L'ANALISI
03 Marzo 2019 - 09:41
CREMONA - El asesino del tango e il killer del violinismo classico. Il tributo ad Astor Piazzolla portato in scena da Alessandro Quarta all’auditorium del Museo del Violino è un atto di sovversione artistica nell’incontro sublime fra due riformatori, il padre del nuevo tango e lo strumentista che con le sue incendiarie escursioni nell’immaginario musicale all around sta cambiando la fisionomia dello stile violinistico contemporaneo. Nel secondo appuntamento de L’altra anima del violino, il virtuoso salentino (classe 1976) ha presentato le rivisitazioni dei brani del grande compositore argentino confluite nell’album Alessandro Quarta Plays Astor Piazzolla, uscito per il mercato italiano da un paio di settimane appena, ma già candidato ai Grammy e celebrato dalla critica e dai musicofili di mezzo mondo. Che scatena l’ultima, entusiasta e interminabile ovazione dell’auditorium.
“Essere qui realizza i sogni che facevo da bambino - ha detto Quarta - quando fingevo di suonare un violino usando il mattarello di mia mamma. L’Italia mi ha scoperto perché sono andato a Sanremo, ma ora non sono diventato più bravo di prima. Purtroppo se vai in tv sei bravo, se suoni nei teatri sei uno sfigato; se indossi lo smoking ti considerano, se invece ti presenti in jeans al massimo sei da pianobar. I talent show uccidono la cultura, la musica dal vivo la diffonde e la insegna ai giovani. Per la prima volta qui ho visto una bambina seduta in prima fila: grazie Cremona, grazie Arvedi, grazie al Museo del Violino”.
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