchielli. Prolifico operista, Ponchielli compose, durante la sua complicata e altalenante carriera, anche moltissima musica per banda (riscoperta grazie al Progetto Ponchielli 2024, realizzato quest’anno in occasione del 190° anniversario dalla nascita del maestro), musica da camera e musica sacra.
E chissà quanto ancora avrebbe prodotto se nel 1886, all’apice della sua carriera, con Verdi da tempo in stato di silenzio artistico, una dura broncopolmonite non lo avesse stroncato all’età di soli 52 anni. Dopo i primi tre appuntamenti dei giorni scorsi, il festival si è concluso ieri sera al teatro cittadino con il concerto ‘Alla scoperta di un Ponchielli inedito’. Una scelta coraggiosa, premiata dall’entusiasmo del pubblico presente in sala. Si comincia con la Sinfonia in la maggiore per orchestra, che debuttò nel 1875 a Montevideo, capitale dell’Uruguay, dove Cesare Bignami, amico di Ponchielli, commissionò a quest’ultimo una Sinfonia per la Società Filarmonica La Lira.
La Sinfonia presenta i tratti tipicamente ponchielliani di magniloquenza e slancio vitalistico, che rimandano in modo evidente alla produzione operistica del maestro. Un dato ricorrente, come si è potuto constatare subito dopo con il Qui tollis, datato 1882, anno in cui Ponchielli assunse il prestigioso incarico di Maestro di cappella a Bergamo. Tutto in questo brano sacro rimanda alle atmosfere dell’opera: il duetto delle voci maschili è poi ampliato dall’intervento del coro, come in un classico concertato di fine atto. La stessa strumentazione porta inevitabilmente a immaginare una vera e propria scena recitata.
L’intermezzo strumentale è affidato al poema sinfonico Francesca da Rimini del coevo Antonio Bazzini, brano di inaspettato pathos lirico, merito anche dell’ottima direzione del maestro Federico Mantovani, alla guida dell’ensemble bresciano Bazzini Consort e del Coro Polifonico Cremonese. Si prosegue con Francesca da Rimini di Ponchielli, che, attraverso una cantata per soprano, basso e coro, riprende le terzine dantesche del canto quinto dell’Inferno. Chiusura in pompa magna con la Cantata a Gregorio VII, scritta da Ponchielli negli ultimi mesi di vita ed eseguita postuma.
In queste pagine si trova un Ponchielli pienamente consapevole del proprio ingegno compositivo e finalmente in grado di emanciparsi dal retaggio operistico, producendo un lavoro sacro di vero interesse. La serata è resa ancor più interessante dalla direzione capace e sensibile di Mantovani, che opta principalmente per i nomi solenni e ricchi di Ponchielli, sapendo comunque conferire il giusto spirito lirico alle pagine più delicate. Bene il Bazzini Consort. Sugli scudi anche la prova del Coro Polifonico Cremonese. Incisivi gli interventi del soprano Federica Zanello (che veste anche i panni di coordinatrice artistica del festival), del tenore Mariano Sanfilippo e del basso Marco Granata, quest’ultimo particolarmente convincente in un ‘Qui tollis’ ponchielliano da ricordare.
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