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L'ARTISTA E IL LUOGO

«Nel vuoto dello spazio sacro. È li che innalzo i miei muri»

Cremona. La chiesa di San Carlo apre domenica per Carmina Burrata, l’installazione appositamente creata da Robert Janitz

Mariagrazia Teschi

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mteschi@laprovinciacr.it

06 Gennaio 2023 - 09:41

«Nel vuoto dello spazio sacro. È li che  innalzo  i miei muri»

Robert Janitz, l'installazione Carmina Burrata nella chiesa di San Carlo in via Bissolati

CREMONA - Il suo approccio alla pittura è astratto e minimal, a cominciare dai materiali: olio, farina e cera che mescola su uno sfondo monocromatico. Ha paragonato la sua tecnica all’atto di «imburrare un pezzo di pane tostato». Ora le sue tele, piene di tratti verticali audaci, evocative di vetrine vuote con finestre imbiancate, scandiscono i pieni e i vuoti del susseguirsi delle cappelle della chiesa di San Carlo, la cui architettura seicentesca fa da ideale specchio all’installazione di Robert Janitz, artista tedesco che vive e lavora a Città del Messico. «Carmina Burrata» il titolo del progetto «site specific» realizzato appositamente per la non convenzionale sede espositiva, il quarto da quando la chiesa sconsacrata è stata riaperta per fare una galleria d’arte, dopo anni di abbandono.

Domenica pomeriggio resterà aperta dalle 14,30 alle 18 (ingresso libero, info@sancarlocremona.com) per permettere ai visitatori di provare a rispondere all’interrogativo su cui si fonda l’installazione: cos’è lo spazio espositivo standard chiamato «white cube», cubo bianco? Quale relazione intreccia (ma non è detto che succeda) con il suo contenuto? È uno spazio neutro? Uno spazio commerciale? O può essere anche uno spazio sacro? Janitz ha iniziato ad indagare il «white cube» nel 2021 presso Casa Gilardi, la casa d’autore, gioiello modernista progettata dall’architetto messicano Luis Barragàn. Sei mesi dopo, la domanda è stata nuovamente posta presso Villa Ipranosyan a Istanbul, una meravigliosa villa decorata del XIX secolo, e ancora ad inizio estate 2022 presso il museo Museo Anahuacalli di Città del Messico, custode di una delle collezioni più straordinarie di arte precolombiana.

Se Casa Gilardi rappresenta il cubo colorato e il Museo Anahuacalli ha preso forma nella roccia nera di origine lavica per ottenere falsi archi Maya, nella chiesa di San Carlo, invece, tutto ruota intorno alle arcate delle cappelle laterali e ai soffitti a volta un tempo completamente affrescati. «Se si suppone che un muro abbia due lati — spiega l’artista — si deve supporre che un dipinto ne abbia uno solo. Ho innalzato un muro ideale che attraversa la navata centrale della chiesa in diagonale e per l’intera lunghezza, separando il volume in due lati. Le arcate della parete temporanea ne rispecchiano l’architettura: ricordano un ponte ferroviario, un acquedotto romano dalle arcate alte e sottili. Un lato presenta sei dipinti in bianco e nero e l’altro lato accoglie quadri molto colorati. Si può percorrere avanti e indietro, camminare e tessere la trama tra un lato e l’altro della parete».

L'artista tedesco Robert Janitz

Il visitatore è così libero di «leggere» l’installazione come mezzo (o strumento) per scandire il passare del tempo, delle immagini e dei significati ad esso collegato, può attraversare gli archi vuoti, alternando così la visione dei dipinti di Janitz (in banco e nero da un lato, dai colori psichedelici dall’altro) con quelli nascosti dalla complessità di ciò che resta delle decorazioni barocche. Un gioco di «campate» nel continuo alternarsi e contrapporsi di architetture minimali e trionfi barocchi all’interno di uno spazio espositivo che non ha eguali. «Appena entrato in San Carlo — ha confessato Janetz — ho subito percepito un senso di famigliarità. Enorme, ma non prepotente. Mi sono subito sentito a casa e nel mio ideale white cube». 

TEDESCO, VIVE IN MESSICO

Robert Janitz è un artista tedesco che vive e lavora a Città del Messico. Janitz è noto per i suoi grandi dipinti astratti realizzati con olio, cera e farina su uno sfondo monocromatico. I suoi lavori sono stati presentati in numerose mostre internazionali, personali e collettive e in collezioni pubbliche e provate di tutto il mondo. La mostra cremonese si intitola «Carmina Burrata» parafrasando in modo irriverente l’altrettanto irriverente raccolta di poesie medievali Carmina Burana e indica la Burrata, latticino a forma di globo bianco.

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