L'ANALISI
26 Maggio 2022 - 05:20
CREMA - «Fare memoria di un territorio significa anche tornare a valorizzarne la storia economica, oltre che culturale e umana, compresi pezzi rari nati proprio in questo luogo, prima di diventare esempi di stile». È stata inaugurata ieri pomeriggio, al Museo Civico di Crema e del Cremasco, la nuova sezione dedicata alle macchie da scrivere Everest e Olivetti: due realtà che hanno reso grande la città per anni e ne hanno scritto parte della storia. Un progetto, fortemente voluto e sostenuto dal Rotary Club Crema, insieme all’amministrazione comunale di Crema (ieri rappresentata dal sindaco Stefania Bonaldi e dall’assessore alla Cultura Emanuela Nichetti), dall’Ancorotti Cosmetics di Renato Ancorotti, già assessore alla Cultura che in passato avanzò l’idea di un’esposizione permanente delle macchine da scrivere storiche.
Nonché, imprenditore che ha rilevato e rivalutato l’area ex Olivetti, col suo colosso della cosmesi, che ospiterà l’altra sezione permanente della mostra. Al riallestimento del patrimonio di macchine da scrivere del museo hanno contribuito anche l’Associazione Popolare Crema per il Territorio e l’Officina Meccanica Fratelli Aramini. Design e allestimento della nuova sezione, collocata all’ingresso del museo, sono a cura dell’architetto Gigi Aschedamini, socio del Rotary che ha offerto la propria opera gratuitamente, in collaborazione con la responsabile del museo civico Francesca Moruzzi.
«Da una piattaforma comune, nascono queste stalagmiti metalliche colorate, sulle quali sorgono cilindri di plexiglass che proteggono le macchine da scrivere, ognuna nella propria unicità e con la loro storia da raccontare. Per questo altezze diverse, capaci di valorizzare anche modelli che, prima di essere diffusi, sono nati qui, come l’Everest 42, con la prima versione a quattro file di tasti», ha spiegato Aschedamini. L’architetto è legato alle vicende dell’ex Olivetti anche per storia personale: «Marco Zanuso, che con Renzo Piano, ideò lo stabilimento originario, fu un mio amatissimo professore. Successivamente, poi, col mio studio partecipai alla reindustrializzazione post Olivetti».
I testi dell’esposizione sono stati curati da Carlo Bruschieri, mentre il materiale di ricerca e fotografico proviene dal Centro Ricerche Alfredo Galmozzi. A presentare il progetto, il presidente del Rotary Club Crema Antonio Agazzi, che ha spiegato i diversi passaggi di confronto col museo civico sulle priorità della realtà culturale: «Dopo i due anni di pandemia in cui il club ha dovuto giustamente convertire i service in ambito sanitario e di supporto agli operatori attivi nella lotta al Covid, era giunto il momento di ridare respiro alla cultura».
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La sezione delle macchine da scrivere è il secondo passo dell’intervento Rotary, iniziato il mese scorso con la posa della nuova segnaletica interna al Centro culturale Sant’Agostino, in collaborazione con l’Icas del socio Rotary e imprenditore Umberto Cabini. Da parte di Ancorotti che, da giugno, ospiterà in azienda l’altra permanente sulle macchine da scrivere, è arrivato invece l’invito a «recuperare la memoria di una figura tanto illuminata e importante come quella di Adriano Olivetti». Grande soddisfazione per l’inaugurazione anche da parte del sindaco Bonaldi: «Un segno tangibile di quel che è stata un’avventura importante per Crema a livello di sviluppo industriale, economico e umano, purtroppo poi concluso ma, in tutto il periodo di attività, con ricadute importantissime sul nostro territorio».
L’esposizione si presenta come un piccolo gioiello all’ingresso del museo e le teche, come scrigni, racchiudono le macchine da scrivere, mentre i pannelli alle pareti accompagnano discretamente il percorso col racconto della loro nascita, della centralità italiana nella produzione e nell’innovazione e dell’industria cremasca (Serio, Everest, Olivetti). Immagini e parole piene di curiosità e chicche da scoprire, come i manifesti pubblicitari dei modelli, con la grafica e l’arte del tempo, le foto dello stabilimento e tanto altro. Le macchine, periodicamente, saranno cambiate nelle teche, per permettere all’interno del patrimonio museale di farsi conoscere.
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