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#DIRITTODICRITICA: 'I Sette contro Tebe, le recensioni degli studenti

Nuovo appuntamento con l'iniziativa organizzata dal giornale 'La Provincia' e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli

La Provincia Redazione

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31 Gennaio 2024 - 16:49

#DIRITTODICRITICA: 'I Sette contro Tebe, le recensioni degli studenti

CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è I Sette contro Tebe di Eschilo, con la regia de I sacchi di sabbia e Massimiliano Civica

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BANDERA ALICE - 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

UNA TRAGEDIA RESA COMICA
In questo spettacolo I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica riprendono la tragedia arcaica di Eschilo e la presentano in modo tragicomico.
L’opera narra la storia di Eteocle e Polinice, i figli gemelli di Edipo: non poterono ereditare il trono entrambi, per questo decisero di accordarsi per governare a turno. Si decise che Eteocle sarebbe stato il primo a regnare, ma appena salito al trono questo fece catturare il fratello e lo fece allontanare dalla città. Successivamente all’esilio forzato Polinice decise di stringere un’alleanza con il re degli Argivi per vendicarsi su Tebe e sul fratello. Da qui l’inizio della tragedia di Eschilo, con l’esercito degli argivi pronto ad assediare Tebe: per ognuna delle 7 porte della città combatteranno un guerriero argivo e un guerriero tebano.
L’opera è narrata in napoletano, risultando in alcune parti di difficile comprensione per chi non conosce la storia dello spettacolo. Le vicende sono raccontate da quattro personaggi, di cui tre sono le donne di Tebe: le donne vengono interpretate da Gabriele Carli, Giulia Gallo e Enzo Illiano, mentre Eschilo viene interpretato da Giovanni Guerrieri. Saranno poi Gallo e Guerrirei a rappresentare le scene degli scontri fra i guerrieri, usando dei pupazzi. Nel frattempo, Carli e Illiano rimarranno sullo sfondo, a rendere il tutto più comico con qualche inserto in lingua napoletana, fino allo scontro finale, nel quale interpreteranno Eteocle e Polinice. Uno dei momenti più divertenti è stato sicuramente quando, ogni volta che gli Argivi sconfiggevano uno dei guerrieri tebani, Gabriele Carli urlava il numero degli sconfitti, quasi come fosse una partita di calcio.
In queste due serate gli spettatori hanno preso posto sul palco insieme agli attori mentre la platea è rimasta oscurata dal sipario, che occupava anche il ruolo di sfondo. La storia prende vita in una sceneggiatura piuttosto spoglia, con delle sedie sulle quali siedono gli attori e degli scudi, utilizzati poi per il duello finale.
Il pubblico non era omogeneo, ma erano presenti sia adulti che giovani e, nonostante questa tragedia sia una tra le più antiche, I Sacchi di Sabbia e Civica sono riusciti a renderlo uno spettacolo più divertente e interessante.

BARBOGLIO IOLANDA- 2 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Il 24 gennaio, al teatro Ponchielli, è andato in scena lo spettacolo “i sette contro Tebe”; de I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica. La storia narrerebbe un fatto tragico, ma in sé si presenta come una commedia.  Tuttavia, guardando lo spettacolo non ne è completamente uscita la trama in modo esplicito, infatti per capirlo bisognava conoscere un po’ la storia; però la messinscena era comunque basata sulla tragedia originale di Eschilo. Il tutto ci è stato presentato in lingua napoletana, che rendeva a tratti poco comprensibili alcune situazioni. Malgrado ciò le emozioni presenti sono molto contrastanti e portano l’attore a ridere per certe situazioni e a dispiacersi per altre. Gli attori sono prevalentemente uomini, tuttavia un ruolo molto importante, ovvero quello di comunicare con i due guerrieri, è stato svolto da una donna, Giulia Gallo. I personaggi inizialmente sono in lutto, e sono interpretati da due uomini travestiti da donne che non riescono a smettere di piangere. I due uomini con il capo coperto arrivavano a testa chinata cantando e piangendo. Una cosa molto bizzarra di questo spettacolo è la posizione degli spettatori, che non sono seduti in platea come sempre, ma si trovano sul palco insieme agli attori, e notiamo che questa scelta non è per nulla casuale, infatti, ogni tanto gli attori si giravano verso il palco vuoto con un senso di spaesamento. La scenografia era molto semplice ma efficace e impattante, infatti fin da subito ciò che si notava erano i particolari modi di vestire degli attori e le quattro sedie situate sul palco. Successivamente l’attenzione si è spostata su dei grandi scudi per il momento del combattimento. Le luci erano sempre molto pacate e orientate a seguire meglio lo spettacolo. 

BENEDINI RICCARDO - 3 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Una tragedia greca di Eschilo del V secolo avanti cristo “Sette contro Tebe”, con “I sacchi di sabbia”: Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri ed Enzo Illiano; regia di Massimiliano Civica.
Eteocle e Polinice, figli di Edipo, sovrano di Tebe, alla morte del padre, decidono di governare la città un anno ciascuno. Eteocle, però, terminato il suo periodo, non intende cedere il potere al fratello. Quest’ultimo, di conseguenza, dichiara guerra ad Eteocle, avvalendosi di sei guerrieri disposti nelle sei porte della città. Verranno uccisi tutti e sei e si arriverà allo scontro corpo a corpo tra i due fratelli. Chi vincerà?
Scenografia estremamente semplice, ma adatta alla tragedia e soprattutto dovuta al fatto di non poter allestire impalcature di sfondo con il pubblico sul palcoscenico. Attori molto naturali, che non sembrano recitare, ma vivere realmente le vicende della tragedia. Costumi molto sobri, completamente neri, ma adatti al tipo di scenografia complessivamente molto semplice.
Ritmo molto veloce e caratterizzato da scene molto simili e ripetitive. Originale il fatto di utilizzare pupazzi per rappresentare i guerrieri. Apprezzata la presenza di due donne di Tebe, che, con le loro battute e, qualora, intercalari volgari in napoletano, hanno intrattenuto il pubblico, suscitando la risata. Inevitabile la scelta del pubblico sul palcoscenico, che se fosse stato in platea o, a maggior ragione, nei palchi non avrebbe potuto godere a pieno dello spettacolo.
Singolare il fatto di trasformare una tragedia classica in un’interpretazione per lo più ridicola che ha favorito il coinvolgimento e la concentrazione del pubblico.
Tragedia molto sintetica, lineare e di semplice comprensione che gli attori sono riusciti a trasformare in una tragi-commedia con un tema di fondo tragico, ma con un’interpretazione comica e umoristica.

BENVENUTO ELEONORA – 2 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

È andato in scena mercoledì 24 gennaio sul palcoscenico del teatro Ponchielli di Cremona lo spettacolo “7 contro Tebe”, tragedia composta e rappresentata nel 467 a.C. dal tragediografo greco Eschilo (uno dei tre padri del genere tragico, assieme a Sofocle ed Euripide).
L’opera si impernia sul tema centrale della guerra, ingaggiata tra i due fratelli gemelli figli del re Edipo per la successione al trono della città.
La scena è dominata da Eteocle, uno dei due gemelli, considerato una guida sicura per la sua città: egli si dimostra un sovrano saggio, in grado di rappresentare una certezza e un punto saldo per la cittadinanza; tuttavia, va osservato che proprio a causa sua scoppia la guerra con il fratello Polinice, perché rifiuta di lasciare il trono a quest’ultimo.
Le scene e il contesto sono minimali, esageratamente semplici e forse non adatti all’attuale sfarzosità di un teatro: le scene sono spoglie, gli arredi e gli elementi banali e informali.
L’alternarsi e il susseguirsi dei sette duelli definisce il ritmo crescente di tutto lo spettacolo, finché a battersi saranno i due stessi fratelli. Alla fine, nessuno dei due avrà la meglio, perché entrambi moriranno nello scontro: tutto questo è però narrato e interpretato con un taglio quasi comico.
Il coro, in ottemperanza al suo ruolo di riflessione sui fatti della tragedia, cerca di dissuaderlo con argomentazioni razionali (tra le quali anche l’eventualità di una morte reciproca dei due fratelli), che però non riescono a convincere il re. Non da ultimo, vi si può scorgere anche uno strumento non autonomo, nelle mani di un fato crudele. In quest’ultimo senso, e in generale anche per la sua fine, l’eroe Eteocle compartecipa della “maledizione” della sua stirpe, destinata in ogni generazione a subire la morte. E ciò tenendo presente che nel mito classico chiunque porti una colpa è destinato anche a patirne le conseguenze.
L’attenzione dello spettatore è sapientemente concentrata sui dialoghi, che risultano forti, prevalenti, veri protagonisti anche grazie alla scenografia spoglia e vuota, dove solo i personaggi e i loro caratteri la fanno da protagonisti. Il tutto condito dalle numerose e grasse risate da parte del pubblico presente.

BROGNOLI RICCARDO - 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Giovedì 25 gennaio al teatro Ponchielli di Cremona è andato in scena lo spettacolo 7 contro Tebe de I sacchi di sabbia e Massimiliano Civica. La storia narra dei due figli di Edipo, re di Tebe: Eteocle e Polinice. Essendo gemelli e non potendo quindi vantare alcun diritto al trono decidono di regnare a turno, Eteocle fu il primo, tuttavia a Polinice non toccò mai, Eteocle infatti lo fece esiliare. Questo portò Polinice a stringere un'alleanza con il re degli argivi per vendicarsi di Tebe e del fratello. Qui inizia la tragedia di Eschilo, con l’esercito argivo davanti alle porte di Tebe. A fronteggiarsi sul palco sono sette guerrieri argivi, ed altrettanti guardiani di Tebe uno per ognuna delle sette porte, rappresentati da due pupazzi posti sulle due sedie più avanzate, ai lati della scena: i guardiani sono manovrati da Eschilo stesso interpretato da Giovanni Guerrieri mentre gli argivi sono manovrati dal corifeo interpretato da Giulia Gallo. Sono sul palco inoltre altre due sedie poste più indietro, dalle parti del fondo dove prende posto il coro formato da Gabriele Carli ed Enzo Illiano, in abiti di due vecchie prefiche, mentre al centro un cavalletto regge due scudi, quest’ultimo verrà utilizzato in seguito durante lo scontro finale dei due fratelli nel quale entrambi perderanno la vita. Il tutto viene recitato in chiave comica con l’utilizzo di forme dialettali piuttosto particolari ma anche se abbastanza complessi da comprendere rendono il tutto gradevole e facile da accettare.

BRUSATI LUCA – 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Mercoledì 24 gennaio 2024, mi sono recato al Teatro Ponchielli di Cremona per vedere la tragedia di Eschilo “7 contro Tebe”. Questa è la storia di due fratelli gemelli: Eteocle e Polinice, figli di Edipo, re di Tebe. Essendo gemelli e non potendo vantare un diritto certo sul trono, si accordano per regnare a turno. Il primo fu Eteocle, ma non toccò mai a Polinice, fatto catturare e poi allontanare dalla città dal fratello. L’esilio portò Polinice a voler vendicarsi, stringendo un patto d’alleanza con gli Argivi per farsi giustizia verso Eteocle. Inizia così la tragedia di Eschilo, con l’esercito argivo preparato a combattere davanti a ciascuna delle sette porte di Tebe.
I Sacchi di Sabbia, un gruppo teatrale di Pisa, hanno deciso di reinterpretare la tragedia con fare comico: un’idea a mio parere molto azzardata che secondo me non è riuscita.
Gli attori hanno deciso di adottare il dialetto napoletano come strumento di espressione, rivelandosi una scelta non del tutto azzeccata. L’uso del dialetto napoletano, seppur ricco di sfumature e carattere, sembrava spesso fuori luogo con il carattere della tragedia. La scelta di adottare un tono comico ha contribuito ulteriormente a sminuire la profondità emotiva della storia., rendendo difficile per il pubblico immergersi completamente nella tragedia. Inoltre, non riuscendo a capire il dialetto ricorrente, ho trovato molte difficoltà a capire l’andamento della trama.
L’unico momento dello spettacolo che sono riuscito a godermi a pieno è stata la scena finale: quando durante la battaglia Eteocle e Polinice muoiono entrambi, facendo riflettere sull’errore della loro scelta di combattere anziché cercare tramite il dialogo un compromesso migliore.
In conclusione, pur apprezzando l'audacia di cercare un nuovo approccio alla rappresentazione teatrale, ritengo che la performance abbia mancato il bersaglio. La commistione tra tragedia e commedia, specialmente con l'utilizzo del dialetto partenopeo, avrebbe richiesto una sensibilità più accurata per mantenere un equilibrio appropriato.

CARINI CAMILLA - 2 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Un duello senza vincitori né vinti, solo il fatale destino del padre sembra trionfare. Così si conclude la nota tragedia arcaica 7 contro Tebe, inscenata al Teatro Ponchielli la sera di giovedì 25 gennaio. La compagnia pisana de I Sacchi di Sabbia ripropone il dramma in una rivisitazione comica ove lo spettatore è indotto a provare emozioni sempre distinte, scaturite principalmente dal dialogo dei due coristi. Questi, nelle vesti di donne tebane, narrano la vicenda con ritmo concitato, alternando stupore e timore, battute dialogiche e cantante, in lingua italiana e dialetto napoletano, dal tono talvolta serio altre volte ironico. Solo due ulteriori personaggi completano la scena: Eschilo, autore della tragedia, e una terza figura femminile, che guida il duetto delle coriste. Analogamente a queste ultime, ella porta una tunica nera ed un velo sul capo e si mostra unica portavoce delle donne tebane, che “non vogliono più piangere". I protagonisti recitano in un allestimento scenico composto da quattro sedie lignee con al centro un treppiedi, su cui poggiano due scudi sovrapposti. La scenografia, benché semplice, risulta impreziosita dalle luci soffuse del teatro ammirate dal pubblico, che ha potuto prendere posto sul palco insieme agli attori stessi, come parte integrante della rappresentazione. Seppur essa sia statica per quasi l’intero spettacolo, a scandirne la durata è il succedersi dei sette duelli tra i guerrieri argivi e i difensori della città di Tebe, che prendono piede sotto le sette porte di ingresso alla città. L’alternarsi dei combattenti, descritti in chiave comica nelle vesti di piccoli pupazzi, genera un climax che culmina nel momento in cui le due donne al centro si spogliano del velo, diventando i gemelli Eteocle e Polinice. In questo passo, la voce della donna si esprime in un solenne canto che precede il duello finale; il pathos, quindi, si fonde alla comicità iniziale dell’opera, creando una perfetta rappresentazione in cui la sfera comica e drammatica danno origine ad un’unica nuova esperienza emotiva.

CHIAVEGATO CARLO ALBERTO - 2 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Una tragedia può diventare una commedia, in dialetto napoletano? Evidentemente sì. A dimostrarlo sono stati “I Sacchi di Sabbia” e Massimiliano Civica mercoledì sera al Teatro Ponchielli di Cremona. È incredibile il lavoro che gli sceneggiatori hanno dovuto svolgere per trasformare la tragedia di Eschilo, celebre drammaturgo greco, in una commedia comprensibile al pubblico moderno. Come mezzo per plasmare l’opera è stata utilizzata un’anticipazione iniziale in cui viene spiegata la motivazione dell’introduzione dell’ironia all’interno di un’opera ellenica. Infatti, lo spettacolo è caratterizzato da molti punti in comune con la tragedia originale e presenta anche delle sadiche battute sull’attualità: solo la lingua utilizzata è segno di cambiamento, e le osservazioni sul genere femminile sono assai frequenti. Tra l’altro la presenza di donne non è per nulla scontata: gli attori erano prevalentemente uomini, ma il ruolo che ha svolto Giulia Gallo, che ha accompagnato lo scontro finale dei due guerrieri con il canto, è stato eccezionale. Riguardo ai personaggi possiamo affermare che per i primi sei guerrieri sono stati utilizzati dei pupazzi come escamotage a differenza dello scontro finale combattuto direttamente dai due attori Gabriele Carli ed Enzo Illiano. Successivamente la particolarità che ha colpito sicuramente tutti gli spettatori è stata il luogo dello spettacolo. Infatti, esso si è sviluppato su un blocco rialzato nel palcoscenico dove però di fronte sedeva anche il pubblico. Tra l’altro la motivazione della scelta viene fornita dallo stesso attore che, interpretando Eschilo, ogni tanto si confondeva sulla presenza del pubblico guardando da un lato e dall’altro. Infine, gli abiti, tutti molto scuri, e gli scudi, riflettori di luce, contrastavano l’ironia della commedia e la leggera illuminazione fornita dai lampadari del teatro.

DIEYE MARAM – 2 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

La storia è rinomata: lo scontro sanguinario tra Eteocle e Polinice, prole di Edipo, per il dominio su Tebe. Nessun testamento o lascito preciso, ma un reduce regno, di cui il controllo è poi ripartito equamente tra i due fratelli, regnanti dunque ognuno ad anni alterni; ciò nondimeno, l’orgoglio e la sete di potere prevaricano, portando inevitabilmente ad una guerra: su ognuna delle sette porte di Tebe si scontrano altrettanti Argivi e altrettanti Tebani, è una lotta efferata e fratricida, drammatica, sanguinaria, commovente…
Eppure, al Ponchielli mercoledì sera nessuno si è commosso, cinquanta minuti di risate, di ilarità, fomentate dai Sacchi di Sabbia, versatile e premiata equipe toscana che quasi come immischiandosi nel pubblico, seduti su quattro sedie, si rivolgono direttamente ad esso; non c’è nessuna platea, loggione, scalini, ma un semplice e sguarnito palco dove apparentemente a prendere le veci degli attori è il pubblico, quasi a creare un ambiente di confidenza e familiarità tra gli spettatori e i personaggi. Tra questi funge come emblema della comicità e bizzarria il fragoroso coro delle donne tebane, interpretate da Gabriele Carli ed Enzo Iliano, due vecchie beghine linguacciute, frignanti e strette nel loro scialle, sovente zittite e rimproverate dalla Corifea, interpretata da Giulia Gallo; ella testimonia del contrasto non solo tra dramma e umorismo, ma anche arcaicità ed attualità, ribellandosi spesso (appellandosi al cosiddetto “politically correct”) al ruolo stereotipato della donna lagnante ed indifesa rivolgendosi dunque alle due signore, persistenti nella loro apparente inettitudine ed indifferenza nell’oscillare tra gli ordini della Corifea e di Eschilo (qui Giovanni Guerrieri), austero ed in netta contrapposizione con l’altra.
L’accostamento tra i toni toscani e il dialetto napoletano di Enzo appare esilarante, analogamente i fraintendimenti verbali, gli scherni e le note comiche, interrotte però dal trionfale snodo finale: i guerrieri ora non sono più pupazzetti mimati da Eschilo e la Corifea, l’opera ora non è più scandita in 6 schematici duelli e duellanti (che vede come vittoriosi sempre gli Argivi), ma si apre nell’ultima solenne contesa tra Eteocle e Polinice, che vede due gemelli sacrificatesi per una città che sentivano entrambi legittimamente propria, fermi l’uno di fronte all’altro, seri, austeri, due eroi e due scudi accompagnati dalle marcate frasi della Gallo che con una sonora e ritmata voce delinea il culmine di un dramma greco arcaico, che si smembra da tutto il clima comico che ricorre nell’opera.

FYSHEKU NICOLE – 3 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

La sera del 24 gennaio al Teatro Ponchielli di Cremona si è tenuta una ilare rappresentazione della tragedia di Eschilo ‘Sette contro Tebe’ ad opera de I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica.
L'opera teatrale tratta della guerra per il trono fra i fratelli Eteocle e Polinice, i due figli maschi nati dal rapporto incestuoso tra Edipo e la propria madre, Giocasta.
Alla fine, si accordano per regnare un anno ciascuno; però alla conclusione del suo periodo di governo Eteocle rifiuta di cedere il potere al fratello. Polinice, insieme a sei principi greci, muove guerra contro Tebe e piazza un guerriero per ogni porta della città. Da questo punto iniziano le vicende. La rappresentazione dei duelli tra i sei guerrieri di Polinice e i sei guardiani di Eteocle sono stati descritti in una serie di botta e risposta tra il personaggio femminile e l'autore dell'opera Eschilo.
Una trovata innovativa e intelligente è stata la rappresentazione dei cavalieri con burattini, favorita anche dalla vicinanza del pubblico agli attori. Infatti, gli spettatori erano sul palcoscenico, una scelta comprensibile essendo lo spettacolo di breve durata e con una scenografia minimalista.
Inoltre, le interruzioni dei due attori, che interpretavano la parte delle tipiche donne piangenti delle tragedie, con la loro parlantina napoletana e commenti mordaci, rallegravano molto le vicende. Emozionante anche la scena finale in cui i due attori che interpretavano le fanciulle, togliendosi il velo, sono diventati i due fratelli, che dovevano disputare il duello finale.
Attuando una rivisitazione all'opera originale i due fratelli non si uccidono ma bensì si abbracciano, concludendo il conflitto con una tregua.
Durante la narrazione la recitazione di Giovanni Guerrieri, che interpretava lo scrittore Eschilo, risultava poco chiara, mentre l'attrice femminile aveva una voce potente e fluida.
Spiritosissima la performance dei due attori napoletani che hanno saputo dare comicità alla tragedia. Mentre ha generato perplessità la scelta di inglobare il tema dei diritti delle donne all'interno della rappresentazione, essendo l'opera di tipo puramente bellico e le figure femminili quasi del tutto assenti.

GANDAGLIA JACOPO - 3 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

È possibile assistere ad uno spettacolo in un teatro vuoto? Probabilmente direste di no, ma in qualche modo la magia è avvenuta al teatro Ponchielli di Cremona in occasione della rappresentazione di 7 contro Tebe. Ospite sia della rivisitazione della tragedia di Eschilo sia del pubblico, accorso numeroso al doppio appuntamento del 24 e 25 gennaio, è stato infatti il palcoscenico. Una platea vuota e non più di quattro sedie sono state sufficienti ai Sacchi di Sabbia per rendere in commedia una tragedia greca, senza però snaturarne i riferimenti mitici. La richiesta di una donna forte (Giulia Gallo) ad Eschilo (Giovanni Guerrieri) di abolire gli stereotipi femminili nei suoi drammi è solo il pretesto per dar vita alla descrizione di sette scontri alle porte di Tebe fra l’esercito di Eteocle e del fratello Polinice. La narrazione degli eventi è affidata alla dirompente interpretazione di una “donna napoletana” (Enzo Illiano) e a quella pungente di una sua compare (Gabriele Carli). Ogni scontro è caratterizzato da uno stile formulare, in cui sono due pupazzi ad identificare i due combattenti: ogni “donna”, idealmente il coro, si schiera dunque da una parte o dall’altra, lodando il proprio beniamino. Il ritmo concitato e l’espansività di Illiano sono enfatizzati dalla parlata napoletana, non sempre decifrabile, ma la cui comprensione non intacca l’irresistibile comicità dell’inflessione dialettale. Carli risulta invece perfetto interprete di un’ilarità più tagliente e discontinua, padrone dei tempi e dei silenzi che rendono sketch comuni a tutti gli scontri una continua novità. Grazie alla cinica interpretazione della Gallo e a quella apparentemente distratta di Guerrieri, la cui voce, debole per resa del personaggio e non amplificata da microfoni, talora non arriva chiara agli spettatori, l’originale comicità della compagnia è sempre più dirompente, fino allo scontro fra Eteocle e Polinice. I due narratori, ora i fratelli nemici, imbracciano gli scudi e assistono, fermi al centro della scena nuda, al racconto del loro combattimento e morte, accompagnato da una nenia, unica ed improvvisa circostanza drammatica. Ad un primo sconcerto generale, segue la realizzazione di aver assistito al momento più riuscito dello spettacolo: il ritorno al dramma, all’originale natura della tragedia, uno stravolgimento possibile solo grazie alla grande leggerezza dello spettacolo.

GAUDENZI RICCARDO - 4 LICEO CLASSICO VIDA

I sette contro Tebe è uno dei testi teatrali più antichi arrivato fino ai giorni nostri, una antica storia di una guerra fratricida progenie di un'antica maledizione che grava sulle teste dei reali tebani. Ecco questo e molto altro è andato in scena al teatro Ponchielli con I sacchi di sabbia Ad andare in scena è stato anche il teatro con i suoi tesori, lo splendore architettonico della sala sembrava allo stesso tempo scenografia e attore protagonista della tragedia e proprio sotto il secolare sipario gli attori hanno stupito il pubblico con una riscrittura del tradizionale dramma ateniese, che mentre ripercorreva fedelmente alcuni tratti caratteristici della tragedia si distaccava da altri guardando a se stessa con auto ironia. Un’ironia condivisa anche dagli interpreti che rappresentavano e impersonano tre modi di vedere e vivere questa tragedia: il primo è quello di Eschilo interpretato da Giovanni Guerrieri che ci propone una tragedia in pieno stile ellenico senza alcuna variazione, il secondo modo è quello di Giulia Gallo che ci presenta un modo totalmente diverso di vederla: moderna e con personaggi molto più approfonditi soprattutto per quanto riguarda i personaggi femminili che la narrativa eschilea vedeva sempre intenti a piangere per la morte di qualche eroe o al massimo come narratori della storia ma mai come protagonisti.
In mezzo a queste due visioni troviamo quella delle due donne interpretate da Enzo Illiano e Gabriele Carli che all’inizio della tragedia troviamo molto vicine alla visione tradizionalista del loro personaggio e che durante la tragedia riescono ad acquisire profondità e comicità soprattutto grazie ai loro forti influssi dialettali e anche grazie alla faziosità dimostrata nei confronti degli argivi e dei tebani che precipita nello scontro drammatico tra i due fratelli Eteocle e Polinice ed è proprio così che si conclude questa rappresentazione.

LANZINI FRANCESCO – 2 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

La tragedia di Eschilo si unisce alla comicità della compagnia teatrale “I Sacchi di Sabbia”, con la collaborazione del regista Massimiliano Civica, per dare vita a “7 contro Tebe”, spettacolo andato in scena mercoledì 24 gennaio al Teatro Ponchielli. L’opera è tratta dal tanto celebre quanto antico dramma greco, riassunto in soli cinquanta minuti di rappresentazione e rivisitato in chiave comica. Proprio per questo motivo le scene dello scontro tra sette coppie di guerrieri alle porte della città risultano ironiche, grazie alla rappresentazione dei combattenti sotto forma di piccoli pupazzetti dotati di microscopici scudi e lance. Questa raffigurazione ridicola si contrappone con le catastrofiche ed esagerate osservazioni - in marcato dialetto napoletano - di due signore (interpretate da Gabriele Carli ed Enzo Iliano), che commentano ogni lotta. Inoltre, nella scena iniziale si confrontano la volontà delle attrici (la più determinata delle quali è il personaggio di Giulia Gallo) di modernizzare la figura femminile all’interno delle opere di Eschilo (Giovanni Guerrieri) e l’ostinazione del drammaturgo nel mantenerne un’immagine antiquata e stereotipata. Degna di nota è stata sicuramente una particolare decisione del regista: collocare gli spettatori sul palcoscenico del teatro insieme agli attori, rendendo di conseguenza l’atmosfera più intima; questa scelta è stata sfruttata dagli interpreti per realizzare ulteriori battute sull’insolita collocazione del pubblico, ad esempio rivolgendosi più volte verso la platea e gli spalti vuoti dando le spalle ai presenti. Infine, i costumi dei personaggi sono costituiti da semplici vestiti neri e privi di dettagli, proprio come la sceneggiatura, composta da quattro sedie e due scudi, utilizzati nella scena finale durante il combattimento tra Eteocle e Polinice. La soluzione di mantenere gli abiti e l’ambientazione anonimi ha dato ancora più rilevanza all’ottima recitazione della compagnia teatrale, capace di divertire partendo da un soggetto semplice.

LODIGIANI SARA – 1 LICEO SCIENFIFICO ASELLI

Mercoledì 24 gennaio ho assistito allo spettacolo di prosa “7 contro Tebe”, una rivisitazione della tragedia di Eschilo in chiave comico-moderna da parte del gruppo “I sacchi di sabbia”.
La storia è incentrata sul conflitto dei figli di Edipo in quanto, essendo gemelli, non possono regnare legittimamente entrambi; la decisione presa è quella di alternarsi ogni anno, Eteocle è il primo re e nel mentre Polinice si allontana dalla città. Il primo re però si rifiuta, alla fine del suo anno, di cedere il regno al fratello, questo fa infuriare Polinice raduna 6 guerrieri greci e dichiara guerra a Tebe.
Questi guerrieri attaccheranno ciascuno una porta d’accesso della città scontrandosi con combattenti possenti, mentre la settima porta sarà attaccata direttamente da Polinice, che si scontrerà con Eteocle.
Il gruppo ha deciso di soffermarsi principalmente sui caratteri della scrittura di Eschilo, ponendo come personaggi principali della narrazione due donne originarie di Tebe; queste figure erano rappresentate spesso piangenti ma nella rivisitazione sono donne molto dirette. L’uso del dialetto napoletano rende però difficile la comprensione, sino a non capire intere frasi. A mio parere è stata un’idea poco soddisfacente poiché usava un dialetto molto chiuso che solo nella parte finale dello spettacolo si è fatto meno marcato con l’inserimento di parole in italiano.
La decisione di rappresentare lo spettacolo con il pubblico sul palcoscenico era dovuta alla volontà di renderlo più coinvolgente ma purtroppo così non è statole voci si sentivano poco e gli attori non avevano una adeguata capacità espressiva. Inoltre penso anche che la figura di Eschilo non sia stata ben rappresentata, è stata sminuita sino a renderla quasi un personaggio secondario dalla poca importanza. La conclusione ha cambiato però lo spettacolo: le due donne si sono spogliate dei loro abiti e sono diventate i due fratelli Eteocle e Polinice, hanno inscenato il combattimento in modo molto minimale ma questo ha reso lo spettacolo migliore.
Questa rappresentazione non mi ha entusiasmato particolarmente; da un gruppo rinomato quale “I sacchi di sabbia” mi sarei aspettata una rivisitazione che mantenesse comunque i caratteri dell’opera del famoso Eschilo, soprattutto perché è stata sminuita la celebrità di questo lavoro antico.

MARCOTTI MARTA – 2 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Sopra ad un palco gremito, al teatro Ponchielli di Cremona, è andata in scena mercoledì 24 gennaio una delle tragedie più conosciute di Eschilo: “7 contro Tebe”. La storia, scritta dal celebre drammaturgo greco, narra lo scontro tra due fratelli, Eteocle e Polinice, che si contendono il controllo di Tebe, prima governata dal padre Edipo. I due, non essendo riusciti a trovare un accordo, intraprendono una guerra che vede schierati sette guerrieri per parte, disposti in corrispondenza delle sette porte di accesso alla città. Tuttavia lo spettacolo, diretto da Massimiliano Civica e interpretato da I Sacchi di Sabbia, si discosta dalla tragedia tradizionale per raccontare il dramma con una certa ironia. Nonostante questo connubio suoni quasi come un ossimoro, gli spettatori, che si sono sentiti parte integrante della scenografia occupando la maggior parte del palcoscenico, hanno apprezzato la rivisitazione in chiave comica ritenendola meno impegnativa dell’opera tradizionale. La vicenda è stata messa in scena da quattro interpreti che non le hanno dato vita, ma hanno avuto il ruolo di narratori, raccontando la storia da punti di vista diversi a seconda del personaggio che hanno impersonato: Eteocle, Polinice, Eschilo ed il coro. Quest’ultimo, attraverso la voce della corifea, desidera far presente all’autore come la figura della donna meriti più di un piccolo ruolo stereotipato all’interno delle tragedie, piuttosto che rimanere a piangere i caduti potrebbe interpretare i ruoli principali. I guerrieri che affiancano i due gemelli nel loro combattimento invece non sono impersonati da attori, bensì da semplici pupazzetti.
A colorire ulteriormente lo spettacolo è stato il dialetto napoletano, che ha avvicinato alla tragedia greca anche chi non è esperto in materia. Semplici ed essenziali sono stati i costumi, il nero come colore dominante ha fatto da cornice ai due scudi, uno blu di Eteocle e rosso per il fratello Polinice.

PREMI LUDOVICA - 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Si chiude il sipario e lo spettacolo ha inizio… Ed è così, in modo dirompente, che si è avviata la messinscena dell’opera di Eschilo “7 contro Tebe” lo scorso giovedì presso il Teatro Ponchielli. Una rappresentazione che comincia con il ridiscutere sin dal primo momento il concetto spaziale del teatro, dove il pubblico prende posto sul palcoscenico, introducendosi attraverso i meandri che conducono ai luoghi normalmente interdetti alla fruizione da parte degli spettatori.
Entra in scena il coro delle fanciulle tebane. Delle fanciulle hanno però abbandonato le sembianze: gli straordinari Gabriele Carli e Enzo Illiano somigliano più a delle prefiche. Ma se nella tragedia è Eteocle a rimproverarle per le loro lacrime, sono loro stesse a dichiarare di non poterne più di piangere. A sostenerle giunge la corifea, interpretata da Giulia Gallo, che intende farsi portavoce delle loro istanze presso l’Autore, con fare da sindacalista ante litteram, rimproverandolo per lo schema drammaturgico antiquato e misogino delle sue opere. Ed ecco che fa il suo ingresso l’Autore in persona e la tragedia deve avere inizio.
E così hanno luogo i duelli tra i sette campioni dell’esercito degli Argivi alleati di Polinice, posizionati dinnanzi a ciascuna delle porte di Tebe, e gli sfidanti scelti da Eteocle. Le due coreute intravvedono con enfasi gli eroi da lontano: come sporgendosi dall’alto delle mura, li presentano uno via l’altro con pettegolezzi e schiamazzi da comari, riducendone la genealogia a una cantilena da rotocalco, e seguono gli scontri con tifoserie avverse, esprimendosi l’una con inflessioni dialettali campane e l’altra con accento toscano. I temibili guerrieri sono portati in scena sotto le sembianze di inetti e immobili pupazzi, stretti nel pugno dell’aulica corifea contrapposta all’austero e dandy Eschilo.
Gli scontri durano la frazione di un istante, così come fugace ed effimera diviene l’esistenza di fronte alla necessità ineluttabile e insieme all’inutilità di qualsiasi guerra.
Nel duello finale decisivo e tragico cadranno entrambi i fratelli: a scontrarsi non saranno più i ridicoli pupazzi, ma le due lamentatrici che, dismessi gli abiti della commedia, imbracceranno gli scudi di cartone sovrapposti al centro della scarna scena e con ieraticità silenziosa si contrapporranno “frate contro frate”, esattamente come accade nelle guerre del nostro tempo.

RAZETTI MATTIA - 3 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Mercoledì 24 gennaio, presso il Teatro Ponchielli di Cremona, ho assistito allo spettacolo di prosa “7 contro Tebe” messo in scena dalla compagnia teatrale I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica, tratto dall’omonima tragedia greca di Eschilo del 467 a.C. Il tema dell’opera è il contrasto tra i due figli di Edipo, Eteocle e Polinice, i quali, essendo gemelli, ingaggiano una guerra reciproca il trono.
La scena iniziale si presenta con quattro sedie sul palco, due rivolte al pubblico e due verso il fondo, mentre al centro un cavalletto regge due scudi. Entrano due uomini in abiti femminili che rappresentano il coro, andando ad occupare le sedie dietro. Gli altri due personaggi sono il corifeo e infine Eschilo in persona. Lo scenario e il contesto sono minimali, esageratamente semplici e forse non adatti all’attuale sfarzosità di un teatro: le scene sono spoglie, gli arredi e gli elementi banali e informali.
Anche la struttura del linguaggio utilizzata dai personaggi è semplice e contraddistinta dal registro popolare-colloquiale, sconfinando a tratti in quello volgare; la lingua, anzi le lingue utilizzate dagli interpreti hanno, forse per dare un fine comico, punti forti nel dialetto napoletano stretto, musicale, semplice, a contrasto con il toscano più ricercato.
Tornando alla rappresentazione, Eteocle fa catturare il fratello Polinice e lo fa allontanare dalla città in esilio forzato. Polinice allora stringe un patto di alleanza con il re degli Argivi per attuare una vendetta contro Tebe e contro il fratello: presso le porte di Tebe (sette) è presente un guerriero terribile e un altrettanto temibile guardiano.
L’alternarsi e il susseguirsi dei sette duelli definisce il ritmo crescente di tutto lo spettacolo, finché a battersi saranno i due stessi fratelli. Alla fine, nessuno dei due avrà la meglio, perché entrambi moriranno nello scontro: tutto questo è però narrato e interpretato con un taglio quasi comico, forse più tipico di una commedia che di una tragedia, sicuramente anche grazie alla cadenza della lingua napoletana.
L’attenzione dello spettatore è sapientemente concentrata sui dialoghi, che risultano forti, prevalenti, veri protagonisti anche grazie alla scenografia spoglia e vuota, dove solo i personaggi e i loro caratteri la fanno da protagonisti. Il tutto condito dalle numerose e grasse risate da parte del pubblico presente.

SEVERGNINI GIORGIO – 1 LICEO SCIENTIFICO ASELLI

Giovedì sera si è tenuto al teatro Ponchielli lo spettacolo di prosa “7 contro Tebe”, tratto dall’omonima tragedia di Eschilo e interpretato dalla compagnia teatrale “I sacchi di sabbia”.
(Un’esperienza particolare e, a mio avviso, molto interessante, dal momento che il pubblico non sedeva in platea o nei palchetti, bensì proprio sul palco, così da ammirare il retroscena di ogni spettacolo che si tiene al teatro).
La rappresentazione è la storia dei due gemelli Eteocle e Polinice, che, in seguito alla morte del padre Edipo, decidono di regnare a turno sulla città greca di Tebe: comincia Eteocle, il quale però tradisce il patto stipulato con il fratello, che viene esiliato.
Così, Polinice decide di allearsi con gli Argivi e di assediare Tebe per deporre il gemello: per ognuna delle sette porte della città ci sarà un duello, nel quale avrà sempre la meglio la parte di Eteocle.
Tuttavia, sebbene sia di natura una tragedia, è interpretata in carattere comico, tanto da assomigliare ad una commedia: le vicende sono narrate e commentate da due donne tebane (interpretate da Gabriele Carli ed Enzo Iliano) che vedono i duelli dai bastioni delle mura. La componente comica è infatti concentrata nei dialoghi di queste due “donne”, che sdrammatizzano sempre, strappando spesso una risata.
Ma ci sono anche dei momenti interpretati con la tragicità dell’originale dramma di Eschilo, infatti, alla settima ed ultima porta della città, decidono di scontrarsi direttamente i due fratelli Eteocle e Polinice: i due combattono ad armi pari e, dopo un lungo duello, si uccidono a vicenda, tanto che nessuno ottiene la vittoria.
Il messaggio è chiaro: se i due avessero rispettato l’accordo iniziale, nulla di ciò sarebbe accaduto ed entrambi avrebbero regnato su Tebe.
Tuttavia, purtroppo, ho riscontrato qualche difficoltà nel capire il testo, infatti, molti dialoghi erano espressi in lingua napoletana e, a parer mio, frasi ed espressioni troppo dialettali, per coloro che non le conoscono, possono risultare un po’ “limitativi” per la comprensione delle parole.
Ma, a parte questo dettaglio, è sicuramente una buonissima rappresentazione teatrale e molto avvincente l’adattamento della compagnia.

SOLDI DAVIDE - 1E LICEO SCIENTIFICO ASELLI

7 CNTRO TEBE: GRANDE SUCCESSO O INASPETTATA DELUSIONE?
Lo spettacolo I 7 contro Tebe è stato messo in scena giovedì 25 gennaio 2024, al teatro Ponchielli di Cremona. La rappresentazione è stata interpretatati da Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri ed Enzo Illiano; con la regia di Massimiliano Civica.
L’esibizione, stranamente e a differenza di altri spettacoli, si è svolta sul palcoscenico, con gli attori girati dalla parte opposta. Purtroppo, questo luogo ha permesso di avere una buona scenografia; infatti, era abbastanza spoglia, l’unica cosa rimasta sulla scena era un piedistallo che sorreggeva due scudi e un paio di sedie per i personaggi. La trama racconta dei sette guerrieri e dei sette guardiani che hanno assediato Tebe. Gli scontri ed i duelli tra i combattenti erano presentati in modo comico dai quattro attori. In seguito ai primi sei guardiani di Tebe, presentati dal personaggio di Eschilo e dall’ attrice Giulia Gallo con dei fantocci, che sconfiggono i soldati che assediano la città. Lo spettacolo si conclude con il settimo combattimento e la sconfitta di tutti e due i soldati fratelli impersonati dagli altri due attori che hanno finto un confronto con i due scudi nella scena.
La mia opinione è che i costumi erano molto poveri, non c’era nulla di particolare, neppure nella scenografia. Non c’era la presenza di luci, effetti speciali o musiche e la trama era semplice e poco d’ impatto. Direi che l’unica qualità della rappresentazione era che faceva un po’ ridere ed in questo modo si evitava la noia totale, anche se alcuni discorsi non si potevano comprendere a causa del fatto che si parlava in napoletano o udire, data la mancanza di microfoni. Infine, lo spettacolo è durato solo mezz’ ora, cosa che mi ha sorpreso molto dato che di solito uno spettacolo a teatro dura tra un’ora e mezza e due o anche di più; quindi secondo me si sarebbe potuto integrare di più con un racconto più chiaro o un cambio di scena o comunque con qualcosa di diverso. Nel complesso sconsiglio assolutamente la visione di questo spettacolo.

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