L'ANALISI
CINEMA
13 Febbraio 2024 - 11:59
Jacopo Alfano e un fotogramma del film ‘Napoleon’
CREMONA - Dal liceo artistico Munari di Cremona alla Libera Accademia di Belle Arti di Brescia, da Roma a Montreal, dove oggi lavora come concept artist per il cinema presso la MPC, Moving Picture Company, l’agenzia candidata all’Oscar per gli effetti speciali del film ‘Napoleon’ di Ridley Scott. Un percorso professionale quello di Jacopo Alfano, 34 anni, cremonese, in Canada dal 2021, perseguito con tenacia, determinazione e sacrifici, disseminato di dubbi e delusioni, ripensamenti e cambiamenti di passo.
Dal Munari a Montreal, come è arrivato a lavorare per MPC?
«Mi piacerebbe dire che è stato facile ma non è affatto così. Nonostante abbia sempre amato il disegno e pensato di intraprendere una carriera artistica, ci sono stati due periodi in cui queste certezze sono venute meno. Il primo nel 2009 dopo la maturità al Liceo artistico Munari che ancora porto nel cuore. Ci tengo a ringraziare la professoressa Gianna Machiavelli che mi ha insegnato i fondamentali del disegno. In quell’anno ho provato ad arruolarmi nell’esercito. Ero convinto che non esistesse futuro per un ragazzo di 18 anni a Cremona, i social media erano acerbi e vi erano pochissime informazioni online. Non mi presero, ma fu un bene perché mi iscrissi alla LABA di Brescia, indirizzo Design. Dopo la triennale mi sono lanciato nella ricerca di tirocini negli studi di design, senza esito. Però all’università ho scoperto il concept design e il disegno digitale grazie all’utilizzo di una penna grafica, tipo quelle che si usano per i tablet adesso. Mi si è aperto un mondo e mi sono reso conto che vi erano tantissime carriere artistiche nel cinema che richiedevano la conoscenza di basi artistiche e del disegno digitale. Realizzai per la prima volta che lavorare nel cinema come artista non era desiderio impossibile».
La professione, però, stentava a decollare..
«Ecco il secondo periodo buio. Per darmi una scossa decisi di fare un’esperienza che va contro ogni tratto della mia personalità... l’animatore in villaggio! Ha funzionato, sono tornato con una nuova mentalità. A Roma mi sono iscritto a un corso breve di effetti visivi digitali e intanto lavoravo come custode al teatro Brancaccio per due soldi e con un tirocinio di sei mesi. Allo stesso tempo ho iniziato a collaborare con Pro World Studio di Cremona, ci tengo a menzionarlo perché, paradossalmente, in tutti questi anni di ricerca gli unici disposti a darmi una possibilità concreta sono stati i miei coetanei».
Tirocinio dopo tirocinio, non sempre retribuito, e finalmente la grande occasione....
«Fortunatamente Frame by Frame, uno degli studi di effetti visivi italiani più grandi d’Italia, si stava espandendo per creare progetti come ‘Amica Geniale 2’ in onda su HBO. Lì ho iniziato la mia carriera come matte painter ed è in quell’ambiente che ho conosciuto tanti artisti italiani con molta esperienza nel campo cinematografico. Mi sono tolto alcune soddisfazioni come il premio David di Donatello migliori effetti visivi per il film ‘Siccità’ di Paolo Virzì, mi sentivo pronto per lavorare all’estero. Ho ricevuto due offerte identiche da Londra e Montreal, ho scelto la seconda».
Lavora come ‘matte painter’ e ‘concept artist’ per il cinema. Che cosa significa? In che cosa consiste il lavoro?
«Matte painter e concept artist sono ruoli artistici diversi che contribuiscono alla realizzazione di un film. Il matte painter si potrebbe tradurre in italiano come scenografo digitale, principalmente il mio compito è quello di creare sfondi e ambienti fotorealistici digitali per film, serie tv o videogame, utilizzando Photoshop e software 3D. Abbiamo molti altri compiti come creare ferite sui corpi, macchie di sangue, rimuovere oggetti in digitale, migliorare le immagini generate al computer aggiungendo dettagli. Insomma tutto quello che può venire in mente con la parola fotomontaggio. Il concept artist, invece, interviene in una fase precedente dove bisogna sviluppare idee e concetti in maniera visiva per scopi creativi oppure per capire come affrontare le sfide tecniche».
Un po’ complicato... Può fare qualche esempio pratico?
«Nel film Napoleon, ad esempio, le scene ambientate al Louvre sono state in realtà girate in Inghilterra al palazzo Bleinheim, una monumentale residenza di campagna situata nell’Oxfordshire. Come concept artist il mio compito era quello di rendere quel palazzo il più simile possibile al Louvre senza stravolgerne la struttura. Una volta approvato il design del ‘finto’ Louvre, viene passato al dipartimento 3D che lo ricrea alla perfezione basandosi sul mio design, dalla posizione delle torri fino alle forme delle siepi decorative. Stesso processo è avvenuto nel posizionamento dei soldati nelle scene di battaglia in Waterloo, sono serviti concept per capire come distribuire migliaia di soldati su un campo di battaglia cercando di creare una composizione visiva interessante. Il concept artist può permettersi di usare una tecnica più pittorica senza preoccuparsi troppo del realismo o altre specifiche tecniche».
Come è avvenuto l’incontro con il regista Ridley Scott?
«Abbiamo avuto contatti diretti con il supervisore degli effetti visivi che fa parte del suo team, Ridley Scott lo vedevamo in qualche videochiamata e ci dava delle note scritte sulle scene a cui stavamo lavorando. So che ha apprezzato particolarmente un cielo che ho creato in una scena — anche i cieli nella battaglia di Waterloo sono creati in Photoshop —: una soddisfazione inaspettata.
Napoleon è candidato all’Oscar per i migliori effetti speciali. Merito anche suo.
«È un lavoro di squadra enorme, c’è chi contribuisce di più, chi meno. Io ho fatto la mia parte e sono stato sul progetto fin dall’inizio. Il grosso del merito va sicuramente ai supervisori generali che, giustamente, sono quelli che salgono sul palco a ritirare l’Oscar, se mai lo avremo...».
Come ci si prepara a un lavoro così complesso? Che cosa si studia?
«Le produzioni assumono esperti di storia e forniscono materiale e informazioni, ma il più della ricerca a volte si fa da soli. Poi dipende da quanto il regista voglia seguire fedelmente il realismo storico. Ad esempio per creare i cadaveri dei soldati sul campo di battaglia ho usato come riferimento immagini della rievocazione storica che si tiene ogni anno a Waterloo.».
Un suggerimento a chi desidera intraprendere un percorso professionale simile al suo?
«In Italia è difficile far crescere il talento, so che sono un po’ polemico ma da questo punto di vista siamo molto indietro, come si usa dire. Mi prendo però una piccola rivincita: in primavera aprirà a Roma la scuola di effetti visivi Blurry Bones VFX. Fra i docenti di sarò anch’io».
Cremona è sempre nel cuore?
«Cerco di tornare una volta all’anno. Ho ancora amici e famiglia e faccio molta pubblicità all’estero per il turismo cremonese. Quando faccio vedere le foto di Cremona a canadesi e americani rimangono a bocca aperta».
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