L'ANALISI
ALLARME CRIMINALITA'
30 Maggio 2014 - 18:22
Luigi Maria dell'Osso
BRESCIA — Ha posto l’accento sulla criminalità organizzata che «a Cremona non è assolutamente trascurabile», perché «nel territorio c’è molto sommerso assolutamente da esplorare e da investigare interessato da quella che oggi viene chiamata altra o la nuova ‘ndrangheta». E nel distretto della Lombardia orientale, una trentina di aziende è stata colpita da misure interdittive anche in relazione all’Expo, «perché si sono rilevati collegamenti di stampo mafioso» e tra queste figurano «anche aziende cremonesi». L’allarme sulla criminalità organizzata è risuonato ieri dal settimo piano del Palagiustizia Zanardelli di Brescia per voce di Pier Luigi Maria dell’Osso, il Procuratore generale che a un mese dal suo insediamento, ha fatto il punto della situazione, in cui versano tutti gli uffici giudiziari del distretto (di cui fanno parte Cremona, Bergamo, Brescia e Mantova) , sia requirenti che giudicanti che "sono fortemente sottodimensionati" a fronte di una "criminalità organizzata che non esaurisce i grandi problemi, ma costituisce il problema più grande della procura".
Ed è inammissibile che a Brescia non sia ancora stata istituit ala Dia, (Direzione investigativa antimafia) o almeno una sezione distaccata da Milano, a maggiore ragione in vista dell’Expo, visto che "nell’autunno scorso si è deciso che dovesse essere la Dia ad occuparsi dell’attività complesso dell’accesso ai cantieri, che costituisce l’elemento centrale". E proprio con riferimento all’Expo, Il Pg auspica "di avere una sezione Dia prima che l’anno tramonti", perché "il versante dell’Est deve fare di tutto per fare da filtro della legalità". Dell’Osso, 65 anni (oggi festeggia il compleanno) non è un magistrato qualsiasi. Per ventuno anni è stato procuratore aggiunto alla Direzione nazionale antimafia, di cui è stato fondatore insieme ad altri colleghi, tra i quali Pier Luigi Vigna. Nel ventennio precedente si è occupato, tra gli altri, del caso Sindona, della Loggia P2 di Licio Gelli (le liste furono rinvenute il 17 marzo 1981 nella villa di Gelli), del crac del Banco Ambrosiano (anno 1982), di numerosi sequestri, ma anche di narcotraffico colombiano e messicano. E fino a poche settimane fa, ha fatto parte della sezione speciale del comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza sulle Grandi Opere. «Da tempo immemorabile» vive sotto scorta.
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