SOS ACQUA
28 Maggio 2014 - 19:02
Ennio Mondoni (al centro) e il cranio di rinoceronte
CREMONA - «All’inizio pensavo che fosse un cammello». Invece era un cranio di rinoceronte preistorico, unico esemplare in Europa, forse al mondo, dagli esperti tedeschi definito ‘la Gioconda dell’osso’». Ma quella clamorosa scoperta fatta in riva al Po il 30 giugno di un anno fa, Ennio Mondoni, cuoco in pensione di 62 anni, da 50 appassionato del Grande Fiume, non la denunciò nelle ventiquattro ore successive. Perché «io non lo sapevo, mica conoscevo la legge». Così ieri l’Indiana Jones del Po ha patteggiato un anno di reclusione e 800 euro di multa per ricettazione (pena sospesa) nell’udienza lampo davanti al gup Letizia Platè, con il pm Fabio Saponara e l’avvocato Franco Antonioli che avevano già concordato il patteggiamento. E adesso che tutto è finito, Mondoni è passato all’attacco.
Da accusato ad accusatore, vorrebbe portare via dal museo di San Daniele Po ‘Rino’ (qui il fossile è in buona compagnia tra la calotta cranica di Paus, l’uomo di Neanderthal, e il femore gigante di un elefante) «e se possibile vorrei donarlo ad un altro museo, magari quello di Cremona, la mia città». Sarebbe «un risarcimento morale, perché io mi sono trovato nei guai per colpa del direttore del museo, del paleontologo e del loro legale, che un anno fa si presentarono a casa mia e presero il cranio senza avvisarmi che dovevo fare denuncia nelle ventiquattro ore. Mi chiedo: ma il direttore di un museo, un paleontologo e un legale lo avranno ben saputo che c’era quella legge? E invece se ne sono andati senza neanche farmi firmare niente».
Davide Persico, sindaco e paleontologo, respinge tutte le accusa: «Il museo non c'entra nulla, siamo andati a prelevare il cranio. Il reperto è patrimonio dello Stato, non del signor Mondoni. Cosa avrei dovuto fargli firmare? Contro di noi accuse inesistenti».
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