L'ANALISI
15 Gennaio 2020 - 10:21
La Tavola di Sant'Agata
CREMONA (15 gennaio 2020) - Oltre tremila metri quadrati, tre percorsi tematici che si snoderanno per sedici stanze: sono i dati essenziali del nascente Museo diocesano. Una palizzata nasconde da tempo il cantiere e quello che sarà il portone d’ingresso, in piazza Zaccaria, non lontano dal portone d’ingresso del palazzo vescovile. Qualcosa — una scala a spirale, una parete tinteggiata di bianco - si intuisce entrando in Curia, sbirciando da un passaggio che porta agli uffici. Perché tra una polemica e l’altra, i lavori vanno avanti. Rallentati più dalle lungaggini burocratiche e dalle esigenze normative che dalle levate di scudi di comunità di fedeli e consigli pastorali - più raramente parroci -, timorosi di vedersi sottrarre opere preziose, di cui non è sempre facile demarcare in modo netto il confine tra arte e devozione. Ne parla don Gianluca Gaiardi, responsabile dell’Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici. «Si prega Dio, non una tavola: il vescovo Napolioni avrebbe il dovere di correggere l’idolatria». E poi: «La proprietà delle opere resta delle parrocchie e ci sarà una rotazione per mantenere vivo il museo. Il percorso non sarà in ordine cronologico, perché si racconta una storia di fede. I temi saranno: l’iconografia mariana, il mistero della Croce e i santi intercessori».
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