L'ANALISI
A TEATRO
31 Marzo 2023 - 18:34
CREMONA - Nuovo appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Questa volta l'appuntamento è con «I virtuosi italiani», andato in scena il 17 marzo. Leggi le recensioni qui sotto.
GATTI SOFIA – 3 LICEO LINGUISTICO MANIN
Nella serata di venerdì 17 marzo si è svolto al teatro Ponchielli di Cremona il concerto dei Virtuosi Italiani, un complesso nato nel 1989 che si è anche esibito per i più importanti teatri e per i principali enti italiani e stranieri collaborando con i maggiori solisti e direttori di tutto il mondo. E’ stato un concerto che ha avuto come protagonisti il violinista e direttore d’orchestra russo Pavel Berman col suo Stradivari ‘Conte De Fontana’ e I Virtuosi Italiani, in particolare 12 musicisti tra cui: Alberto Martini come primo violino direttore; Glauco Bertagnin, Pervinca Rista, David Mazzacan come primi violini; Matteo Marzaro, Alberto Ambrosini, Giorgio Baldan come secondi violini; Giuseppe Miglioli, Ilaria Armati con le viole, Zoltan Szabo, Ludwig Jakob con i violoncelli e infine Francesco di Giovannantonio con il contrabbasso. Il complesso si è esibito portando come programmma: Sonata III in Do maggiore da le “Sei Sonate a Quattro” per archi, Gioachino Rossini. Cantabile in re maggiore MS 109, versione per violino e archi, Niccolò Paganini. Sei Capricci MS 25, op 1, versione per violino e archi, Niccolò Paganini Capriccio n. 14, 15, 16, 17, 23, 2. Quintetto per archi in Do Maggiore op. 30, n. 6, G. 324, “La Musica notturna delle strade di Madrid” versione per orchestra d’archi, Luigi Boccherini. Concerto per archi, Nino Rota. Zingaresca op. 20 versione per violino e archi, Pablo de Sarasate. Fantasia da concerto sulla Carmen Op. 25 versione per violino e archi, Pablo de Sarasate. Bis: La Romanza Andalusa, Pablo de Sarasate. Questi brani erano abbastanza diversi tra loro; si passava da qualcosa di lento a qualcosa di più movimentato, da qualcosa di vivace a qualcos’altro di drammatico. Sono stati 80 minuti mozzafiato che hanno portato il pubblico ad applaudire per parecchi minuti tutta l’orchestra ma in particolare per la bravura e la capacità di muovere le corde e l’archetto del signor Pavel Berman.
RUSSO LUDOVICO EMANUELE – 4 LICEO MUSICALE STRADIVARI
Due secoli di musica, da Boccherini a Rota, passando per Paganini, Rossini e De Sarasate, fluiscono sul palco del Ponchielli. A conferire ordine alla narrazione musicale il violinista Pavel Berman col suo Stradivari Conte De Fontana e l’orchestra de I Virtuosi Italiani con Alberto Martini, primo violino direttore. Il programma è un raffinato incontro di pezzi virtuosistici di elevata difficoltà tecnica, ma l’esecuzione, intensamente vissuta dai musicisti, li offre a un pubblico piacevolmente disponibile ad accoglierli. L’apertura è affidata a un giovanissimo Rossini, III Sonata in do mag, una delle sei composizioni che evade dalla struttura della forma sonata conosciuta all’epoca e diviene un susseguirsi di idee musicali vivaci e di immediata cantabilità. Si prosegue con Paganini, Cantabile in re mag, composizione tra le più celebri, la cui leggerezza incanta il pubblico: è l’aspetto più intimo del musicista che avvolge gli spettatori. Sembra quasi possibile udire la carezza dell’arco sulle corde, scorgere il ribalzo dei crini e sentire quell’odore dolciastro di resina che proviene dal piano armonico nei Sei Capricci. Se questo concerto fosse un racconto, il Quintetto per archi in do mag, versione per orchestra d’archi, di Luigi Boccherini, sarebbe una descrizione extra diegetica. Il tempo della narrazione si ferma. Si dilata per lasciare il posto a una visione. L’incedere ritmico e gli accenni melodici conservano, pur se applicati agli archi, elementi tipicamente spagnoli come la tecnica del rasgueado e il Cante Jondo. Un delicato lirismo riporta l’ascoltatore a gustare la linea melodica fluida ed elegante del Concerto per archi di Nino Rota. L’orchestra tesse i temi in modo sublime e accompagna il pubblico verso il finale con Zingaresca op. 20 di de Sarasate, uno dei pezzi più importanti dell'intero repertorio violinistico; le due parti: una malinconica, l’altra brillantissima, sono entrambe pervase da scale e ritmi tipici del folklore zigano, e Fantasia da concerto sulla Carmen Op. 25 del medesimo autore. Il canto del violino diviene danza. Le note suadenti vibrano tra i palchi e la platea; l’affascinante gitana di Bizet aleggia tra il pubblico, facendo rivivere la passione, l’ardore, l’astuzia e il tradimento protagonisti di un racconto che, attraverso la musica, parla un linguaggio ancora tristemente attuale.
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