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MUSICA. L'INTERVISTA

Myss Keta e il «Club Topperia» in concerto a Cremona

L'icona pop chiude il Tanta Robba in the Park. Volto nascosto e identità segreta. A Porta Mosa la prima data del suo tour estivo

Luca Muchetti

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redazioneweb@laprovinciacr.it

04 Giugno 2022 - 05:20

 Myss Keta  e il «Club Topperia» questa sera a Cremona

Myss Keta

CREMONA - Regina delle notti milanesi, allo stesso tempo diva e antidiva per via del volto che nessuno conosce e dell’identità segretissima. Un’icona pop che dal 2013 non smette di stupire con un elettropop scintillante e zeppo di ironia. Myss Keta chiuderà questa sera (4 giugno) a Porta Mosa il Tanta Robba in the Park, prima data di un tour estivo che parte proprio da Cremona e vede Myss Keta di nuovo in scena dopo un lungo stop.

La voglia di ballare, ci fa capire, è tanta, e debitrice di due anni di arretrati dovuti principalmente allo stop pandemico.

«Club Topperia» è il titolo dell’ultimo album, un concentrato di pulsazioni elettroniche impreziosito da una lunga lista di collaborazioni, fra le quali anche quella di Big Mama (stasera sul palco prima di Myss Keta, insieme a Populous, Queen of Saba, Alec Temple & Vago XVII).

L’evento (inizio concerti dalle ore 21) è organizzato in collaborazione con il Cremona Pride.

myss keta

Myss Keta con maschera e occhiali: la sua identità è segreta

Myss Keta quando non indossa maschera e occhiali è sempre una diva nella vita di tutti i giorni, nell’anonimato?
«Diva e a tratti anche divina, me lo dico da sola. Sì, comunque lo è sempre».

E la voglia di togliere la maschera, quando è sul palco, non viene mai?
«No, mi viene più voglia di togliermi i vestiti per il caldo delle luci».

Milano da bere è un’ etichetta che nel giro di 30 anni ha assunto connotati molto differenti, a volte negativi, altri positivi, altri ancora molto aperti. In qualche modo il suo immaginario rimanda a una Milano da bere che è luogo della mente. Oggi Milano è ancora da bere? E se lo è, che gusto ha?

«Secondo me sì, Milano adesso sta un po’ tornando da bere, c’è aria frizzante. Ora poi siamo vicini al Salone e questa cosa si sente, si sente molto. Il gusto che ha Milano è quello di un vodka sour, perché dopo questi due anni abbiamo bisogno di un drink forte: qualcosa che ci lasci sulle labbra quel sapore acidulo, ma che faccia anche il suo dovere».

L’inclusività è un tema che le sta molto a cuore. Le giovani generazioni sembrano avere un approccio molto più aperto all’identità di genere, allo stesso tempo il rap - musica delle giovani generazioni per definizione - è spesso accusato di machismo, quando non di misoginia. È una frizione che lei avverte?

«Nella musica c’è una rappresentazione di ciò che c’è nel mondo. Nel mondo imperano patriarcato e misoginia, quindi troviamo patriarcato e misoginia anche nella musica. Una parte di società, quella di cui io faccio parte, spinge per la rottura di questi muri e per l'inclusione. È un po’ inutile puntare il dito contro la musica però. Anche nella letteratura ci sono casi del genere. La musica è un’arte che rispecchia il suo tempo. E in questo tempo ci sono patriarcato imperante e una spinta verso l’inclusività: siamo ancora in un limbo».

Trovo una certa attitudine - ripensando alle Ragazze di Porta Venezia, ma anche all’ultimo album Club Topperia - con il primo Tondelli, quello di Altri Libertini e Pao Pao: l’idea di vita notturna come luogo di libertà, oltre la patina di leggerezza, e un approccio fluido all’identità di genere. Tondelli è fra le sue letture?

«Bellissimo! Tondelli è una ispirazione di Club Topperia onestamente, ed è stato riletto proprio durante il concepimento dell’album. C’è un po' la sua riviera, così come quella di Isabella Santacroce. Condivido quello che hai detto, e mi fa onore».

Sarà un concerto più chic o più shock?
«Assolutamente più shock».

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