L'ANALISI
A TEATRO
28 Novembre 2023 - 15:48
CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli.
Storie di emarginazione e di integrazione, di odio e amore, di solitudine e di famiglia. Silvio Orlando è Momò - così chiamano tutti Mohammed -, protagonista del romanzo La Vie devant soi dello scrittore francese Romain Gary, da cui è tratto lo spettacolo.
MATTIA RAZETTI – III LICEO SCIENTIFICO
Lunedì 13 novembre, presso il Teatro Ponchielli di Cremona, ho assistito allo spettacolo di prosa “La vita davanti a sé” di Silvio Orlando, un adattamento del romanzo francese di Romain Gary del 1975.
La vicenda era ambientata in un grande palazzo-torre del quartiere multietnico di Belleville dove, al sesto piano di questa sorte di “torre di Babele”, Madame Rosa accudiva i figli delle prostitute parigine.
Convivevano religioni, drammatici casi umani ed etnie diverse sostenute comunque da un grande affetto comune. Protagonista era Momò, accolto piccolissimo dopo la morte della madre e “interpretato” nella recitazione dal regista stesso. Silvio Orlando ha narrato la vicenda del ragazzino che è cresciuto soffrendo l’assenza della madre e di una famiglia, vuoto che solo la vecchia Madame Rosa ha provato a colmare. Momò cercava in ogni modo di attirare l’attenzione su di sé, andando alla ricerca di gesti materni da parte, ad esempio, di una sconosciuta incontrata per strada, oppure rubando un uovo in una bottega, ottenendo però soltanto un altro uovo in dono per essere sfamato, mentre la sua era una “fame d’amore”.
Silvio Orlando ha recitato con un’intensa e commovente drammaticità riuscendo a interpretare le varie sfaccettature della personalità complessa del bambino.
A spezzare la tragicità e la possenza del racconto, interveniva in qualche momento una piccola orchestra formata da quattro musicisti a cui si è unito solo alla fine, dopo la rappresentazione, lo stesso Silvio Orlando.
Il protagonista ha ripetuto lo stesso episodio e le medesime parole anche alla fine dello spettacolo, riuscendo in modo coinvolgente a trasformarsi in un bambino e a trascinare la vicenda in un grande dramma doloroso, ma suscitando talvolta nel pubblico qualche sorriso. Il tema ricorrente era una forte domanda di amore, ma questo era solo un piccolo tassello di quell’insieme di drammi e vite problematiche che compongono la popolazione dell’edificio, legate da emarginazione, solitudine ma anche da solidarietà comune.
La rappresentazione ha colpito molto gli spettatori presenti che senza dubbio l’hanno riconosciuta come molto attuale, pur essendo stata creata cinquant’anni fa: questi mix di culture, di drammi e di problemi di vita sono infatti presenti nel nostro quotidiano e Momò non è altro che uno dei tanti protagonisti.
GIORGIO SEVERGNINI - CLASSE 1BLIC, LICEO ASELLI
Lunedì sera alle 20:30 si è tenuto al Teatro Ponchielli lo spettacolo "La vita davanti a sé".
L'esibizione, tratta dal romanzo dello scrittore francese Romain Gary, è stata messa in scena dall’attore napoletano Silvio Orlando.
Nella rappresentazione, ambientata in Francia negli anni Sessanta del novecento, è narrata la storia della crescita di Momò, un bambino arabo figlio di una prostituta ignota. Silvio Orlando racconta, sotto forma di monologo, le esperienze e le emozioni fingendo di essere Momò stesso.
Il bambino è in affidamento a Madame Rosa, un'anziana signora ebrea che ospita figli di prostitute e che vive al sesto piano di una fatiscente torre periferica.
All’inizio della vicenda, Momò afferma di avere una vita "schifa", poiché non aveva mai visto i suoi genitori, non conosceva nessuno all'infuori di Madame Rosa e, soprattutto, non aveva mai ricevuto segni di affetto.
Con l'evolversi della narrazione, il bambino cresce nella situazione "penosa" in cui si trova e man mano che la sua consapevolezza si evolve, matura anche la coscienza di essere immerso in una realtà fatta di emarginazione, di tristezza e qualche volta anche di rassegnazione.
Ma quando le condizioni di salute di Madame Rosa, già piuttosto compromesse, peggiorano ulteriormente, inizia un particolare avvicinamento tra Momò e la donna, avvertendo un affetto reciproco.
Tra molti travagli ed esperienze, alla fine l’affetto tra i due personaggi termina nella frase finale dello spettacolo, scandita con chiarezza da Orlando: "Bisogna voler bene”
È così che finisce la rappresentazione teatrale del romanzo, la quale ci ribadisce chiaramente l'importanza del voler bene, della tenerezza e della tolleranza.
È molto toccante la storia di Momò e della sua infanzia; la narrazione dal punto di vista del bambino e ancora più utile per immedesimarsi in lui e nella storia stessa e capire i suoi sentimenti, le sue sensazioni e il suo modo di comprendere ciò che lo circonda.
Inoltre è particolarmente notevole la bravura di Silvio Orlando nel recitare che, supportato da quattro musicisti, ha rappresentato alla perfezione tutti gli aspetti sopra elencati e ha fatto sentire lo spettatore molto partecipe e coinvolto.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris