L'ANALISI
06 Agosto 2022 - 09:10
Il maestro nel giardino di villa Verdi a Sant’Agata
VILLANOVA SULL'ARDA - Anche il Consiglio di Stato ha bocciato la richiesta del Ministero ai Beni culturali e della Soprintendenza archivistica dell’Emilia-Romagna: gli eredi di Giuseppe Verdi non dovranno farsi carico delle spese di restauro degli antichi carteggi, per lo più abbozzi musicali e lettere del maestro, che sono stati espropriati dalla villa di Sant’Agata nel 2017. A Ludovica, Angiolo e Mercedes Carrara Verdi erano stati chiesti ben 674.500 euro, per riparare ad una presunta mal conservazione del materiale. Dopo una prima vittoria al Tar di Parma, pochi giorni fa a mettere la parola fine sulla vicenda è stato il giudice Hadrian Simonetti. Con una sentenza definitiva che oltre a sollevare da ogni obbligo gli eredi, condanna nuovamente il Mibact a pagare le spese legali.
L’avvocato Fabio Mezzadri del Foro di Parma, legale di Ludovica, spiega: «Con questo procedimento non veniva messo in discussione l’esproprio, per il quale sta andando avanti un iter a parte relativo alla quantificazione del valore, su cui dovrà esprimersi la Corte d’appello di Bologna. Oggetto della causa era invece l’intervento di sistemazione di questi documenti, che il ministero non ha concordato e che intendeva però addebitare agli eredi, facendo anche leva su una presunta cattiva gestione che però non è mai stata provata. Siamo arrivati ad una vittoria importante, che va a ripristinare la giustizia. Spiace però che sia stato messo in cattiva luce l’operato degli eredi del maestro».
Sulla relazione legata all’esproprio si parlava infatti di «strappi, tagli, lacerazioni, slabbrature, bruciature, tracce di umidità, muffe, erosione da acidità di inchiostri, attacchi di insetti». Ma la difesa degli eredi (oltre a Mezzadri, anche gli avvocati Maria Grazia Picciano e Giuseppe Manfredi) ha fatto leva sul fatto che tale descrizione non fosse stata effettivamente documentata. La richiesta economica del Mibact, al contrario, faceva riferimento anche ad una normativa che stabilisce: «Gli oneri per gli interventi su beni culturali, imposti o eseguiti direttamente dal Ministero, sono a carico del proprietario, possessore o detentore».
Nel caso in questione, però, l’intervento è stato disposto unilateralmente «in assenza di alcun previo contraddittorio con le parti finalizzato a verificarne la necessità e a concordarne le modalità». Insomma, non ci sono prove che i carteggi necessitassero di quei restauri. Da qui la conferma di quanto era già stato deciso dal Tar.
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