L'ANALISI
14 Febbraio 2022 - 19:23
La presentazione del libro curata da Vincenzo Cappelli, presidente della proloco di Crema, assieme agli autori
CREMA - "A dìla nèta e s'cèta", ovvero "A dirla chiara e tonda", come farebbe ogni cittadino cremasco con la sua caratteristica spontaneità. Questo è il titolo del libro presentato questa mattina dalla proloco di Crema, una raccolta di 2500 espressioni gergali e idiomatiche del dialetto locale. Un tomo di oltre 600 pagine che racchiude in sé un patrimonio linguistico che si porta avanti da generazioni, un'eredità culturale che ancora oggi i cittadini cremaschi valorizzano utilizzando il dialetto nella vita quotidiana.
"Un dialetto strettamente legato alla vita: lo abbiamo appreso nei cortili, nelle cascine, nelle attività dei lavandai, dei mignai e dei contadini, nelle vecchie botteghe artigianali, nei ritrovi delle osterie e nei luoghi ricreativi della parrocchia". Così gli autori don Pierluigi Ferrari e don Marco Lunghi descrivono il percorso di ricerca che ha portato alla realizzazione di quest'opera. Una ricerca che attraversa i decenni e raccoglie le testimonianze di persone per cui il dialetto era la vera "lingua madre" e che hanno vissuto un'altra epoca, in particolare quella prima del boom economico degli anni '60 che conservava ancora un assetto socio-economico vecchio di secoli.
La revisione del testo è stata affidata alla professoressa Juanita Schiavini che lo definisce "una pietra miliare della cultura cremasca". Una cultura in declino, secondo la ricercatrice, che individua un crescente distacco della cultura odierna nei confronti dei dialetti. "Basti leggere la più recente produzione poetica: componimenti pensati in italiano e di fatto solo tradotti in dialetto". Gioca il suo ruolo anche il fenomeno del politically correct, totalmente opposto alla realtà schietta e genuina del cremasco tradizionale, che non si è mai lasciato sfuggire anche espressioni colorite.
E a proposito di colori, nel libro sono presenti anche le illustrazioni di Gilberto Macchi che ha avuto il non facile compito di rappresentare graficamente ognuno dei detti cremaschi, già di per sè spesso metaforici e allusivi. L'acquerello che spennella le pagine rende l'esperienza ancora più interessante e divertente.
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