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PATRIMONIO CULTURALI. 23-24 MARZO

La primavera del Fai: quella bellezza nascosta

Quattro siti aperti a Cremona: il Circolo Zaccaria, il Collegio della Beata Vergine e i palazzi Barbò Meroni e Ripari Mori

Barbara Caffi

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bcaffi@laprovinciacr.it

13 Marzo 2024 - 09:26

La primavera del Fai: quella bellezza nascosta

Dettaglio dello scalone del Collegio della Beata Vergine (©Davide Bruneri dal sito Fai)

CREMONA - È un ponte tra il passato e il presente, un filo che unisce le generazioni: il patrimonio culturale fa parte di noi, o almeno dovrebbe. Spesso siamo tuttavia troppo distratti per accorgerci di ciò che ci circonda e non solo lo ignoriamo, ma facciamo poco o nulla per salvarlo, tutelarlo, proteggerlo. Vale per il paesaggio - che non sono solo i cipressi della Val d’Orcia o l’ermo colle che fronteggia Recanati - e vale per le opere d’arte e in realtà per ogni spazio pubblico. A farci (ri)scoprire la bellezza contribuisce il Fai, Fondo ambiente italiano che nel fine settimana del 23 e 24 marzo prossimi organizza le ormai tradizionali e attesissime Giornate di primavera.

A Cremona saranno aperti quattro siti. Nel complesso della chiesa di San Luca si potranno ammirare la sede del circolo Zaccaria, storica istituzione di ispirazione cattolica molto cara ai cremonesi. In particolare, si potrà ammirare la sala teatrale aperta già nel 1914-1915, trasformata in cinema nel 1919 e dotata di impianto sonoro nel 1942. Per l’occasione sarà aperto anche l’oratorio di San Luca, più noto come tempietto, anche questo chiuso al pubblico da molti anni.

teatrino

 Il teatrino di San Luca del Circolo Zaccaria e, sotto, l’oratorio del Cristo Risorto, meglio conosciuto come tempietto

cristo

In via Palestro, al civico 28, aprirà le sue porte palazzo Barbò Meroni, dall’elegante facciata cinquecentesca. Come ricorda il sito del Fai, «nel 1572 il desiderio di una residenza adeguata al lignaggio della famiglia persuase Lodovico Barbò - che dal 1560 era stato onorato del feudo di Soresina da Filippo di Spagna - ad intraprendere la ricostruzione del palazzo, impresa di cui fu incaricato Francesco Dattaro, tra i più noti architetti dell’epoca. Il palazzo rimase di proprietà della famiglia Barbò sino al 1840, e successivamente sono documentati un intervento di riforma della facciata e degli interni (1842) ed il definitivo passaggio di proprietà alla famiglia Meroni, i cui eredi qui ancora risiedono. Nel Dopoguerra il giardino fu sede di un cinema all'aperto, ancora ricordato da molti cremonesi».

Del Collegio della Beata Vergine, in via Cavallotti, saranno aperti alcuni saloni e lo scalone del palazzo della famiglia Ala, con stucchi e decorazioni del XVIII secolo, e un antico orologio a pendolo del 1750. Nella parte del Collegio saranno aperti la chiesa, con tele dipinte di grande interesse, la sagrestia lignea, e alcuni ambienti affacciati sui lunghi corridoi.

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Un interno di palazzo Ripari Mori (©Davide Bruneri dal sito Fai)

Di estremo interesse anche la visita a palazzo Ripari Mori, in via Beltrami. Sarà possibile visitare il cortile principale, lo scalone nobiliare e gli appartamenti del primo piano nobile che, seppure abbandonati da alcuni decenni, conservano ancora uno stratificato palinsesto, tra riforme neoclassiche e le riforme attuate nel Novecento dall’ingegner Nino Mori, tra i principali artefici della rivoluzione urbanistica durante il ventennio fascista. A Mori si deve, tra l’altro, la galleria 25 Aprile.

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