L'ANALISI
10 Agosto 2021 - 08:49
CREMONA - Era il lontano 1965 quando Gio Batta Morassi regalò a un giovanissimo Stefano Conia la tavola e le fasce di un violoncello che il maestro non costruì mai. «Allora Gio Batta era aiutante tecnico di Sgarabotto — racconta Stefano Conia nella sua bottega —. Quel regalo che doveva servirmi da esempio è ora un violoncello fatto e finito, secondo la tecnica costruttiva di Gio Batta». Il rapporto maestro e allievo supera i decenni e rimane inciso non solo nel legno di tavole e fondi di violini e violoncelli, ma nel cuore stesso dei maestri liutai.
«L’idea è nata al caffè che tutte le mattine io e il maestro Conia prendiamo insieme — afferma Giorgio Scolari —. Ci siamo detti: perché non rendere omaggio al nostro maestro completando il suo violoncello?». Detto, fatto. I due decani della liuteria cremonese, cui si deve la generazione di buona parte dei liutai oggi attivi nelle 160 botteghe cittadine e non solo, si sono messi all’opera, complice Stefano Conia Jr, allievo, a sua volta, di Scolari. «Per un po’ di tempo la tavola del violoncello ha addobbato la vetrina dell’agenzia viaggi Guindani — confessa Conia senior —. Poi è stata qui in bottega. Completare il violoncello di Gio Batta è stato come omaggiare la sua arte. Terminare quel violoncello che non completò mai mi riporta ai tempi della scuola. Si tratta certo di pezzi che Gio Batta usava durante le esercitazioni a cui io e Giorgio abbiamo cercato di dare dignità di strumento».
«Ma per farlo c’era bisogno di un legno altrettanto stagionato — prosegue —. Nel mio magazzino ho recuperato un fondo di acero della metà degli anni Sessanta. Il bello è che quel pezzo, un pezzo unico, ha le stesse marezzature delle fasce. Ha atteso oltre cinquant’anni per essere modellato e scavato e trovare una sua degna collocazione, in dialogo con il regalo del mio vecchio maestro. Con mio figlio Nino ho realizzato la testa del violoncello, ma poi sul riccio è intervenuto Scolari che a scuola per Gio Batta modellava sempre le teste degli strumenti di Morassi».
Per i due decani della liuteria cremonese è stato come tornare indietro nel tempo, ritornare a scuola con il loro maestro Gio Batta. Ora il violoncello «mancato» di Morassi è una realtà: «Abbiamo lavorato per qualche mese ed ora il violoncello secondo lo stile di Morassi è completo — affermano —. I colori della vernice sono quelli che piacevano e usava Morassi, siamo stati il più fedeli possibili alla sua prassi esecutiva».
A strumento terminato, l’emozione è stata ascoltarne la voce e constatare che «non c’è il lupo, il Wolf, ovvero quel suono in fa, fa diesis che caratterizza molti violoncelli — spiega Conia senior —. La voce del lupo tace e non è cosa da poco. Il suono è bello, pieno, maturo, forse dovuto proprio alla natura del legno, un legno stagionato che ha tutta l’intensità che conferisce oltre mezzo secolo di vita». E mentre i due maestri liutai parlano del loro violoncello si emozionano, l’emozione di due allievi incanutiti che a distanza di cinquant’anni rendono omaggio al loro insegnante, a Gio Batta Morassi, friulano tutto d’un pezzo cui si deve la rinascita e la reinvenzione della liuteria cremonese contemporanea, compie la Scuola internazionale di liuteria, oggi istituto di istruzione superiore Antonio Stradivari.
«C’è chi si è fatto avanti per acquistarlo, ma non è in vendita — affermano Conia e Scolari —. L’idea è quello di darlo in comodato d’uso gratuito a studenti che aspirano a diventare musicisti professionisti. Questo credo sia il senso di questo nostro violoncello: dare la possibilità a chi studia musica di farlo su un Morassi resuscitato, completato da due suoi allievi. È il nostro personale omaggio e riconoscimento per quanto Gio Batta ha fatto per noi. Non ci dispiacerebbe poi organizzare un concerto, magari qui nel cortile della bottega, per far sentire la voce di questo violoncello un po’ speciale».
Il rapporto che lega maestro e allievo è un rapporto che oltrepassa il tempo e rimane vivo ed è fondante di quello che si è. Questo racconta la storia del violoncello incompiuto di Gio Batta Morassi che dopo oltre mezzo secolo trova voce e compiutezza grazie al lavoro e la passione di Conia senior e junior e di Scolari. Una bella storia che racconta dell’intensità che scaturisce dall’antica arte di Antonio Stradivari.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris