L'ANALISI
14 Agosto 2014 - 18:44
Biciclette a Budapest
CREMONA - Contromano o controsenso? Biciclette che circolano in modo selvaggio o su adeguate piste ciclabili? Il dibattito - in seguito all'emendamento passato in Commissione Trasporti della Camera che annulla di fatto una delle richieste di modifica al Codice della Strada, sollecitate da tempo e con forza da Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) ma sostenute con decisione anche da Anci e Ancma oltre che dal Comune di Cremona: dare la possibilità ai ciclisti di percorrere alcune strade in 'controsenso' - è aperto e fa discutere.
"Sulla stampa - spiega Piercarlo Bertolotti, presidente della Fiab Cremona - ed in molti servizi Tv la notizia è stata data qualche volta in maniera superficiale o non completa, provocando un'ondata di commenti spesso fuori luogo con l'unico risultato di accentuare la contrapposizione tra automobilisti e ciclisti, invece che spiegare e mantenere un normale scambio di opinioni anche contrastanti ma basate su dati di fatto oggettivi. La 'mano' non cambia, si deve sempre tenere la destra; quello che cambia semmai è il 'senso' ed è per questo che si dice 'controsenso ciclabile' (così come in Francia è contresens cyclable e nei paesi anglofoni contraflow cycling). Noi italiani, che viviamo di cavilli, lo definiamo 'senso unico eccetto bici'".
"La richiesta - continua la Fiab - supportata da una consistente documentazione di casi analoghi in molti Paesi europei dove la norma è attiva da anni, è motivata da una serie di fatti verificabili e non deve essere intesa come un'anomalia o come una richiesta di pura anarchia da parte dei ciclisti. Invece che costringere chi va in bici a seguire i sensi unici allungando il percorso, consente di percorrere la strada più breve, migliorando anche la sicurezza stradale perché tecnicamente aumenta la reciproca visibilità tra l'automobilista ed il ciclista con il risultato di una diminuzione del numero degli incidenti".
Il controsenso costituisce un importante completamento, ed a costo praticamente zero, della rete ciclabile cittadina, perché l'obiettivo è una rete a maglia diffusa.
Oltre a citare esempi "di successo" in altre città italiane come Piacenza, Lodi, Bolzano, Reggio Emilia, Ferrara, Torino, Bertolotti risponde a coloro i queli tacciano i ciclisti di essere indisciplinati. "Nei vari commenti, naturalmente l'affermazione che i ciclisti siano maleducati, irrispettosi e molto altro ogni minuto della loro vita è la base per giustificare il ferreo divieto a un cambiamento importante. Il ciclista indisciplinato esiste anche in Germania, in Olanda come nello Zambia e in Vietnam, e ciò fa parte di un altro capitolo di discussione. Quasi sempre noi siamo al tempo stesso pedoni, ciclisti ed automobilisti ma spesso ce ne dimentichiamo appena saliti sul mezzo, mostrando il lato peggiore di noi stessi, facendoci beffe delle regole ed inveendo contro il nostro prossimo invece di rispettarlo".
"Il comunicato rilasciato dall'Assessore Alessia Manfredini - conclude la Fiab - è nella giusta direzione; sostenere queste richieste significa dare attenzione alla città che ha il maggior numero di ciclisti urbani della Lombardia ed il più alto grado di inquinamento atmosferico. Piccoli passi per migliorare la vivibilità della città, ma alle parole dovranno seguire i fatti per avere una vera Smart City".
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