L'ANALISI
19 Gennaio 2024 - 10:11
CREMONA - Serata scintillante, ieri sera, per l’apertura della nuova Stagione Concertistica del Ponchielli. Visti i pilastri gettati ieri su cui poggia questa stagione, l’aspettativa è davvero alta. Non è cosa da tutti i giorni accogliere a Cremona artisti internazionali così prestigiosi come quelli sentiti ieri sera: la pianista cinese Yuja Wang, vera e propria star internazionale della tastiera, e la Mahler Chamber Orchestra, ensemble di assoluto pregio. Insomma, un concerto da cartellone di un grande teatro: Wang è, in effetti, reduce da un successone al Teatro alla Scala.
Cremona ha saputo accogliere la grande pianista con le buone maniere: teatro sold out, tanti applausi - qualcuno nei momenti sbagliati -, religioso silenzio in sala e (quasi) nessun colpo di tosse.
Valido anche il programma proposto per la serata. La Serenata per fiati K375 di Mozart non non ha la vitalità di altre grandi composizioni del genio salisburghese (escluso forse l’Allegro finale), eppure la Serenata ci racconta un Mozart dal linguaggio raffinato, sfumato, con alcuni picchi di saporitissima allegria scanzonata e altri momenti introspettivi di gusto pre-romantico: è pur sempre un Mozart che scrive sotto dettatura celeste, su questo non ci piove. L’occasione di questa Serenata è comunque ottima per una dimostrazione della maestria esecutiva, scandita da fraseggio curato ed emissioni chiarissime ed omogenee, dei fiati della Mahler Chamber Orchestra.
Decisamente più spumeggiante il Concerto di Stravinskij, anche per l’ingresso trionfale in scena di Yuja Wang, protagonista assoluta della serata. Lei, splendida, avvolta da un elegantissimo vestito verde, falcia il palcoscenico a passo spedito a bordo di due tacchi vertiginosi con suola rossa, modello - mi dicono - Louboutin. Un gran sorriso a ringraziamento per gli applausi, ma nessuna smanceria egocentrica. Poche chiacchiere e lusinghe: ora si suona. Che forza in quelle dita sottili e aggraziate! E che precisione! Che suono incantevole e misterioso, deciso e delicato, soavissimo.
Wang si destreggia nelle varietà espressiva di Stravinskij con assoluta naturalezza, si rimane assuefatti da un’interpretazione che non lascia scampo a sbavatura o dubbio alcuno. Pianissimi che incantano, forti che scuotono le membra. Un terremoto emotivo.
Dopo la pausa per riprendersi da tale sconvolgimento, la Serenata per fiati, violoncello e contrabbasso op.44 di Antonin Dvorak. Difficile non innamorarsi del finale di questa Serenata, in cui convivono vistosi materiali classicheggianti e scoppiettanti motivi popolareggianti alla stregua della danza e del folklore paesano, specialmente se eseguita con tale freschezza e ricchezza di accenti. Ancora eccelsa, dunque, la prova della Mahler, che consegna al pubblico un viaggio nell’Ottocento boemo di un genio come Dvorak. Tripudio di applausi.
A chiudere il concerto, la genialità di George Gershwin e la sua intramontabile Rapsodia in Blue nella versione per jazz band. Wang torna in scena con cambio d’abito, un vestito violaceo brillante con ampio spacco, accolta dal pubblico letteralmente in visibilio. Chi avrà sentito mille volte suonare dal vivo Rapsodia in Blue potrà dire senza timore di smentita di non averla mai sentita suonare in questo modo. Travolgente, affascinante, estasiante. Controllo del suono senza eccessi ma nello sfogo della passione. Wang si concede il gioco, il sorriso, il ballo, la magia jazz. Il suono elegantissimo si mescola con una impareggiabile agilità tecnica e una verve interpretativa straordinaria. Difficile dimenticare un concerto così. E un’interprete così meravigliosa.
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