L'ANALISI
IL RITRATTO DELLA COLLEZIONE KLESCH
25 Aprile 2024 - 08:53
Sofonisba Anguissola, ‘Ritratto di giovane dama in raso bianco’, Collezione Klesch
CREMONA - Alla chiamata di Gary e Anita Klesch, proprietari di una formidabile collezione di dipinti del XVI e XVII secolo, non ha risposto subito. Non per superbia, ma per pigrizia. Da tempo i coniugi avevano infatti acquistato un dipinto di Sofonisba Anguissola (Cremona 1532 ca. - Palermo 1625), ‘Ritratto di dama in raso bianco’ e interpellato lo storico dell’arte Marco Tanzi, professore ordinario di Storia dell’Arte moderna all’Università del Salento, perchè ne realizzasse una indagine approfondita. Il lungo corteggiamento alla fine ha dato i frutti, arrivato finalmente al dunque si è messo a scrivere. «Alla fine ho scritto fin troppo e ne è uscito un libro — spiega — nel quale ho cercato di mettere al loro posto tutte quelle cose che sostengo da almeno 30 anni. Cioè che Sofonisba va studiata come se fosse un pittore, non in quanto pittrice e donna e quindi in modo diverso dai colleghi maschi o peggio come fosse protagonista di un romanzo rosa. Questo mio ultimo lavoro, chiarisco subito, intende parlare dei dipinti: vuole svelare il primo stile artistico di Sofonisba, coltivato sia a Cremona che alla corte di re Filippo II in Spagna, vuole riconoscere quali sono le sue opere facendo chiarezza sulle attribuzioni, vuole capire il perché degli evidenti sbalzi di qualità, perchè l’ispirazione appaia talvolta molto debole quando non si rifà a elementi della pittura locale».
Allontanandosi dalle narrazioni convenzionali sull’ Anguissola, spesso radicate in una biografia un po’ romanzata, questo libro fornisce una prospettiva fresca e ricca di fatti, evidenziando la diversificata produzione artistica e la ricca storia che sta dietro questo vibrante ritratto e alla gran parte della produzione. «Sulle donne pittrici — sostiene lo studioso — siano Sofonisba, Artemisia Gentileschi e Lavinia Fontana si è costruito un fenomeno alla moda e non si è invece lavorato per stabilire equilibrate graduatorie stilistiche e qualitative come si fa abitualmente per tutti gli altri artisti. Abbiamo dieci opere firmate e datate? Sulla base di quelle ricostruiamo il catalogo e vediamo che stilisticamente quest’opera non può andare insieme a quella e mettiamole in fila in una cronologia ordinata. Cerchiamo di capire quali sono gli influssi, gli ambiti figurativi, gli scambi. Invece si parla solamente della sua vita privata, di Sofonisba virtuosa e rara giovane, del suo girovagare tra la corti d’Europa, del padre Amilcare, ambizioso e abile tessitore di relazioni sociali ed economiche intorno agli esordi della figlia primogenita e delle sorelle.
L’enigmatico ‘Ritratto di giovane dama in raso bianco’ oggetto della pubblicazione (Mandragora editore, pp. 96. 24 euro, con traduzione inglese a fianco e un ricco corredo iconografico) è collocato cronologicamente quasi alla fine della permanenza alla corte spagnola, gli anni settanta del ‘500. La pittrice, ormai sulla quarantina, «se ne esce con un colpo d’ala che riscatta la noia di tutta la pittura di quegli anni», scrive Tanzi. Ecco quindi l’occasione propizia di fornire, sotto una nuova luce, le coordinate della vita e dell’opera dell’artista cremonese, spesso oggetto di curiosità per la sua peculiare vicenda mondana, piuttosto che di studio accurato dei dati formali della sua produzione, influenze, modelli, contesti.
Ne esce il ritratto della pittrice vista con occhi nuovi, libera finalmente dalla scansione delle tappe di una biografia che ha il sapore di un romanzo, libera da alcune erronee attribuzioni ricondotte, fra i tanti, al suo primo maestro, Bernardino Campi. Tanzi inizia da un lungo excursus biografico, accuratissimo, sull’attività giovanile, a cui segue l’elenco cronologico dei ritratti firmati e datati dagli esordi cremonesi ai primissimi anni alla corte di Madrid. Di ciascuno fornisce le motivazioni delle scelte stilistiche, l’indagine filologica, i dubbi argomentati sulle attribuzioni, la curiosa serialità di alcuni di essi (a cosa pensare, se non alla politica promozionale del capofamiglia, Amilcare, «che sapeva pensare con scaltro cinismo ai destinatari delle opere della figlia, comportandosi, di conseguenza, con dimensioni e qualità del dipinto), i livelli qualitativi («la buona resa di alcuni, la modestia di altri»).
Sulla ritrattistica alla corte di Madrid, Tanzi non ripete l’esercizio virtuoso compiuto per i ritratti cremonesi perchè «la pittrice non firma più i suoi ritratti e risulta difficile riconoscere quale sia il modello di base e quali le copie». Il nostro quadro compare per la prima volta nei cataloghi della più importante collezione romana di primo Ottocento, quella dello zio di Napoleone, il cardinale Joseph Fesch (1763-1839) in palazzo Falconieri a Roma e in altri inventari ottocenteschi menzionato come scuola di Tiziano. All’asta del 1863 il ritratto andò invenduto, lo ritroviamo parecchi anni dopo, nel 1926, in una collezione privata con attribuzione a Lavinia Fontana «quasi inspiegabile dal punto di vista dello stile – scrive Tanzi — bastino i confronti con le opere più celebri dell’artista emiliana». Veniamo finalmente all’analisi stilistica del nostro Ritratto di giovane dama in raso bianco, confermando naturalmente l’attribuzione a Sofonisba Anguissola «ma tentando di spiegare — precisa lo studioso — a quale Sofonisba Anguissola appartiene. Se la componente cremonese è ancora, per qualche aspetto, tangibile, il ritratto Klesch dimostra comunque una dimensione internazionale che nessuno dei dipinti elencati nel decennio cremonese invece possiede».
Il ritratto Klesch «è un’opera dal respiro internazionale perché qui Sofonisba si ritrova immersa in un ambiente nuovo e straordinario per una ragazza della provincia padana, che in qualche modo l’affascina, ma non è in questo caso riuscito a fagocitarla nella dinamica dei noiosissimi ritratti di corte da ripetere all’infinito». E infatti la dama si muove qui con sorprendente libertà: la monumentalità dell’abito di broccato puntigliosamente ricamato lascia intravvedere l’irresistibile fascino di un giovane corpo: gli occhi brillano, le gote sono arrossate, la mano tocca il ventre alludendo forse ad una gravidanza, accenna un sorriso che vorrebbe aprirsi di più, sprigionando una intensa voglia di vivere. Anche i gioielli sono descritti con grande minuzia: una coroncina sul capo e una collana con perle, rubini e forse diamanti tinti di nero sul retro come era comune nel XVI secolo così come i guanti e la gorgiera. «Posso affermare senza alcun problema di non avere mai visto un ritratto di Sofonisba Anguissola così meravigliosa mente squillante di colore e gioioso di sentimento: segno di una misura veramente matura. Un ritratto di corte con tutti i crismi, nel quale Sofonisba riesce per una volta a mantenersi libera nell’approccio al personaggio, riavvicinandosi per molti aspetti, come mai più le succederà in altre occasioni, ai modelli indimenticati della sua formazione».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris