L'ANALISI
TAVOLA ROTONDA. «PENSARE LA CITTA'»
18 Marzo 2024 - 09:50
Silvia Botti e un interno dell'ex chiesa di San Francesco
CREMONA - «Il testimone della presenza di un altro tempo all’interno del nostro tempo, l’ambasciatore d’un altro mondo all’interno del nostro mondo»: scrivendo di patrimonio culturale, lo storico dell’arte Tomaso Montanari cita una frase di Italo Calvino riferita in verità a Carlo Levi. Ma questa compresenza di tempi e di mondi può essere associata anche all’architettura, all’abitare, alla trasformazione dello spazio urbano.
Pensare la città. Cremona, visioni e progetti di una città in trasformazione è il tema di una tavola rotonda che si terrà domani alle 15,30 nella sala Manfredini del museo civico (via Ugolani Dati).
Interverranno alcuni degli architetti coinvolti nei progetti cittadini: Mario Cucinella, Lamberto Rossi, Stefano Peyretti e Vincenzo Sidoti, soffermandosi sul futuro di Cremona e condividendo proposte e visioni per raccontare le trasformazioni che, da qui ai prossimi anni, interesseranno la città.
Ci saranno inoltre Gabriele Barucca (Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Cremona, Mantova e Lodi), Isabella Inti (Politecnico di Milano), Giuseppe Landi (Politecnico di Milano), Federica Marzuoli (Regione Lombardia), Angelo Micheli (architetto, Terre di Cremona), Maurizio Ori (Presidente della Commissione per il Paesaggio del Comune di Cremona), con la moderazione di Silvia Botti (One Works Foundation).
L’incontro sarà aperto da Andrea Virgilio, vice sindaco di Cremona, e da Federica Marzuoli per Regione Lombardia.
Tutto nasce infatti dal progetto Giovani in centro, una serie di interventi che interessano la zona del vecchio ospedale e che sono finanziati, tramite la Regione, con fondi europei.
«È un progetto complesso che riguarda una buona fetta della città e perché mette al centro degli interventi i giovani - spiega Botti, architetta, giornalista e, fra l’altro, presidente della Fondazione Giovanni Michelucci -. È raro veder fare concretamente qualcosa per i giovani. In genere ci si limita a lamentarsi della fuga dei cervelli, mentre credo sia giusto che chi ha la possibilità e la competenza vada a fare esperienze all’estero. Dovrebbero essere l’Italia, compresa una città come Cremona, a cercare di essere attrattiva per chi arriva dall’estero. È molto interessante che Giovani in centro abbia una regia pubblica».
Il tema della rigenerazione urbana potrebbe essere la risposta a diversi fattori, comuni a quasi tutte le città italiane e quasi sempre collegati l’uno all’altro. «Molti centri storici oggi si stanno adeguando a un modello turistico poco sostenibile - spiega Botti -. Si assiste a un progressivo svuotamento di residenti e all’aumento di servizi pensati per una fruizione veloce, dai bed & breakfast agli Airnb. Oppure alla parte residenziale si sostituiscono uffici e anche in questo caso la conseguenza è svuotare la città. Il rischio infatti è che i residenti non possano più permettersi di acquistare o prendere in affitto una casa. A Milano e non solo, il problema è già evidente. Rigenerare una città non è solo una questione edilizia: oltre a evitare consumo di suolo, permette di ripensare lo spazio urbano rendendolo nuovamente vivibile. Nel caso di Cremona lo si sta facendo con un occhio di riguardo ai giovani e proprio nel momento in cui si stanno potenziando due università, la Cattolica e il Politecnico. Tutto questo è molto interessante».
Non solo, ma Cremona si stanno concentrando interventi di rilievo che vedono il coinvolgimento di architetti di fama internazionale, da Mario Cucinella a Stefano Boeri. «Sì, è evidente un’attenzione alla qualità sia per quanto riguarda il recupero di alcuni spazi della città sia per nuovi progetti. Penso all’intervento di Boeri all’ex Banca d’Italia, come al progetto di Cucinella per l’ospedale e al gruppo Isolarchitetti che si sta occupando del complesso dell’ex ospedale e della ex chiesa di San Francesco. Penso poi a un intervento pubblico-privato molto importante come il recupero e l’apertura del Museo del Violino. E al fatto che, subito dopo il Covid, Cremona ha predisposto subito le linee di indirizzo del Documento di Piano, dandosi delle priorità. Davvero, si può dire che a Cremona sta succedendo qualcosa».
L’architettura, tuttavia, non può essere solo un bel progetto e non è mai neutrale. «Questo non dipende dall’architetto - prosegue Silia Botti -, ma dall’idea che sottende il progetto. Un conto è se il tuo obiettivo è pensare a quello che si potrà guadagnare al metro quadrato, un altro è pensare a un recupero come quello dell’ex chiesa di San Francesco che prevede spazi di co-working, aggregazione culturale, laboratori e così via. L’architettura cambia con noi e oggi deve essere sempre più flessibile per adeguarsi a esigenze sempre nuove. Lo si vede anche nelle nostre case: ormai lo spazio adibito ai servizi, dai bagni alla lavanderia, è sempre più grande rispetto al resto. Inoltre, per anni abbiamo creduto che l’open space fosse la soluzione ideale e invece il Covid ci ha fatto rimpiangere le case borghesi di un tempo, in cui ognuno aveva la sua stanza in cui isolarsi».
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