L'ANALISI
17 Maggio 2020 - 08:05
CREMONA (17 maggio 2020) - In tempo di pandemia il recente passato può ribadire con forza come l’uomo sia spesso la causa del suo male. Tutto ciò, oggi, si può anche tradurre in numeri, contatti, visualizzazioni. La rubrica «La nostra storia» del sito www.laprovinciacr.it ha registrato 59.268 visualizzazioni di cui 50.630 venerdì e solo ieri con un incremento di 8.638 clic.
È questo un dato che misura la rinnovata e forse più consapevole curiosità nei confronti di quella prima minaccia globale con esiti sulla vita quotidiana di tutti: l’esplosione del reattore nucleare della centrale di Chernobyl, il 26 aprile 1986, ma i cui effetti si protrassero per buona parte del mese di maggio. Il 13 maggio «La nostra storia» ha proposto la prima pagina del giornale del 1986 che a nove colonne titolava: «Chernobyl: sei uccisi dalle radiazioni. Mosca comincia a punire i responsabili».
È stato subito un boom di clic e la scalata fino alla vetta della top ten delle notizie più cliccate. Non è un caso a pensarci bene. Con la tragedia di Chernobyl del 26 aprile 1986 e la nube radioattiva che si stendeva sull’intero continente europeo, lambendo anche porzioni della costa orientale del Nord America, si è vissuta la prima quarantena globale. Fra silenzi dell’Urss, le precauzioni a non stare all’aria aperta impartite con convinzione più o meno efficace da giornali e telegiornali, trentaquattro anni fa per la prima volta si ebbe coscienza (forse) di come incidenti in paesi lontani — resi ancora più remoti dalla cortina di ferro, nel caso dell’Ucraina — potessero avere ripercussioni a migliaia di chilometri di distanza. L’energia nucleare da quel momento sarebbe diventata non più un’alternativa al petrolio, ma una minaccia.
Non è un caso che «La Provincia» nelle pagine interne sottolinei come i valori della radioattività sul territorio fossero una volta e mezzo quelli normali. A fronte di questo dato l’occhiello del titolo di pagina cinque rassicurava che i venti avevano definitivamente spazzato via la nube tossica. E poco più sotto per rimanere in tema si dava notizia della sospensione dell’attività della vicina centrale nucleare di Caorso.
In quei giorni di una primavera solare era difficile rinunciare a un giro in motorino con gli amici. Sul Ciao o su un démodé
Garelli; l’appuntamento era davanti alla Galleria XXV aprile: chi in motorino e chi in bicicletta, disposto a farsi ‘tirare’. Meta? L’antenna a Stagno Lombardo, da un amico che aveva la cascina nei pressi. L’importante è che mamma e papà non lo sapessero, perché era vietato andare all’aria aperta, sugli argini e per i più arditi andare in camporella, a causa delle redazioni. Al ritorno del giro del sabato pomeriggio la preoccupazione dei genitori non mancò di farsi sentire.
Alla necessità di stare insieme fra quattordicenni coi brufoli, si affianca l’impegno nei confronti della minaccia nucleare e il giornale riporta la notizia della manifestazione degli studenti delle superiori per la sicurezza, riuniti in piazza del Comune per dichiarare il loro dissenso: «Anche gli studenti cremonesi hanno manifestato ieri mattina per una informazione più completa e per una maggiore sicurezza nel nucleare, dopo le recenti vicende della esplosione di Chernobyl — si legge —. Puntuale il concentramento in viale Trento e Trieste, alle 8,30, il corteo ha poi raccolto altri studenti i via Palestro raggiungendo complessivamente trecento manifestanti che hanno percorso il centro cittadino sino a piazza del Comune. Oltre agli abituali slogan, gli studenti hanno chiesto una maggiore conoscenza di ciò che avviene nelle centrali nucleari». Dopotutto, è proprio alla metà degli anni Ottanta che si rafforza l’attenzione verso i problemi ambientali.
Oggi ricordare la paura della contaminazione, la minaccia del nucleare, la consapevolezza che anche ciò che era distante da noi poteva avere un effetto sulla vita di tutti i giorni sembra un monito tardivo alla condizione che stiamo vivendo, un monito comunque quanto mai sentito, misurato nelle 59.268 visualizzazioni de «La nostra storia».
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