L'ANALISI
19 Marzo 2023 - 09:20
Gianmarco Tognazzi (©Luisa Carcavale)
SORESINA - «Con ‘L’onesto fantasma’ di Edoardo Erba realizzo una promessa, fatta all’amico Bruno Armando, scomparso l’8 marzo del 2020, con cui ho condiviso quasi quindici anni di teatro e di amicizia: torno in teatro con lui, malgrado tutto, malgrado la morte ce lo abbia strappato via», racconta GianMarco Tognazzi che questa sera alle 21 sarà al Sociale, in scena con Renato Marchetti e Fausto Sciarappa, tutti parte della medesima avventura e amicizia teatrale. Bruno Armando sarà presente in video. Attore di teatro, Armando è stato al fianco di Tognazzi, per esempio, ne ‘Il rompiballe’ di Francis Veber, con la regia di Andrea Brambilla, in ‘Prima Pagina’ di Ben Hecht e Charles Mac Arthur, regia di Francesco Tavassi, o ancora in ‘Die Panne’ di Friedrich Dürrenmatt, rispettivamente visti a Soresina, Casalbuttano e al Ponchielli nella prima decade degli anni Duemila.
Una relazione che il teatro può rendere duratura?
«Non so dire. So solo che io torno in scena dopo la sua scomparsa e avevo promesso ad Armando che saremmo tornati a teatro insieme e così accade, grazie all’amico Edoardo Erba che con affetto e creatività ha scritto un testo pensando alla gentilezza, alla personalità di Armando, ma non un testo su Armando. Con Bruno, Marchetti e Schiappa abbiamo fatto quasi quindici anni di teatro insieme. Pur se le nostre strade prendevano strade diverse, come impone questo mestiere, il recitare insieme era un modo per ritrovarsi, fare gruppo, perché il teatro è questo è relazione e, nei momenti più felici, luogo dove si possono incontrare amici veri».
Di questo parla ‘L’onesto fantasma’?
«Erba conosce la nostra storia, conosceva Armando e ha scritto un testo su noi e su di lui, ma senza essere un lavoro biografico. È un lavoro sul teatro che parla di un’amicizia speciale, di quelle amicizie nate sul palcoscenico e che, quando sono vere, condividono tutto. I tre attori si ritrovano insieme, dopo la perdita improvvisa di un comune amico. Uno di loro ha fatto carriera, gli altri due hanno bisogno di lavorare e decidono di mettere in scena ‘Amleto’. Da qui il pretesto e il gioco inventato da Erba, una sorta di specchio in cui io e gli altri ci rivisti e riflessi».
Da qui ‘L’onesto fantasma’?
«I tre affidano all’amico scomparso il ruolo del fantasma e così, anche per noi, Armando Bruno tornerà in scena come con ‘Il rompiballe’ o ‘Prima pagina’. Anche questa è la forza del teatro, mantenere vivi i legami, creare relazioni al di là del tempo e perché no, della presenza fisica. Con grande affetto e creatività Erba ha scritto una drammaturgia su di noi, ma che trova la giusta distanza e che vive, indipendentemente dal fatto che lo spettatore sappia che quanto facciamo ci appartiene e che Bruno manca tanto a tutti. Ma è grazie a lui e all’importanza che ha avuto per ognuno di noi che stiamo in scena e che ha senso fare ogni sera ‘L’onesto fantasma’».
Giovedì prossimo sarà il compleanno del grande Ugo, il 101° anniversario…
«E così si chiude l’anno del centenario».
Lo dice con sollievo?
«No, con grande soddisfazione. Credo che in questo anno io e i miei fratelli, procedendo a volte insieme e a volte in maniera separata, abbiamo potuto toccare con mano quanto Ugo sia ancora amato dagli italiani. Col convegno a Cremona e con l’ufficializzazione della Quarta T, ma anche con le iniziative a Velletri e Torvaianica siamo riusciti a ricordare le molteplici anime di Ugo, quella cinematografica come quella di amante della cucina, ma anche animatore di incredibili feste e iniziative come lo Scolapasta d’oro, il torneo di tennis che noi abbiamo trasformato in Padella d’oro, passando dal tennis al padel. In tanti hanno voluto partecipare alle iniziative che hanno ricordato papà. E poi il docufilm di Ricky, ‘La voglia matta di vivere’, ci ha restituito un ritratto di Ugo pieno di affetto e di amore per l’arte del cinema e dell’attore».
A cosa crede si debba il successo delle iniziative del centenario di Ugo Tognazzi?
«Credo che si debba leggere il consenso riscosso dal centenario da un lato come una volontà che la famiglia, nei modi che ognuno di noi figli ha ritenuto più consoni, ha cercato di non dimenticare Ugo. Determinante è stato l’apporto delle istituzioni pubbliche, spesso comunali, che hanno voluto rendere omaggio all’attore Tognazzi, in primis Cremona, poi le altre città in cui Ugo ha vissuto, ma non solo. Credo che in tutti questi anni aver tenuto viva la memoria di Ugo abbia contribuito a farlo scoprire e riscoprire a generazioni che non l’hanno incontrato e ha reso visibile quanto la sua arte ha contato nella storia del cinema. Penso a quanti hanno voluto visitare la casa museo di Velletri, all’emozione che provano nell’entrare nel luogo in cui Ugo ha vissuto e che abbiamo conservato come testimonianza dell’uomo oltre che dell’attore. Anche questo dice di quanto Ugo abbia saputo seminare e cosa abbia rappresentato per il italiani».
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