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Attenzione ai robot, sono loro la sfida del futuro

L’economista Marco Magnani analizza l’impatto delle innovazioni tecnologiche. «Il progresso dà all’uomo molte opportunità, ma c’è il rischio di diseguaglianze sociali»

Nicola Arrigoni

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cfrancio@laprovinciacr.it

27 Febbraio 2020 - 13:53

Attenzione ai robot, sono loro la sfida del futuro

CREMONA (27 febbraio 2020) - «Fatti non foste a viver come robot»: l’economista Marco Magnani prende in prestito il celeberrimo verso di Dante in cui Ulisse convince i suoi compagni di viaggio a superare le Colonne d’Ercole, per il titolo del saggio, pubblicato da Utet, dedicato a Crescita, lavoro, sostenibilità: sopravvivere alla rivoluzione tecnologica.

Sintomatico che la parola bruti sia sostituita da robot…
«Mi piace trovare titoli che incuriosiscano… certo la convivenza con i robot è già una realtà che sta cambiando la nostra vita, ma non solo. Il rischio è quello non solo di una competizione fra uomo e macchina, ma il pericolo è che l’uomo si trasformi in robot. Due aspetti di una realtà futuribile ma non troppo, con cui dobbiamo fare i conti».

Il riferimento va anche al delicato equilibrio fra innovazione e occupazione. Perché alla fine di questo si parla nel suo libro.
«Le innovazioni tecnologiche ci sono sempre state, hanno inizialmente rallentato la crescita dell’occupazione, ma poi alla fine il saldo è stato sempre positivo. L’innovazione ha portato a una crescita economica e anche dell’occupazione».

Da quello che dice sembra che questo assunto sia oggi in crisi o perlomeno non più così certo.
«Oggi le innovazioni tecnologiche si susseguono a una velocità tale che metabolizzarle diventa sempre più difficile. A farne le spese sono posti di lavoro, professioni che scompaiono e nuovi mestieri che nascono. Ma c’è una differenza rispetto al passato».

Quale?
«Il progresso tecnologico oggi intacca professioni altamente specializzate. Sofisticati algoritmi eseguono transazioni finanziarie senza trader, scrivono articoli al posto dei giornalisti, analizzano contratti più velocemente dei legali, formulano diagnosi più accurate dei medici. Per la prima volta sono a rischio anche professioni con competenze elevate e livello di istruzione medio-alto. Tutto questo sta accadendo molto velocemente e ci impone di esserne consapevoli. A questa velocità della tecnica e apparente obsolescenza dell’uomo si aggiungono altre variabili che fino a un secolo fa non venivano considerate».

A che variabili fa riferimento?
«Bisogna confrontarsi seriamente con la tutela del pianeta sia dal punto di vista ambientale che per quanto riguarda il fabbisogno alimentare e la crescita economica».

Quali sfide ci attendono?
«Nel mio saggio spiego come ci sia il rischio di sempre maggiori ineguaglianze sociali, di una crescita di produzione a cui non corrisponde un aumento occupazionale. La rivoluzione tecnologica dei nostri anni viene a toccare e a mettere in crisi la classe medio alta. La sfida che ci attende è quella di saper gestire questo momento di transizione. Le innovazioni tecnologiche daranno vita, come spiego nel libro, a nuove professioni. Il progresso tecnologico fornisce all’uomo l’opportunità di concentrarsi su quelle mansioni che, nell’ambito di ogni professione, generano valore aggiunto. Quelle basate su caratteristiche difficili da automatizzare come pensiero critico e creativo, capacità di risolvere problemi e prendere decisioni. Insomma le cosiddette soft skill».

Un po’ poco se pensiamo alla mancanza di lavoro e alle potenziali ripercussioni sulla società che verrà?
«La transizione sarà lunga, difficile e trasversale per tutti i settori. Qualsiasi decisione di policy richiederà ingenti risorse finanziarie che secondo alcuni dovrebbero assicurare da tassazione di comportamenti non sostenibili (green tax), e delle macchine che sostituiscono gli uomini (robot tax), ma anche la web tax o digital tax per recuperare l’elusione fiscale facilitata dalla tecnologia di massa».

Ma non basta, sembra di capire, recuperare risorse finanziarie…
«È così, bisogna poi utilizzarle e non solo per effettuare redistribuzione (per esempio con strumenti che vanno dal lavoro di cittadinanza al reddito universale) ma anche per impostare meccanismi di pre-distribuzione. Nel saggio suggerisco di introdurre un capitale di dotazione e un dividendo sociale, proposte forti che stanno facendo molto discutere. E di questi grandi temi è più che mai necessario discutere. Bisogna far sì che la politica sia consapevole di questo lunga e difficile momento di passaggio. L’obiettivo non può che essere quello – attraverso investimenti forti non solo in tecnologia, ma soprattutto in formazione e scuola – di governare il cambiamento che stiamo vivendo e che sarà sempre più incisivo. Per questo in chiusura del mio saggio ho parlato del ruolo dell’uomo-pastore non più di mandrie animali ma di robot. Dobbiamo avere la forza di governare, guidare il cambiamento e non farci governare».

  • Marco Magnani, Fatti non foste a viver come robot, Utet, Milano, 2020, pagine 274, 15 euro.

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