L'ANALISI
07 Settembre 2023 - 10:03
Ambrogio Crespi entra in carcere: una scena del docufilm 'Stato di grazia' presentato ieri a Venezia
VENEZIA - «Sono venuti i dronisti di Sorrrentino e mentre raccontavo il caso di Ambrogio Crespi e la determinazione con cui si è lavorato per dimostrare la sua innocenza mi sentivo sfiorare la testa», racconta Marcello Elia, avvocato cremonese, ma con attività a Milano, fra i protagonisti del docufilm di Luca Telese, giornalista de La7 dal titolo ‘Stato di grazia’, presentato ieri all’interno del programma di Venezia 80.
«Sono abituato a parlare in pubblico, ma altra cosa è farlo davanti alle telecamere ed anche rivedermi, mi ha fatto un certo effetto – afferma -. Il mio ufficio è proprio a fianco di palazzo di Giustizia ed è stato funzionale per le riprese di parte del film che si compone di testimonianze di chi ha lavorato al caso, della famiglia, dei giornalisti che hanno seguito la vicenda. Si tratta di un docufilm che mette in evidenza come il caso Crespi sia a tutti gli effetti un caso che ha fatto scuola. Certo quando Luca Telese mi ha proposto di partecipare alle riprese mi ha fatto piacere e mi ha permesso di ripensare, di ripercorrere la vicenda di Ambrogio in tutte le sue sfaccettature».
L’avvocato Elia con il suo staff ha avuto un ruolo più che importante nella vicenda del regista Crespi «accusato in concorso esterno in associazione mafiosa viene arrestato e processato per aver fornito voti provenienti da ambienti mafiosi ad un assessore lombardo, mai visto, mai conosciuto – si legge nel press book del docufilm -. Nonostante risultasse lampante anche agli stessi addetti ai lavori che Crespi fosse estraneo alle accuse, il primo grado si chiude con un’incredibile condanna a 12 anni, il doppio della richiesta dello stesso Pm».
Convinto della sua innocenza Crespi e la famiglia decidono di combattere fino alla fine, con grande fiducia nella giustizia. In secondo grado la Corte d’Appello fa scendere la pena a sei anni. C’è speranza forse, passo dopo passo di arrivare all’assoluzione ma così non è stato. La Suprema corte di Cassazione condanna a sei anni di carcere Crespi. Il regista cinematografico noto per aver realizzato il docufilm Enzo Tortora, l’11 marzo entra in carcere costituendosi ancora prima dell’emissione dell’ordine di esecuzione.
«Nel film Telese ha dato voce ai tanti che hanno affiancato Crespi nella sua battaglia, alla famiglia, ai figli per i quali il papà era in missione segreta, un modo per tutelarli da quanto stava accadendo – continua Elia -. La decisione, condivisa con la famiglia, di scrivere una richiesta di Grazia al Presidente della Repubblica ci è parsa l’unica strada per cercare di vedere la luce in quella situazione. E così poi è stato».
Il docufilm di Telese racconta la vicenda giudiziaria di Crespi attraverso le parole e gli sguardi dello stesso imputato, della sua famiglia e degli amici, ma anche di figure simbolo della lotta alle mafie, come Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Totò Riina, e Benedetto Zoccola, testimone di giustizia. Accanto a loro anche figure istituzionali quali Edi Rama, Primo Ministro dell’Albania, Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno Tocchi Caino, Francesco Storace e Sandro Gozi; e poi giornalisti come Gian Marco Chiocci, direttore del TG1, e Peter Gomez, direttore de Il Fatto Quotidiano, giudici, avvocati e i direttori delle carceri di San Vittore e Opera. Con la partecipazione straordinaria di Lorenzo Flaherty nel ruolo del Pubblico Ministero, oltre che al cremonese Marcello Elia.
Ieri il docufilm è stato presentato in prima assoluta presso la sala proiezione dell’Hotel Excelsior alla presenza del premier albanese, del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, di Marco Lombardi e Alfio Bardolla che accompagneranno Luca Telese e Ambrogio Crespi. A loro si aggiungerà un testimonial storico, il Generale Mario Mori.
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