L'ANALISI
28 Luglio 2021 - 06:05
CREMONA - «È stata un’emozione grande trovarmi di fronte questa Madonna con il Bambino nel Monastero delle Benedettine sull’isola di Pago (Pag) in Croazia». Beatrice Tanzi, ricercatrice cremonese all’Università Cà Foscari di Venezia, non ha avuto dubbi nell’attribuire l’opera a un giovane Giovanni Bellini. Ci si è imbattuta «nel corso di un viaggio di studio in Istria e Dalmazia con i miei colleghi del progetto ERC AdriArchCult – Architectural Culture of the Early Modern Eastern Adriatic all’interno del corso di dottorato internazionale in Storia delle Arti all’Università Ca’ Foscari di Venezia, guidati dalla professoressa Jasenka Gudelj». I colleghi intenti a osservare l’aspetto architettonico, lei colpita da una tavola rovinatissima, appesa in una stanza di pochi metri quadrati. Il colore che in molti punti pare grattato via, un’etichetta sotto con scritto: Andrea Mantegna? che a Tanzi sembra poco convincente. La prima fotografia, scattata con il telefonino, è un gioco di riflessi ma dice già tutto: il gioco di sguardi tra madre e figlio, le piegoline della camicia del Bambino boccoluto, una macchia rosa a indicare ciò che resta della veste di Maria. C’è la mano di Bellini, sostiene la ricercatrice.
Tanzi ha pubblicato l’esito della sua scoperta sulla rivista aboutartonline.it e non nasconde la sua emozione: la tavola (la superficie dipinta misura 51 x 32 centimetri) «sembrerebbe essere passata sotto a un treno, scorticata, ferita, offesa». Eppure, o forse proprio per questo, malgrado le cadute di colore, qualche grossolana ridipintura, il dipinto «riesce a toccare vertici di commozione acutissimi». E «in alcune parti la sua pelle è ancora vergine e riesce a rivelare una stesura di qualità raffinatissima», come nel caso del Gesù Bambino. La tavola si rivela quindi più autentica di molte altre su cui negli anni si sono succeduti restauri, ritocchi, interventi, operazioni cosmetiche non sempre rispettose. Una tavola pubblica e nascosta al tempo stesso, conservata in un convento di monache benedettine famose per i merletti e i dolci, torte e biscotti. Da poco hanno allestito un piccolo museo, probabilmente ignorato dai turisti, e poco noto anche agli studiosi, per lo meno in Italia. E così questo quadro che, ricorda la studiosa cremonese, «ha subito probabilmente solo le ingiurie del tempo e degli accidenti che possono capitare in una chiesa o in un monastero, spostamenti, cadute, bruciature di candele» è stato esposto come opera di Andrea Mantegna, seppure con un punto di domanda che lasciava aperte altre ipotesi.
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