Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

ARTE

La Diocesi compera il Boccaccino di Millon

Invenduto all’asta dello scorso settembre, entrerà nella collezione del Museo Diocesano

Mariagrazia Teschi

Email:

mteschi@laprovinciacr.it

24 Dicembre 2023 - 15:00

La Diocesi compera il Boccaccino di Millon

Boccaccio Boccaccino ( 1467 circa – 1525), Due santi, un vescovo e ritratto del committente

CREMONA - Era andato invenduto, lo scorso settembre, alla prima asta cremonese dei francesi di Millon, nei giorni scorsi il dipinto ‘Due santi, un vescovo e il ritratto del committente’, opera di Boccaccio Boccaccino (Ferrara, 1467 circa – Cremona, 1525), stimato tra i 40.000 e 50.000 euro è stato acquistato dalla Diocesi e andrà ad impreziosire la collezione del Museo Diocesano, accanto alla splendida Annunciazione Boncompagni Ludovisi, approdata in collezione Arvedi e da qui al Diocesano per lascito.

Bisognerà attendere il 2025, invece, per veder realizzata la mostra monografica dedicata al Boccaccino di cui si stanno gettando le basi proprio di questi tempi. «In assoluto — scrive lo storico dell’arte Andrea De Marchi — uno dei maggiori interpreti della stagione anticomoderna di transizione verso la maniera cinquecentesca in Italia settentrionale». «Il miglior pittore moderno tra gli antichi e il miglior pittore antico tra i moderni», aggiunge Luigi Lanzi.

La tavola ‘Due santi, un vescovo e il ritratto del committente’ (in realtà un frammento di 141 x 135 centimetri di quella che doveva essere la pala d’altare di San Pietro al Po) è stata messa in relazione da Mina Gregori e Marco Tanzi con un documento dell’aprile 1523 conservato all’Archivio di Stato di Cremona, in cui il Boccaccino «si impegnava con gli eredi di Benedetto Fodri a dipingere una pala d’altare di notevoli dimensioni per l’altar maggiore della chiesa cremonese di San Pietro al Po». Secondo quel documento, la pala raffigurava la Vergine col Bambino circondata da numerosi santi e dal ritratto di Benedetto Fodri. Boccaccino ricevette l’ultimo pagamento a saldo del lavoro nel mese di dicembre 1524, anno che rappresenterebbe dunque la data ante quem l’opera fu eseguita.

La tavola appartiene dunque al periodo finale dell’attività di Boccaccino (che muore nel 1525), tra le meno conosciute e studiate del pittore di origini ferraresi, quando ai modelli del primo Rinascimento «sembrano sostituirsi in questa fase i modi umorali delle opere del Romanino, del Bembo e del Melone e la densità materica delle loro pennellate». Lo sottolinea anche la lettura che Mina Gregori fa dell’opera fatta di «contrasti chiaroscurali», «accentuazioni grottesche» e del «mirabile grumo umoresco del profilo del san Pietro, con la mitra troppo greve e lì lì per cadere».

Due le curiosità legate alla storia della pala di San Pietro al Po. La prima, che trent’anni dopo la sua collocazione a San Pietro fu sostituita con una Natività di Bernardino Gatti (oggi su un altare laterale), e che da quella data se ne sono perse le tracce per ben 400 anni fino alla pubblicazione di Gregori (1959) del frammento acquistato dalla Diocesi.
Salvato dalla distruzione, si ipotizza, perché ritrae il benefattore e committente Benedetto Fodri. 

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400