L'ANALISI
03 Aprile 2024 - 23:21
Luca Ravenna al Teatro Ponchielli (foto: FotoLive/Paolo Cisi)
CREMONA - Altra tappa sold out, ieri sera al teatro Ponchielli, per il tour dello spettacolo comico di Luca Ravenna, ‘Red Sox’. Il tour cominciato il mese scorso ha già incassato decine di sold out in tutta Italia, sulla scia del grande successo del suo precedente spettacolo, 568, nel 2022, registrando il tutto esaurito nei principali teatri italiani, da Roma a Milano.
«Sono solo una delusione per mia madre», con un breve monologo apre lo spettacolo il comico padovano Alessandro Verdicchio.
Entra Luca Ravenna. Stempiato, spettinato, scarpe anni Ottanta. Si parte. Il fulcro dello spettacolo, da subito, è il romanticismo, l’intimità a quasi quarant’anni. Racconta una sua storica défaillance. Non tutto si può ripetere, ma forse il silenzio funziona ancora meglio. L’imbarazzo delle prime notti d’amore, le intenzioni fraintese, i momenti magici infranti, l’incertezza nelle mosse e la voglia di sprofondare e dimenticare. Tocca le pubblicità poco riuscite della FIGC contro la violenza sulle donne o contro la droga: «non si capisce mai se sono a favore o contro».
Sul programma che l’ha portato al successo con il grande pubblico, LOL - Chi ride è fuori, il programma prodotto da Prime Video, condotto da Fedez: «Forse non è un programma fascista ma di sicuro piace alla Polizia e alla Polizia Ferroviaria: loro mi riconoscono sempre».
Da milanese auto ironico, non manca l’equazione milanesità-omosessualità e, ovviamente, il milanese par excellence, Silvio Berlusconi. Una frecciata alla categoria giornalistica: «Quando i giornalisti mi intervistano non sono mai davvero interessati alle mie risposte. Sembrano quei padri che chiedono ai propri figli come è andata la giornata di scuola e subito smettono di ascoltarli per poi dare la colpa di tutto alla moglie».
E il comico che parla di politica oggi? «Basta leggere i giornali: la realtà supera la battuta. Ad esempio: Salvini?». Una carrellata di proposte salviniane in cui la realtà supera l’immaginazione. Un ‘bravo’ ai ragazzi che si occupano dell’ambiente, sanando una lacuna della politica degli ‘adulti’, anche se, tra tutte le proteste possibili, capisce che i blocchi autostradali degli attivisti di Ultima Generazione sono decisamente troppo.
Passa poi a raccontare il suo viaggio in America. «Volevo vivere il mio American dream. Volevo salire su un palco statunitense e poter fare un monologo nella patria della stand-up comedy. Vorrei poter raccontare una storia romanzata, ma non ero solo: c’era mio fratello, la persona più snob dell’universo. Dopo gli spettacoli mi bullizzava per il mio inglese. Io gli rispondevo come rispondevo da bambino, dicendogli che è stato adottato».
Spara a raffica sugli americani: in Italia cascano nelle trappole per turisti, negli States si offendono se non possono entrare armati in teatro. Accoglienza calorosissima, tra continue risate e applausi da parte di tutto il pubblico, con qualche siparietto tra Ravenna e alcuni spettatori.
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