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CASALMAGGIORE

«I due gemelli veneziani»: tra duelli, amori e disamori

Domani al Comunale l'opera di Carlo Goldoni diretta da Valter Malosti: «Commedia e dramma dialogano in equilibrio»

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

07 Novembre 2022 - 10:34

«I due gemelli veneziani»: tra duelli, amori e disamori

CASALMAGGIORE - Una commedia cupa ma divertente, una Verona violenta e notturna, un intreccio di duelli, amori e disamori: tutto questo è «I due gemelli veneziani» di Carlo Goldoni per la regia di Valter Malosti che domani sera alle 21 inaugurerà la stagione 2022/2023 del Comunale. Fuori dai denti: uno spettacolo da vedere, elegante, comico e sulfureo al tempo stesso, con un cast di attori di primo livello in cui spiccano Marco Foschi, Marco Manchisi, Danilo Nigrelli, Irene Petris, senza nulla togliere agli altri interpreti: Alessandro Bressanello, Anna Gamba, Valerio Mazzucato, Camilla Nigro, Vittorio Camarota, Andrea Bellacicco.

Ma soprattutto «I due gemelli veneziani» di Goldoni consegna — almeno si crede — Valter Malosti alla grande tradizione della regia critica italiana. «Sono partito dai Mémoires riadattati da Giorgio Strehler per un allestimento televisivo che non si fece mai — racconta il regista e direttore di Fondazione Emilia Romagna Teatro che produce lo spettacolo —. Quella lettura e il testo dei Due gemelli veneziani mi hanno portato a ricredermi su Goldoni che consideravo uomo di libro, più che di teatro. Ma così non è».


«I due gemelli veneziani» di Malosti nascono in pieno lockdown e il loro debutto, avvenuto nel dicembre di un anno fa, è prima in video che sul palcoscenico: «Abbiamo lavorato a questo testo in una situazione irreale - racconta —. Il punto di partenza per me è stato da un lato la lingua goldoniana, dall’altro lo studio delle ultime acquisizioni documentali sull’autore veneziano. Da tutto ciò è maturata in me la consapevolezza di come Goldoni fosse il concertatore delle sue opere, una sorta di proto-regista. Questi elementi mi hanno portato ad affrontare il testo in una chiave che va oltre la maniera con cui si legge Goldoni, sia quella rococò e luminosa di un Settecento di maniera che quella realista».

E da questa intuizione nasce un lavoro in cui la lingua goldoniana è negli attori, nel rapporto con lo spazio: «La prima compagnia che mise in scena il testo fu una compagnia di acrobati — spiega Malosti —. Da questa suggestione è nata la necessità di fare in modo che gli attori avessero libertà di movimento, potessero far crescere i personaggi nella loro fisicità, in una scena in cui non c’è alcun appiglio, alcun arredo se non un tavolo e in cui dominano gli aspetti sonori e una luce di taglio che definisce un dedalo di vie e piazze, in una Verona dove si consuma il prologo dell’assassinio della madre dei gemelli e della ritrovata sorella, raccolta da una pozza di sangue e quasi schiacciata, ma cosi salvata, dal corpo della madre. In questo contesto la lingua diventa l’abito con cui gli attori hanno dovuto fare i conti, l’unico appiglio per costruire il personaggio».


In tutto questo la comicità rimane, il gioco dell’intreccio pure, il tutto affidato a una compagnia ben assortita e in sintonia, come ci tiene a sottolineare il regista: «Ho rivisto I due gemelli a Piacenza in un teatro Municipale strapieno — racconta —. Credo abbia raggiunto una compattezza e armonia magica, il pubblico si diverte, ma tutto accade su una linea sottile che fa dialogare commedia e dramma, in un equilibrismo che crea tensione e non fa mai scadere i personaggi e l’intero plot in un esercizio di stile, in un divertimento fine a sé stesso». Vale dunque la pena accogliere l’invito de «I due gemelli veneziani», uno spettacolo che sa essere intelligente, colto ed estremamente godibile.

FOTO: SERENA PEA

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