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#DIRITTODICRITICA: 'Orchestra da camera di Mantova', la recensione

Nuovo appuntamento con l'iniziativa organizzata dal giornale 'La Provincia' e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli

La Provincia Redazione

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29 Aprile 2024 - 10:22

#DIRITTODICRITICA: 'Orchestra da camera di Mantova', la recensione

CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è il concerto dell'Orchestra da camera di Mantova.

RUSSO LUDOVICO EMANUELE - 5 LICEO STRADIVARI

Sabato 20 Aprile, la voce cristallina dello Stradivari “Lady Harmsworth”, affidato alle sapienti mani del violinista ungherese Kristóf Baráti, per la prima volta a Cremona, ha avuto il compito di chiudere la ricca stagione concertistica del teatro Ponchielli. La prima parte del concerto ha visto protagonista l'Orchestra da Camera di Mantova sotto la guida sicura del carismatico maestro concertatore Carlo Fabiano. Un programma di sala interessante: il settecento strumentale attraverso l’opera di musicisti noti a un pubblico di nicchia, Cimarosa e Bocchierini, accanto a un più conosciuto, ma controverso, Vivaldi e, per concludere, l’ultimo Mozart. Ha aperto la serata la sinfonia tratta da "L'Olimpiade" di Cimarosa: un gioco inatteso tra archi e fiati che pone l’ascoltatore attento in uno stato di smarrimento: le idee melodiche sembrano staccarsi e sovrapporsi, eppure restano in un piacevole equilibrio. Il concerto in La maggiore di Vivaldi ha permesso agli archi di brillare ad un ritmo vivace, reso ancora più mosso dal dialogo che ha contrapposto primi violini e secondi. Il tono più severo, riconquistato nell’Andante molto, è progressivamente divenuto vivace fluendo nella linea melodica dell’Allegro finale che, quasi una danza, supera in lunghezza i due movimenti precedenti e dona stille profetiche di modernità. L’orchestra ha dimostrato grande abilità nel consegnare al pubblico l’opera vivaldiana, ma il merito maggiore va riconosciuto al violino concertatore che ha conferito energia e ha dato slancio interpretativo all’esecuzione. La sinfonia in re minore "La casa del Diavolo" di Boccherini ha aggiunto un tocco di mistero alla serata: evidenti scarti sonori tra parti a piena orchestra cui rispondono, in piano, i violoncelli divisi e le viole, episodi incentrati su ritmi puntati e sincopi che sfociano in un tema vibrante e vigoroso e cedono a motivi più cantabili. L'orchestra ha saputo catturare appieno l'essenza di questa composizione che segna un passaggio, oramai completo, dallo Stile galante al Classicismo. Nella seconda parte, il violinista solista Barati ha conquistato il palcoscenico con il concerto per violino e orchestra K 219 di Mozart. La sua esecuzione è stata straordinaria: tecnica impeccabile ed espressione musicale che hanno riempito di bellezza un teatro che, seppur non gremito, ha apprezzato e si è lasciato conquistare.

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