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#DIRITTODICRITICA: 'Processo Galileo', le recensioni degli studenti

Nuovo appuntamento con l'iniziativa organizzata dal giornale 'La Provincia' e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli

La Provincia Redazione

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08 Marzo 2024 - 15:43

#DIRITTODICRITICA: 'Processo Galileo', le recensioni degli studenti

CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è lo spettacolo Processo Galileo, con la regia di Andrea de Rosa e Carmelo Rifici.

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BELLOFATTO MICHELA - 2 LICEO STRADIVARI

Il 20 febbraio, al Teatro Ponchielli è andato in scena Processo Galileo, di Angela Dematté e Fabrizio Sinisi, regia di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, drammaturgia di Simona Gonella. La rappresentazione è stata preceduta da una significativa esposizione, al ridotto del Ponchielli, cui hanno lavorato studenti dei Licei Artistico Stradivari e Scientifico Aselli. Ispirato alla vita e all’opera di Galileo, lo spettacolo ruota intorno a problemi scientifici e a grandi misteri del nostro tempo. Galileo, fisico e filosofo della natura, è considerato il padre della scienza moderna, sostenitore della teoria copernicana eliocentrica e per questo processato. L’inquisizione si svolse a Roma nell’aprile del 1633 e si concluse il 22 giugno dello stesso anno con la condanna per “veemente sospetto di eresia” e con l’abiura forzata delle sue concezioni astronomiche. Il Processo Galileo si compone di tre storie, tre momenti uniti in un unico spettacolo, un prologo, un presente e un futuro. Tre sequenze che corrispondono ad altrettanti processi che indagano su destini e interrogativi del mondo contemporaneo e di quella che oggi chiamiamo modernità. Un passato a cui non si vuole rinunciare, per continuare con le proprie idee, senza cambiare il proprio modo di vivere, più semplice e privo di altre domande. Con la paura di apprendere ‘altro’ e ribaltare in questo modo il proprio stile di vita. Un presente pieno di scoperte ancora in corso, con l’emozione e la voglia di comprendere ciò che ci circonda e un futuro incerto, per cui abbiamo paura di andare oltre perché altrimenti non avremmo più un modo diverso di vedere le cose, perché ormai ci diranno già come guardarle e sentirle. Ciò che risaltava di più era l’orto, che accomuna le vite di ogni personaggio: l’idea di un nuovo mondo, forse non ancora pronti per affrontarlo. Al centro una tastiera suonata da una giovane ricercatrice che è il nostro presente: confusa e incerta e all’inizio desiderosa di conoscere, ma alla fine espressione delle inquietudini filosofiche, rispetto a un futuro in cui le macchine saranno parte sempre più integrante delle nostre vite. Sul palco uno spazio libero in modo che le luci, i suoni e gli attori potessero dare la massima espressione. Grande l’interpretazione di Luca Lazzareschi, nei panni di Galileo, che rappresenta al meglio lo stato d’animo dello scienziato.

BENEDINI RICCARDO – 3 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Uno spettacolo ambientato nel XVII secolo questo è stato “Processo Galileo” di Angela Demattè e Fabrizio Sinisi, con Luca Lazzareschi, Milvia Marigliano, Catherine Bertoni de Laet, Giovanni Drago, Roberta Ricciardi, Isacco Venturini, e la regia di Andrea de Rosa e Carmelo Rifici. Le scene erano di Daniela Spanò e i costumi di Margherita Baldoni.
Galileo Galilei, scienziato del XVII secolo, viene accusato dal Tribunale dell’Inquisizione di eresia a causa delle sue teorie astronomiche che vedono il sole fermo al centro dell’universo e i pianeti che vi orbitano intorno, contro la visione geocentrica aristotelica promossa dalla Chiesa Romana. Galileo sarà costretto ad abiurare le sue teorie per non essere condannato a morte, ma resterà un punto di riferimento per tutti gli scienziati delle epoche successive.
Ritmo molto veloce, che presume un’alta concentrazione del pubblico. Gli attori, infatti, dialogano fra loro in modo molto incalzante e le scene si susseguono l’un l’alta senza pause fra una e l’altra. Nonostante ciò, la bravura degli attori non ha permesso la distrazione degli spettatori. Hanno infatti interpretato il proprio personaggio come se stessero vivendo realmente la vicenda recitata.
Scenografia molto curata nei dettagli nella quale vi erano elementi quali l’orto o il pianoforte che rappresentavano più scene e costumi classici e semplici, adatti ai personaggi. Luci adatte alla rappresentazione e mai troppo abbaglianti e suoni anche intensi e persistenti, che contribuiscono molto alla concentrazione e all’immedesimazione del pubblico. Per esempio, quando si parla di elettroni vengono proposti suoni molto veloci che danno l’idea della velocità dell’elettrone.
Spettacolo non semplicissimo con vicende che si susseguono molto rapidamente, ma molto coinvolgente. Originale la presenza del personaggio che, citando vari eventi della storia, ha cercato di attualizzare la condanna di Galileo.

BENVENUTO ELEONORA – 2 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Mercoledì 21 febbraio, presso il Teatro Ponchielli di Cremona, ho assistito allo spettacolo di prosa “Processo Galileo” di Angela Demattè e Fabrizio Sinisi, liberamente ispirato alla vita e all’opera di Galileo Galilei, messo in scena attraverso una collaborazione artistica e produttiva unica nel panorama teatrale odierno.
Lo spettacolo si suddivide in tre scene differenti, tre momenti unici riuniti in un unico racconto: un passato storico in cui viene pronunciata l’abiura di Galileo; un presente dove una giovane donna indaga i drammi e le diverse visioni della scienza partendo dalla figura di Galileo, esprimendo anche una notevole bravura e coinvolgimento nell’esposizione di oltre cinquanta stelle; e un futuro nel quale ogni realismo viene smentito e i personaggi individuati come invettiva contro Galileo.
Galileo è considerato il padre della scienza moderna, infatti egli è il primo a smentire i cieli aristotelici affermano una nuova rappresentazione del mondo rispetto a quella fissata nel passato, creando un’unione tra scienza e teologia. Inoltre, egli viene anche visto come il portavoce di un processo storico e culturale che ha unito il sapere scientifico alla capacità tecnica.
Lo spettacolo è intervallato da alcune pause lunghe con dialoghi tra i vari personaggi presenti sul palco con altre scene più coinvolgenti nelle quali i protagonisti alzano il tono della voce facendo prevalere il loro discorso con l’aiuto di movimenti naturali o con alcuni strumenti sul palco.
Ad attirare maggiormente l’attenzione dello spettatore sono stati sicuramenti i toni e volumi alti e le diverse azioni compiute dai personaggi nel corso della vicenda.
Infine, molto coinvolgente è stata la capacità di rielaborazione, memorizzazione e recitazione dei vari protagonisti che sono stati in grado di reggere uno spettacolo di oltre novanta minuti in maniera celebre, raffigurando tutti gli aspetti, sia positivi che negativi, dell’abiura e seguente conseguenza di Galileo Galilei.

FYSHEKU NICOLE – 3 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Audience strabiliata nella serata del 21 febbraio al teatro Ponchielli di Cremona con lo spettacolo in prosa “Processo a Galileo”.
Partendo dal trascorso di Galileo lo spettacolo si è poi ramificato in moltissime questioni e dinamiche sociali e politiche, che si relazionavano con lo sviluppo della scienza e alle nuove scoperte nel corso dei secoli. Dal processo a Galileo, con cui fu costretto ad abiurare le sue teorie e scoperte, poiché andavano contro le Sacre Scritture, ai nostri giorni quando una giovane, ammiratrice delle innovazioni scientifiche e della relazione tra sviluppo e intelletto, deve scrivere un articolo sul rapporto tra scienza e società.
I diversi dialoghi tra Galileo e Angela si concentrano sulle innovazioni create nel corso dei secoli e le loro conseguenze nella nostra vita. Le emozioni, gli stati d'animo e le ideologie espresse dai personaggi durante i loro monologhi sono stati accentuati da rumori battenti e acuti, che potevano rappresentare l'angoscia che provava la protagonista di fronte a tante correnti di pensiero e l'incomprensione da parte sua sul suo ruolo all'interno del meccanismo della vita.
Gli attori si sono distinti per la loro bravura nel trasmettere gli stati d'animo dei personaggi con una fluidità e passione da togliere il fiato; allo spettatore sembrava di essere lui stesso all'interno della scena e di essere immerso nelle vicende. Inoltre, la scenografia era alquanto interessante e diversa dal solito; Il palco era, infatti, colmo di oggetti di scena. In particolare, un pianoforte e una poltrona, dove solitamente sedeva la giovane, facevano da elementi di raccordo tra le varie scene.
Questo spettacolo è sicuramente più adatto ad un pubblico amante di un registro alto, che riesca a comprendere tutti i messaggi e i riferimenti a scoperte e teorie scientifiche abbastanza complesse. Oltre a ciò, anche i miscugli tra le varie realtà, con personaggi che passano improvvisamente da un ruolo all'altro lasciavano inizialmente un forte frastornamento. Grazie ai contrasti cromatici, il lavoro delle luci e i suoni ridondanti, l'intera rappresentazione sembrava una scena drammatica di un film di fantascienza, ciò ha reso lo spettacolo davvero coinvolgente per lo spettatore.

GIURGIA FEDERICA PAOLA - 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Scienza, coscienza o sapienza? Nella fredda serata del 21 febbraio è andato in scena al Ponchielli lo spettacolo “Processo Galileo”, capolavoro singolare di Angela Dematté, Fabrizio Sinisi e i drammaturghi Simona Gonella e Marzio Gandola che hanno creato il personaggio della giovane ricercatrice Angela (interpretata da Catherine Bertoni de Laet). Le sue idee sono le vere protagoniste. Vuole risposte concrete che non sa se cercare nella ragione o nel divino. La nascita della scienza moderna basata sul metodo sperimentale nel periodo del XVII secolo è contrapposta al tema religioso rigoroso. L’interpretazione dei confusi pensieri di Angela sono rappresentati in un’esibizione di tre momenti uniti, a cui partecipano vari personaggi ormai fantasmi: La madre (Milva Marigliano) che esprime idee di leggerezza, Galileo Galileo (Luca Lazzareschi) nel momento della sua abiura nel 22 giugno 1633. Gli aspetti rivoluzionari sono riservati al fantastico attore Isacco Venturini, a cui è affidata l’ultima parte. Un’esortazione alla lenta scoperta della differenza tra finito e infinito accompagnata da meste musiche di pianoforte: elemento posto in primo piano e suonato dalla stessa Angela. La scena è formata da: tombe dei co-protagonisti e una lavagna posta in secondo piano; il classico articolo che simboleggia, tra le varie cose, anche la sapienza. I pannelli di luci calde sono regolati da Pasquale Mari e giocano un ruolo fondamentale nell’esposizione delle emozioni, angosciose I costumi affidati a Margherita Baldoni, sono semplici e austeri. I costumi sono elementi subordinati, l’obiettivo è il messaggio della soddisfazione nella scoperta al passato, futuro e presente. Novanta minuti di pura perfezione accentuati dagli abbondanti applausi del pubblico, principalmente composto da studenti. Le mie aspettative sono state superate. 

SOLDI DAVIDE - 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

SCONTRO TRA SAPERE ED IGNORANZA
Il 21 febbraio si è svolta al teatro Ponchielli di Cremona la rappresentazione “Processo Galileo”, con la partecipazione di Luca Lazzareschi, Milvia Marigliano, Catherine Bertoni de Laet, Giovanni Drago, Roberta Ricciardi ed Isacco Venturini.
Lo spettacolo, con la regia di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, inizia improvvisamente con l’entrata di Galileo e, di seguito, con il passare del tempo con quella del resto degli attori. All’inizio l’ambientazione storica sembra essere del 1600, infatti nella prima parte della rappresentazione Galileo è implorato da sua figlia di non mettere in dubbio la religione cristiana e gli scienziati più importanti come Aristotele e di abbandonare le sue teorie, con le quali aveva ipotizzato che fosse la terra a girare intorno al sole e non il contrario. Galileo nonostante i pericoli non si convince e viene accusato di eresia contro la chiesa, nonostante lui sia cristiano e non sia in opposizione alla Chiesa. Poi l’ambientazione temporale della scena cambia passando al presente e l'attrice che suonava il pianoforte e che precedentemente era in secondo piano si immagina nella testa una serie di avvenimenti con come protagonisti sua mamma, Galileo, la figlia di Galileo, un allievo dello scienziato ed infine un attore che rappresenta l’ignoranza. L’ ignoranza si scontra con Galileo in un acceso litigio ed in seguito sempre il personaggio che impersonava l’incultura diffonde l’ignoranza su tutti gli altri attori, eccetto Galileo che infine riporta l’ordine.
La scena sul palco era formata dal pianoforte, da pannelli metallici, una lavagna, una poltrona, un paio di tavoli con sopra delle piante, un piccolo orto e delle luci pendenti dal soffitto. La recitazione degli attori, accompagnata dal suono del pianoforte l’ ho apprezzata molto, si notava che erano esperti. Infine, anche le luci e i suoni erano molto azzeccati, come per esempio il fischio metallico che si poteva udire durante lo scontro tra Galileo e l’ignoranza.
Secondo me è stato il migliore spettacolo che abbia mai visto finora, l’unico suo problema era l’ambientazione temporale che non si capiva benissimo; lo consiglio a tutti coloro che sono interessati nella scienza e nell’ intelligenza del genere umano, interpretata come una grande macchina complessa.

LENA ALBERTO – 4 LICEO SCIENTIFICO

È stata l’opportunità di poter instaurare un dialogo tra passato, presente e futuro a portare il pubblico al Teatro Ponchielli nella sera del 20 febbraio per la visione di Processo Galileo, diretto dai registi Andrea De Rosa e Carmelo Rifici e scritto da Angela Dematté e Fabrizio Sinisi. Il filo conduttore di queste tre diverse epoche è stato proprio Galileo, interpretato da Luca Lazzareschi. Angela (interpretata da Catherine Bertoni de Laet) ha analizzato il materiale storico riguardante il processo. La scenografia e la drammaturgia hanno catapultato con successo lo spettatore nell’atmosfera seicentesca. La velocità e la austerità con cui sono stati articolati i capi d’accusa a carico dello scienziato hanno reso il momento ancora più intenso. Nel dialogo tra Angela e la madre (Milvia Marigliano) è emersa la contrapposizione tra la stessa curiosità nei confronti dell’ignoto, che aveva a suo tempo caratterizzato Galileo, e uno spirito conservatore e prudente. Ma perché Galileo non si è accontentato dei dogmi, evitando così di andare contro la Chiesa? È meglio seguire la curiosità o accontentarsi esclusivamente di ciò che ci viene detto? Ascoltiamo la madre o Galileo? La tradizione o l’innovazione? La musica segue la vicenda diventando sempre più intensa in questi punti critici e anche le luci conferiscono drammaticità al momento. Il personaggio di Milvia Marigliano si è fatto portavoce della saggezza popolare e ci sono state anche alcune brevi risate tra il pubblico. Anche il pessimismo ha voce in capitolo: non si può più fermare Galileo e ciò che è iniziato deve proseguire. Nel mentre una voce ha continuato a numerare i corpi celesti scoperti dallo scienziato. Dieci, venti, trenta, fino ad arrivare a più di settanta. Si è chiesto più di una volta lo spettatore: ma quando finisce di contare? La risposta è sempre la stessa: non smetterà mai. È stato uno spettacolo basato sul contrasto tra due elementi e questo lo si è visto anche alla fine: più luce, dicono tutti, ma, al contrario, la luminosità della scena diminuisce sempre di più fino a scomparire. La situazione iniziale alla fine dello spettacolo viene ribaltata: chi all’inizio aveva perseguitato è stato poi oppresso e chi all’inizio era stato sottoposto al silenzio potrà parlare per sempre. È un nuovo punto di partenza o è l’inizio della fine?

LODIGIANI SARA - 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Martedì e mercoledì 20 e 21 febbraio è andato in scena lo spettacolo teatrale “Processo Galileo”, scritto da Angela Dematté e Fabrizio Sinisi, con regia di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici. La nascita di questo lavoro è particolare: i due registi dopo aver scoperto di star lavorando ad uno spettacolo dai caratteri molto simili decidono di unirsi per svilupparne uno che unisse i pensieri di entrambi.
Nell’opera possiamo distinguere ben tre fasce temporali: l’antico, che si trova nel prologo di Galileo in cui racconta della sua abiura davanti ai giudici del Sant’Uffizio, il moderno, ovvero una giovane donna che deve scrivere per una rivista riguardo le controversie della scienza, e il futuro, sempre molto discusso, in cui la figura di Galileo si alzerà a portavoce della scienza e del progresso.
La presenza di un lutto importante, la morte della madre, influenzerà però la donna nella sua scrittura, che sarà travolta da un flusso di pensieri discontinui e irrazionali, intraprendendo un percorso che farà riflettere sulla visione del mondo dai suoi occhi.
La donna ascolterà anche i consigli e le affermazioni della madre, interpretata dalla carismatica Milvia Marigliano, e quelli di Galileo Galilei, i quali saranno spesso molto differenti siccome la donna era relegata a una società contadina ma soprattutto religiosa.
Il contesto molto minimale in cui si è svolta la narrazione lascia aperta la porta dell’immaginazione, la decisione di dare al pianoforte un ruolo così importante mi affascina, ma anche della terra, che a mio parere “richiama” al passato, all’antico.
La capacità recitativa degli attori è stata notevole, le parole ben scandite permettevano a tutti i presenti di comprendere, ascoltare e riflettere; la bravura nell’immedesimarsi degli attori, con particolare apprezzamento verso Roberta Ricciardi che ha interpretato la figlia di Galilei, Virginia, ha reso lo spettacolo molto realistico, tanto da lasciare un ampio spazio di riflessione personale, cosa che ho gradito molto.
Lo spettacolo è stato molto ritmato, coinvolgete e entusiasmante; alla fine dell’opera si è alzato un grande applauso durato minuti poiché il pubblico è rimasto affascinato dalla bravura degli attori ma anche di tutte le persone che si sono spese per metterlo in scena.

MORETTI CHIARA – 4 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Rotti i cieli dall’uomo che osò, i frantumi taglienti imbrattano di tinta vermiglia le mani avvinghiate alla sanguigna. Schizzi ritraenti il numero sovrano generano dei e demoni che ottenebrano la legittimità della ricerca. Il conoscitore impuro ha un corpo deteriorabile e una mente analitica che si sostituisce all’anima, pondera ogni variabile. Ama intimamente l’aumento di entropia interiore che l’indeterminato gli arreca. Muta volto nel fluire del tempo, eternamente votato alla formalizzazione. Identifica sé stesso in una singolarità, un essere ignoto diviso tra lo specchio delle sensate esperienze e le forza d’attrazione dell’equazione divina. L’uomo che sperimenta è elemento di una progressione con ragione nello sviluppo di una mente collettiva con istinto alla compassione. Dalla fusione tra scienza e coscienza deriva una supernova, un’esplosione stellare dal destino moltiforme. Galileo Galilei. Il primo ad ingaggiare un affronto nel wormhole tra le verità precostituite e il carattere sperimentale del proprio nunctius. Fautore del codice della natura, richiede con insistenza animata da umiltà le chiavi dell’universo. La conclusione travagliata dell’esistenza non ha permeato la sua bramosia di luce, chiarore ottenuto lontano dal meccanicismo del “connettoma” di inclementi macchine. Mai muove sfiducia all’umanità, conforta i disillusi riguardo alla scienza, gli scettici sulla tecnica, infine i cari sul proprio destino.
È una figura spettacolare umanizzata magistralmente il 21 febbraio al Teatro Ponchielli da Andrea De Rosa e Carmelo Rifici. È delineato sul palco evocativo un contrasto di intenti in una dimensione atemporale, alcuni a difendere la dignità dell’operato dell’uomo, altri ad esaltare la staticità corroborante della propria condizione. Con il susseguirsi di luci ed ombre coronato dall’essenziale costante del pianoforte, la relazione con la figlia e l’alleato Benedetto si intreccia con le ambizioni di una giovane giornalista e il contrasto a tinte chiaroscurali con la madre. Il dualismo tra cura e conoscenza, il carattere eterno delle macchine contrariamente alla caducità della transizione terrena e la legittimità dei percorsi di conoscenza sono gli interrogativi che la rappresentazione presenta, ma intenzionalmente non risolve. Non valutazioni meramente giuridiche, ma l’evoluzione del lascito del magnate sono il fulcro del processo di Galileo.

BANDERA ALICE – 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

PROCESSO GALILEO: TRA SEICENTO E I GIORNI NOSTRI
Processo Galileo è uno spettacolo dedicato alla vita di Galileo Galilei, vista sia dalla parte filosofica che da quella scientifica. Il protagonista però non è lo studioso seicentesco, bensì Angela, una giornalista odierna: l’intero racconto è visto con i suoi occhi, come se fosse tutto uno spettacolo nella sua mente.
Questa giornalista deve scrivere un articolo sul progresso scientifico e su quello che lei ne pensa. Ed è così che inizia il racconto: Angela, interpretata da Catherine Bertoni de Laet, vive nella sua mente dei dialoghi con la defunta madre, interpretata da Milvia Marigliano, e con il grande scienziato, interpretato da Luca Lazzareschi, e in alcuni punti vengono presentate appunto anche parti della vita di Galileo e dei suoi seguaci.
In questo spettacolo viene reso in modo molto chiaro il fatto che Galilei, formulando e successivamente pubblicando le sue teorie sui moti dei pianeti, abbia “aperto” i cieli aristotelici, proponendo un modello del mondo alquanto diverso da quello che la Chiesa e gli altri studiosi dell’antichità avevano stabilito. Facendo questo però, aveva sconvolto la mentalità delle persone dell’epoca, strappate dalla rassicurante teoria geocentrica, che avevano assistito alla nascita di una nuova stella e ne erano rimasti scombussolati. Questo particolare momento è rappresentato benissimo dalla Marigliano, quando interpreta una ragazza che, il giorno del suo compleanno, vede apparire la stella neonata.
Le luci seguivano perfettamente i movimenti dei personaggi, mettendo in luce di volta in volta i vari personaggi che parlavano e cambiando anche i colori per accompagnare gli stati d’animo dei personaggi.
La sceneggiatura era composta da un piano al centro del palco, e a fianco una lavagna; sul resto del palco erano posizionati quattro pannelli con della terra, usati da vari personaggi: per esempio la madre di Angela zappava uno dei pannelli, che rappresentava un orto. Nell’ultima parte dello spettacolo, inoltre i personaggi oppositori al progresso della macchina sollevano, tramite corde, i pannelli, rovesciandovi la terra soprastante, e iniziando a “percuoterli”, per accentuare il clima dell'opposizione.

PREMI LUDOVICA – 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Una scena aperta, priva di ogni frapposizione tra un palcoscenico vasto e il pubblico al cui ingresso nulla si svela, accoglie gli spettatori di “Processo Galileo”, scritto da Angela Dematté e Fabrizio Sinisi con la regia di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, andato in scena martedì 20 febbraio al teatro Ponchielli. L’intera opera si divide tra passato, presente e futuro in cui la figura di Galileo (interpretato da Luca Lazzareschi) rimane centrale, due volte imputato, ora paladino della scienza, infine simbolo dell’inarrestabile tentativo della tecnologia di sopraffare l’umano. Nel prologo, durante il processo del 1633, Galileo è dolente e impotente dinnanzi alla Santa Inquisizione, una donna in abito cremisi (Milvia Marigliano), che lo costringe ad abiurare, uccidendo la scienza per salvare sè stesso. Ma, da interprete della tradizione fideistica, eccola trasformarsi nella rappresentazione della saggezza materna: come Virginia, figlia di Galileo, supplicava il padre di distogliere lo sguardo dal cielo e tornare a dedicarsi alla cura dell’orto, così il ricordo di questa madre, simbolo di tradizione e natura, che coltiva la sua proda, distrae la figlia Angela (Catherine Bertoni de Laet) dalla sua incessante ricerca di risposte e dal suo bisogno di conoscenza, quella che da sempre opprime l’animo umano, in particolare in un presente in cui è impossibile affrontare l’esperienza del lutto laddove la scienza ha preso il sopravvento sul potere escatologico della religione e privato la vita quotidiana della sua poesia, trasformando la bellezza in un codice. Instaura quindi un dialogo con Galileo, necessitando di risposte etiche e morali. Infine la conversazione volge a un dialogo sulla visione del futuro, in cui tutto ciò che è partito da Galileo culmina in una visione distopica di una realtà dove l’uomo perde la sua autonomia fondendosi con le macchine, e la ricerca scientifica s’intreccia con l’avanzamento tecnologico, come poi enunciato nella conclusione dello spettacolo: “Galileo non si può fermare... Più luce, più luce”. Emerge per ultima la figura di una sorta di rivoluzionario, interpretato da Isacco Venturini, che dà voce a tutti coloro che nei secoli si sono opposti al progresso tecnologico, e risuona allora inevitabile la domanda che Angela pone a Galileo: “Secondo lei, nel mondo scientifico, è lecito ogni percorso di conoscenza?”.

PRIORI RICCARDO – 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

PROCESSO GALILEO: IL LUME DELLA RAGIONE
Mercoledì 21 febbraio al teatro Ponchielli è andato in scena lo spettacolo “Processo Galileo” per la regia di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, liberamente tratto dalla vita e dall’opera di Galileo Galilei. In una scenografia caratterizzata da un fondale scuro e da arredi essenziali, tra i quali su un pavimento cosparso di terra spiccano una lavagna, un orto che sembra sospeso e una tastiera, il cannocchiale e il microscopio, l’opera si sviluppa in tre momenti temporalmente distanti.
Nella prima parte viene ripercorso il Processo a Galileo con la lettura delle accuse allo scienziato e la supplica da parte della figlia ad abiurare le proprie teorie rivoluzionarie per non morire; nella seconda con un salto temporale ai giorni nostri la protagonista Angela, sofferente per la perdita della madre, dialoga con lo spirito di questa e con quello di Galileo con il quale si confronta, parlando della scienza e della fiducia nel progresso tecnologico, cercando di trovare risposte ai suoi dubbi e incertezze.
Nella terza parte i protagonisti sono personaggi di epoche diverse che interagiscono e discutono tra loro avendo idee e culture a sé stanti e contrastanti: tra tutti spicca il giovane militante che accusa la scienza di essere troppo fredda e di impedirgli di cogliere la bellezza e la naturalezza delle cose, reclamando il suo diritto a essere libero e “stupido” per potere vedere le stelle ed emozionarsi. Galileo anche fisicamente non riesce ad avvicinarsi al milite, quasi come a significare che la scienza non si può avvicinare all’irrazionale.
In questa parte l’opera a mio parere è confusa ed il rapporto tra i personaggi non sempre è di immediata comprensione.
Il rapporto tra scienza e fede, tra scienza e potere e tra scienza e verità è il centro intorno al quale l’opera si sviluppa: la luce della scienza, rappresentata da un lume che rimane acceso durante tutta l’opera, è elemento fisso e fondamentale: è la prima cosa che gli attori portano in scena ed è l’ultimo elemento che nel finale viene spento da Galileo.

TOMASONI GABRIELE – 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Nella serata di mercoledì 21 febbraio  è andato in scena  “Processo Galileo”, scritto da Angela Dematté e Fabrizio Sinisi, con la regia di  Andrea De Rosa e Carmelo Rifici. Una trama piuttosto complessa e suddivisa in tre parti è alla base della vicenda. Si comincia con la severa inquisizione intenta a spezzare le ali di Galileo, che già nel 1600 era pronto a volare oltre le superstizioni e all’irrazionalità. Si prosegue con Angela, una giovane madre che analizza il processo del celeberrimo scienziato, scoprendo frammenti di  lettere che la figlia di Galilei gli spediva dal convento. Si conclude infine con un futuro indefinito, in cui la ragione si sgretola, lasciando posto alle macchine e all’ignoranza. Il palcoscenico appare pieno ma allo stesso tempo spazioso: sullo sfondo è presente una grossa lavagna, mentre proprio nel centro è situato un pianoforte, simbolo dell’ unione tra la perfezione della macchina e la bellezza umana. Il tema è incentrato su argomenti difficili, quali la contrapposizione tra la Chiesa e la scienza, tra razionalità ed irrazionalità, tra il sapere e l’ignoranza. Il linguaggio utilizzato è anch’esso molto specifico e di non facile comprensione. La sovrapposizione dei lassi temporali diventa talvolta eccessivamente confusa e i personaggi sembrano confondersi, dando allo spettatore un senso di impotenza di fronte ad una rappresentazione così caotica. Un altro tema ripetitivo è costituito dalle continue cadute e dai conseguenti boati che stanno a rappresentare la lotta già persa contro il progresso che avanza inesorabile. Scelta dei costumi azzeccata da parte di Margherita Baldoni, che sceglie abiti eleganti per i personaggi del passato e del futuro e abiti casual per Angela, l’interprete del presente. Lo spettacolo si conclude poco dopo le dieci, con Galileo che alla fine sovrasta le tenebre dell’ignoranza proponendosi come la vera luce.

BEATRICE VACCARO – 4 LICEO CLASSICO MANIN

Una platea di spettatori, tra cui molti giovanissimi, quasi stordita. Gli sguardi fissi sulla scena spaziosa, senza quinte; tutto è a vista: corde, una lavagna, nel mezzo un pianoforte. Novanta minuti di silenzio, per non perdere nemmeno un sussurro dalle voci, sapientemente amalgamate, dei sei attori. “Processo Galileo”, al Teatro Ponchielli di Cremona, martedì 20 e mercoledì 21 febbraio, induce il pubblico a interrogarsi, complice anche l’esperienza della recente pandemia, sul rapporto tra scienza e società, tra ragione e fede. La riflessione dei due autori, Angela Demattè e Fabrizio Sinisi, sull’impatto che la tecnica ha sulla nostra vita e sulla socialità acquista “forma scenica” grazie al lavoro dei registi, Andrea De Rosa e Carmelo Rifici. Il titolo allude al processo a cui fu sottoposto Galileo Galilei nel 1633 dalla Santa Inquisizione, a causa delle sue teorie rivoluzionarie, ma in realtà solo il prologo è costruito attraverso gli atti giudiziari dell’epoca. Il tema è più ampio e ripercorre l’inarrestabile processo storico a cui lo scienziato, nonostante l’abiura, ha dato il via, dal tempo in cui la cultura scientifica era inscindibile da quella umanistica al progressivo governo delle macchine. Le ansie e i dubbi dello spettatore, nella parte centrale della rappresentazione, sono affidate al suo alter ego in scena: Angela, una giovane intellettuale che, impegnata a scrivere un articolo sul rapporto tra scienza e società, si trova a dover affrontare la morte della madre. Privata del conforto della fede, anche del rito per elaborare il lutto (la mamma sceglie di farsi cremare), alla donna non resta che un inaccettabile dolore. Angela ne attribuisce la colpa a Galileo: la sua rivoluzione ha creato un vuoto incolmabile, le risposte logiche e razionali dello scienziato, che identifica l’anima con la mente, non riescono a dare una spiegazione a tutto. Forse ha ragione il fantasma della madre quando dice alla figlia di farle dire una messa, che male non fa. La concretezza della mamma è ben rappresentata dalla terra, raccolta sul palco in vasche rettangolari, in cui la donna affonda le mani e gli occhi; all’estremo opposto la ragazza che, nell’ultima parte dello spettacolo, sguardo verso il cielo, conta le stelle. La sua cantilena fa da sottofondo all’invettiva di un giovane: luddista del XIX secolo o attivista di Greta Thumberg, si ribella alle contraddizioni della scienza e della tecnica, che hanno assunto il controllo di ogni aspetto dell’esistenza umana. L’attualità dei temi trattati, già cari a Galileo, è resa anche dai costumi, che riescono a richiamare l’iconografia dei personaggi storici, ma ad essere senza tempo. Strepitoso il cast, amalgama perfetta tra attori di esperienza (Luca Lazzareschi nei panni di Galileo e Milvia Marigliano in quelli della madre) e giovani freschi di scuola.

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