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CREMONA

L’harmonium perduto risuona nella cripta

Lo strumento del 1896 è tornato nella collocazione originaria in Cattedrale

Barbara Caffi

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bcaffi@laprovinciacr.it

30 Marzo 2024 - 05:20

L’harmonium perduto risuona nella cripta

CREMONA - Su quella tastiera si sono esercitati in tanti, alla sua voce si è unita per decenni la voce di moltissimi cantori cremonesi: l’harmonium francese della Cattedrale di Cremona è uno strumento prezioso non solo per il suo valore intrinseco ma anche per quello simbolico e affettivo. L’ultimo a suonare l’harmonium, in passato, è stato don Dante Caifa e già ai suoi tempi cominciava a essere ammalorato. Eppure sono in tanti a ricordare le lezioni di don Dante, le prove con lui e la musica dell’harmonium, di quell’harmonium.


Dopo decenni di abbandono, dopo un accurato restauro eseguito nel 2016 grazie al contributo di Giuliana Chiti, e dopo un ‘purgatorio’ nella chiesa di San Girolamo, da alcune settimane l’harmonium è tornato al suo posto, nella cripta del duomo. Ed è lì che nei giorni feriali è tornato ad accompagnare le messe, esaltando al meglio il suo timbro. Il legame dello strumento con la Cattedrale risale alla fine del XIX secolo, quando Maria Guindani vedova Andreotti vende l’harmonium del marito Emilio alla fabbriceria. Cremonese, organista e compositore, appassionato maestro di canto, Andreotti era nato nel 1852.

Studia al conservatorio di Bologna e comincia a istruire i giovani cantori ben prima di ricevere l’incarico di maestro di cappella, nel 1882. La sua viene definita «una musica che nelle chiese non distrae, ma raccoglie, non eccita il sentimento, ma ravviva la fede, non mette sulle labbra una sterile approvazione, ma accende nel cuore più vivo il fervore della preghiera». Andreotti non colpisce solo il cronista locale. Cinque anni più tardi, nei giorni della Settimana santa del 1887, Johannes Brahms visitò per tre giorni Cremona e assistette anche «alla grande Messa con orchestra in Duomo, dove l’arcivescovo celebrò e l’oste violinista suonò. Eseguirono la composizione d’un artista locale ancora vivente, Andreotti, un omino così piccolo che appena giungeva al piano di una comune tavola».


Emilio Andreotti muore il 30 agosto del 1896 a soli 44 anni e meno di tre mesi dopo l’harmonium arriva nella cripta. È stato realizzato in quello stesso 1896 dalla ditta parigina Alexandre Père et Fils, ha il numero di serie 108633, sette giochi (file d’ance), doppia espressione e percussione, come riporta la pubblicazione ‘L’harmonium Alexandre Père et Fils (1896) della Cattedrale di Cremona’ curata da Alberto Pozzaglio in occasione del restauro del 2016, eseguito da Bernardino e Fausto Conti di Seveso e seguito passo passo dal maestro Alberto Caffi. Subito dopo il restauro, a causa di interventi conservativi nella cripta lo strumento è stato collocato in San Girolamo, che è una chiesa bellissima ma dove l’harmonium è stato a lungo sotto utilizzato. Poi c’è stato il Covid, con la sua coda di lutti e dolori, e infine c’è stato qualche inghippo burocratico di troppo. Ora tutto si è risolto, l’harmonium è tornato al suo posto. E ogni giorno fa sentire la sua voce, una preghiera che sa arrivare in cielo.

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