L'ANALISI
17 Novembre 2022 - 11:30
CASALMAGGIORE - Sacerdotessa di Apollo, destinata a profetizzare sventure, ma anche a non essere creduta, la sua pre-visione è una visione d’amore, un amore inascoltato. Resurrexit Cassandra, in scena domani alle 21 al Comunale, è un assolo per Sonia Bergamasco, fresca di premio Anct-Hystrio consegnato lunedì sera a Napoli, che incarna il testo di Ruggero Cappuccio e la regia di Jan Fabre.
Resurrexit Cassandra non è semplicemente un monologo, ma è un assolo in cui la componente musicale ha un ruolo importante.
«Resurrexit Cassandra è un corpo complesso in cui la parola coesiste con la fisicità del corpo, in cui io sono parte di una installazione in cinque movimenti. Agisco nella consapevolezza di stare in teatro, mi muovo in un contesto che si può avvicinare a una situazione performativa in cui si installa il teatro di poesia».
Tutto parte da dove?
«Dal testo di Ruggero Cappuccio. Un testo poetico in cui le parole sono di per sé, vivono una loro dimensione autonoma e non esclusivamente narrativa. È un testo difficile da mandare a memoria, perché non ti concede appigli».
Come ha risolto questo non avere appigli?
«Affidandomi completamente al testo, può sembrare paradossale, ma è così. Mi sono lasciata guidare dalla regia di Jan Fabre e dalla condizione installativa e teatrale in cui sono stata posta. Dopo aver fatto la memoria, le prove si sono svolte in Belgio e si è cominciato a costruire un mondo, secondo la visione di Fabre. Il testo si articola in cinque movimenti, ogni movimento è un colore, è una modalità di dire, è un costume».
Con lei unico corpo in scena?
«La scena è completamente bianca, intorno a me serpenti di legno, simboli della sacerdotessa. Io come un serpente cambio pelle, cambio costume, cinque costumi per cinque movimenti accompagnati da altrettanti video, realizzati durante le prove. Tutto si tiene, ogni elemento coesiste con equivalente peso».
Compresa la musica?
«Anzi la musica ha un ruolo importante. Quando ci siamo ritrovati a provare, al fianco di Jan Fabre c’era Stef Kamil Carlens che ha composto una partitura sonora e musicale legandola alla mia modalità recitativa e alla mia voce, componendo su quanto stavamo facendo in sala. Per questo dico che Resurrexit Cassandra per me non è solo un monologo, è più di uno spettacolo teatrale, pure nella consapevolezza dichiarata dell’agire teatrale. Io sono parte di un tutto, all’inizio mi sentivo sola e un po’ disorientata poi ho capito che la parola, la musica, i costumi erano e sarebbero diventati i miei compagni di viaggio».
Compagni di un viaggio alla ri-scoperta di Cassandra. Perché la sacerdotessa di Apollo ritorna, risorge?
«Cassandra e le mille Cassandre della storia ritornano ogni volta, ogni volta inascoltate. È questa la condanna a cui deve sottostare la sacerdotessa di Apollo. Cassandra continua ad avvertire il genere umano dei rischi che corre, non si stanca di farlo. Il suo è un ritornare per amore nei confronti di un’umanità che si sta autodistruggendo. Ecco perché Cassandra continua a parlarci, per quanto inascoltata, ci parla per amore, semplicemente per amore».
Sembra di capire che Resurrexit Cassandra abbia un ruolo particolare nella sua storia d’attrice e di interprete.
«È uno spettacolo totalizzante, in cui non sono solo protagonista, ma sono parte di una macchina più complessa che vive grazie a me, ma soprattutto grazie al pensiero che muove non solo il mio modo di dire il testo di Cappuccio, ma anche il mio stare in scena ed essere compartecipe degli aspetti visivi e musicali».
E parlando di poesia, Nave di Teseo ha pubblicato la sua silloge poetica, Il quaderno. Non solo attrice ma anche poetessa e scrittrice?
«Ho sempre amato scrivere e scrivo sempre. Il quaderno è una raccolta di poesie dalle forme e linguaggi più diversi. Si spazia dalla filastrocca all’elegia, ai versi liberi o alla prosa lirica. I temi affrontati sono legati all’infanzia e all’adolescenza immaginarie e immaginate. C’è un po’ del mio vissuto, ma c’è anche molto altro, ci sono i giochi di un tempo lontano. Il quaderno è anche un recital che realizzo affiancata da un musicista. La mia formazione musicale ritorna, anche nella ricerca di una sonorità e musicalità del dire e naturalmente nel piacere di suonare e farmi sostenere dalla musica, anche quando sono in scena come attrice».
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